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22 aprile 18....


«Tu mi parli sovente d’un ideale che si fa nei gruppi della materia: ma in qual modo si fa? il concetto meccanico dell’universo come s’accorda con un fine ideale? se i fenomeni non sono che l’effetto di moti come dal moto rampolla l’idea? finalità e meccanismo non si rifiuterebbero l’un l’altro? questo ideale di cui mi ragioni non introdurrebbe nel moto un qualcosa di nuovo che non può generarsi da lui? io non so come un gruppo di moti si converta in sensazione. È qui lo scoglio sul quale si spezza un sistema meccanico delle [p. 80 modifica]cose; egli è impotente a generarmi il senso. Spostami, se ti piace, in mille guise i gruppi del moto, ma non approderanno giammai a quel continente nuovo del senso nel quale il moto si fa conscio di sè riflettendosi in uno stato più alto. V’è un abisso fra l’uno e l’altro: chi me lo compie? donde viene la forza che crea l’evoluzione nei gruppi diversi della materia? da un gruppo chimico ad un gruppo biologico ad un gruppo storico, v’è solo uno spostarsi di moti o non piuttosto un elemento nuovo che sorviene nei gruppi trasformandoli in una forma più vasta?

«Ecco ciò ch’io non comprendo e che mi pare impervio alla ragione scientifica. V’ho meditato su lungamente, ho cercato nei libri de’ pensatori più arditi e più liberi e mi confessano, più o men tutti, la propria impotenza; quì s’arrestano, più o men tutti, come davanti ad una sfinge. Qualcheduno di loro, e de’ più grandi, mi piantano qui le colonne d’Ercole della scienza, [p. 81 modifica]come se ci fosse eternamente vietato il discoprire più in là. Non vi sarebbe dunque una forza infinita di spirito che domina la materia volgendola ad un fine trascendente? ed una tal forza di spirito non sarebbe a punto il Dio che tu cerchi e non trovi? Se potessi riposarmi in questo concetto, io respirerei più largamente come chi si toglie un gran dubbio d’addosso; io adorerei meglio l’ideale perché ne saprei l’origine divina; non sarebbe più un sogno della mia testicciuola caduca ma il fondamento eterno della vita di tutti. La ferrea tetraggine delle leggi che vanno mute ed inconscie in mezzo alle ruine dei mondi, mi sbigottisce e mi schiaccia la fede. Oh! mostrami il polo verso al quale si volge questo arcano universo; mostrami il fine di tanti moti, la ragione di tanti disastri, la espiazione di tante colpe!»

Tu mi domandi anche qui l’impossibile; anche qui tu collochi il sentimento nel posto della ragione. Un polo ideale dell’universo [p. 82 modifica]come te lo dipinge il desiderio non c’è; un fine trascendente verso cui si volgono i moti è un inganno fantastico non una realtà vivente. Non per ciò puoi dire che l’universo va taciturno ed inconscio. Che sai tu dell’idee dell’universo se le paragoni alle tue? che sai tu del pensiero se lo circoscrivi soltanto nella coscienza? che è la coscienza se non la parte più recente e più fragile del pensiero stesso? perchè la natura non ragiona a tuo modo ti pare muta? perchè non appaga le velleità romantiche della tua fede, tu credi che non contenga in sè stessa nessun ideale? No! le leggi dell’universo son scettiche in quanto sono l’effetto d’immensi esperimenti meccanici nel tempo e nello spazio, non d’un Dio che le crea fuori del tempo aggiogandovi, secondo gli piace, i gruppi degli atomi. Il moto e con esso la vita rampolla eternamente dall’atomo stesso; ei lo contiene come l’eredità che riceve dall’infinito di cui è parte organica. [p. 83 modifica]Sai tu le colonne d’Ercole del moto? sai tu la culla della vita dove sia? sai tu l’aurora dell’essere dove spunti? L’ideale s’ingenera dalla natura per le rovine di mille secoli. Sai tu di quanti mondi sepolti è fatto il tuo cervello? in ciò che tu chiami volontà creatrice ed una, sai tu quanti strati sovrapposti l’un l’altro vi s’adunino? ciò che in te pensa e sente, prima d’approdare alle rive arcane de’ tuoi centri nervosi, errò lungamente sopra l’oceano della materia balestrato per le vie dello spazio, e prima di consociarsi nei gruppi sempre più alti del moto, dai quali finalmente si dischiuse l’idea in cui la vita si fa conscia di sè, affaticò il telaio meccanico di tanti cervelli spenti che la trasmisero nel tuo.

Credi tu che l’idea sia piovuta negli organi da qualche virtù sconosciuta, al di là dei sensi, al di là del moto, al di là del tempo? Essa è l’effetto d’una vasta evoluzione meccanica, ma è sempre l’idea cioè la natura stessa omai giunta ad una forma [p. 84 modifica]più alta e più vera di sé; la natura che si rispecchia e si vagheggia in una coscienza nuova di spirito. Come vi giunse? nessuno oggi lo sa: ma puoi tu dire che non si saprà domani? tra la coscienza come l’han fatta i secoli ed un gruppo di moti generato dai centri nervosi, l’intervallo è ben smisurato, non lo nego; ma chi ti dice che non si scorcierà poco a poco? chi ti dice che i centri nervosi non ci dischiuderanno più tardi le loro potenze e non comprenderemo meglio l’efficacia creatrice delle relazioni stesse nel moto le quali ora ci rimangono quasi tutte nascoste? L’idea non nasce fuor dalle cose ma dentro di loro; il moto la contiene virtualmente in sè stesso altrimenti non si manifesterebbe nel tempo.

Se conoscessi tutte le relazioni del moto nei gruppi molteplici della materia, tu comprenderesti le origini sacre del pensiero. Ma da quello che conosci puoi argomentarne quello che ignori; non c’è d’uopo ormai di nessuna forza nuova per ispiegare [p. 85 modifica]il passaggio dei gruppi fisici ai chimici agli organici. Già l’intervallo che divide i gruppi meccanici dagli organici incomincia a scemare per tante discoverte recenti. Perchè non si scoprirà più tardi il passaggio dei gruppi organici ai biologici e da questi ai gruppi storici? perchè non si troverà l’equivalente meccanico della vita nelle sue rivelazioni del pensiero?

Noi non vedremo le grandi settimane della scienza matura; ma possiamo affrettarle nel nostro cervello moltiplicandone le virtù ricevute e lasciando una più vasta effigie di spirito alle nuove famiglie che verranno dopo di noi. L’universo non è che un compendio d’attività cognate, divine tutte, feconde tutte, trasmutabili tutte, di secolo in secolo di cervello in cervello. Affratelliamoci dunque insieme nel convivio eterno dell’essere, trasmettendo di mano in mano la vita scientifica che sola partorisce la salute degli intelletti redenti nel vero. Addio.