Cosa può dire oggi la fotografia?/Simona Ghizzoni

Simona Ghizzoni

../Marcello Galvani ../Elena Givone IncludiIntestazione 8 ottobre 2019 100% Da definire

Marcello Galvani Elena Givone
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la fotografia non può che mantenere un rapporto privilegiato con la realtà.

per quanto il prodotto finale, l’immagine, sia assimilabile ad un quadro
la sua qualità principale è, al contrario di esso, l’essere una traccia della realtà, una frazione di vita, in un determinato istante del tempo e dello spazio.
non c'è nulla che possiamo aggiungere o modificare alla base.
una fotografia è un oggetto della memoria, personale e collettiva.


credo che nessun mezzo di comunicazione da solo possa esprimere la complessità
del mondo contemporaneo; credo che tutti i media [la fotografia, il cinema, le arti visive e plastiche, la musica] offrano una tessera di un puzzle che parla del mondo di oggi.
la fotografia può essere una finestra sul reale, può portare letteralmente alla luce zone oscure, far nascere domande o provare fatti, svelare o nascondere, far innamorare o indignare.


non credo che il linguaggio fotografico scelto abbia solamente a che fare col cosiddetto stile del fotografo. credo invece sia legato inscindibilmente al contenuto.
nel mio lavoro sui disturbi dell’alimentazione prediligo immagini dai toni scuri, in cui ci sono vaste zone d’ombra che si perdono nel nero.
le immagini sono nitide, statiche, non volevo raccontare una storia,
con un inizio e una fine, volevo creare un puzzle, una serie di punti interrogativi.


immagine analogica e immagine digitale, il discorso forse è più ampio: reflex, macchina giocattolo, polaroid, banco ottico, cellulare... a ognuno il suo mezzo.
il mezzo è un mezzo, niente altro che questo. è una scelta che va presa all’inizio di un lavoro, in accordo, ancora una volta, col contenuto e nel rispetto dei soggetti e del messaggio che si vogliono veicolare.
l’immagine digitale è meno materica, più fredda, tende ad allontanare.

scattare con un banco ottico rivela dettagli che non si vedono a occhio nudo e per me tende anch’esso ad allontanare. quello che amo sono le imperfezioni, quelle inaspettate, che rendono il processo della fotografia più umano e meno meccanico.