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La presenza di immigrati di cultura cinese in Italia

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La presenza di immigrati di cultura cinese in Italia
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1.1 La presenza di immigrati di cultura cinese in Italia
1.1.1 Il flusso migratorio

La presenza di immigrati di origine cinese in Italia risale ai primi del secolo scorso. Il flusso è sempre aumentato sino alla situazione attuale. La seguente tabella riporta alcuni dati ufficiali.

maschi femmine totale % su totale
residenti
% su totale
stranieri
Italia 76.739 68.146 144.885 0,25 4,93
Toscana 13.353 11.581 24.934 0,69 11,57
Prato - provincia 5.899 5.047 10.946 4,47 46,89
Prato - comune 5.441 4.636 10.077 5,43 50,97
Firenze - provincia 6.041 5.233 11.274 1,16 16,07
Firenze - comune 2.146 1.844 3.990 1,09 12,27
Lombardia 17.496 15.818 33.314 0,35 5,00
Milano - provincia 10.044 9.084 19.128 0,49 6,55
Milano - comune 7.392 6.631 14.023 1,08 8,65
Lazio 4.633 4.244 8.877 0,16 3,23
Roma - provincia 4.265 3.879 8.144 0,2 3,57
Roma - comune 3.865 3.499 7.364 0,27 4,70
Emilia Romagna 8.794 7.755 16.549 0,39 5,21
Bologna - provincia 1.667 1.543 3.210 0,34 4,88
Bologna - comune 1.020 975 1.995 0,53 6,58


Cittadini della Repubblica Popolare Cinese residenti in Italia ed in alcune regioni, province e comuni italiani al 31 Dicembre 2006. Rielaborazione su dati dell’ISTAT.


Non sono ben quantificabili i flussi clandestini di manodopera cinese legati a diverse attività illegali ma solitamente la consistenza di questi fenomeni, senza dubbio tristemente reali, è solitamente sovrastimata dall’opinione pubblica nazionale spesso sobillata da media xenofobi. Nel suo romanzo-inchiesta Gomorra lo scrittore R. Saviano (2006) parla anche di un traffico illegale in uscita di immigrati cinesi morti verso la Cina, ma tale denuncia ha suscitato vive proteste da parte di diversi rappresentanti di comunità cinesi delle città italiane ed è stata smentita da ricerche nei cimiteri dei centri maggiori, ove sono sepolte persone di origine cinese in proporzioni coerenti con la presenza cinese nelle zone di afferenza (Casti, Portanova, 2008). In ogni caso quella cinese è una delle più importanti voci dell’immigrazione in Italia ed in moltissimi altri Paesi. [p. 11 modifica]

1.1.2 Le motivazioni della migrazione

Dalla Cina si migra per ragioni fondamentalmente economiche cioè per cercare condizioni di vita e di lavoro migliori. La valutazione della riuscita di tale ricerca segue parametri talora poco comprensibili per chi non è di cultura cinese: è esperienza ricorrente quella di sentire dei cinesi che si dichiarano contenti di situazioni abitative e ritmi di lavoro insostenibili per la maggior parte delle altre persone. Un’altra motivazione è quella del ricongiungimento dei nuclei familiari.

Una terza motivazione decisamente minoritaria è legata a ragioni politiche. Assai pochi di quelli che sono fuggiti dalla Repubblica Popolare Cinese (中华人民共和国 Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó) sono finiti in Italia. Si registrano pochi cittadini di Hong Kong (香港 Xiānggǎng) scappati al momento dell’annessione alla Repubblica Popolare Cinese per paura di cambiamenti in senso autoritario e pochissime altre persone provenienti da altri Paesi di cultura cinese. Si tratta comunque di un’esigua minoranza anche perché la Repubblica Italiana ha storicamente assunto posizioni di sistematico rifiuto verso i rifugiati dall’Asia orientale. Nel seguito, dunque, per immigrati cinesi si intendono cittadini della Repubblica Popolare Cinese.

1.1.3 Zone e culture d’origine

La maggior parte di questi migranti proviene dalle regioni dello Zhèjiāng (浙江) ed in particolare dai dintorni della megalopoli di Wēnzhōu (温州), località tra le più ricche del Paese. Le speciali politiche economiche dei tardi anni settanta e le riforme degli anni novanta del secolo passato vi hanno insediato importanti imprese industriali (specialmente tessili), manifatturiere e commerciali a vocazione globale tali da aumentare notevolmente il benessere diffuso in una zona che già nel passato poteva vantare livelli di vita migliori del resto del Paese in ragione dell’elevata qualità delle sue produzioni agricole e seriche. Tale ricchezza, però, è distribuita in modo da non soddisfare le aspirazioni di una consistente parte dei quasi 47 milioni di abitanti della regione, che è relativamente piccola (circa 100.000 Km2) ed ha un’altissima densità di popolazione. In particolare la diseguaglianza più notevole consiste nell’altissima concentrazione della ricchezza nella capitale rispetto al resto del territorio. Molti abitanti di quest’ultimo non trovano modo di inserirsi nei flussi economici che portano al capoluogo e decidono di intraprendere lunghi viaggi all’estero alla ricerca di condizioni migliori. Le rimesse degli immigrati costituiscono un ulteriore fattore di incremento economico.

Cose simili si possono dire anche del Fújiàn (福建), regione costiera che confina con lo Zhèjiāng e da cui pure provengono molti immigrati.

I cinesi in Italia hanno origini e caratteristiche abbastanza omogenee. Ciò non deve far pensare che anche in generale il popolo cinese e la Cina abbiano quell’unità culturale e linguistica che un luogo comune a lungo diffuso in Europa e le pretese della propaganda patriottica delle autorità cinesi tentano di accreditare. Certo molte cose accomunano quest’enorme comunità umana costituita da un miliardo e mezzo di persone che abitano un paese tanto vasto e variegato, ma ci sono differenze che neppure i millenni di unificazione politica, interrotti solo in stagioni storiche relativamente brevi sebbene molto tumultuose, sono riuscite ad appianare. Tali differenze sono linguistiche, culturali, religiose… e possono essere molto importanti, sfociando talora in conflitti.

Ad esempio in campo religioso: se da un lato la cultura confuciana permea un po’ tutti gli ambienti col suo culto per l’obbedienza all’autorità, il rispetto per gli anziani ed i riti dedicati agli antenati, d’altro canto in Cina sono professate massicciamente molte altre religioni tra cui il Buddismo (150 milioni di seguaci), l’Islàm (50 milioni, alcuni dei quali lamentano condizioni di gravissima oppressione), il Taoismo (30 milioni), il Cristianesimo (40 milioni tra le varie confessioni e chiese, di cui 5 milioni cattolici in gran parte costretti ad un’illegalità catacombale e divisi tra una chiesa papista ed una fedele [p. 12 modifica]alle autorità statali), ed il Buddismo tibetano (2 milioni circa che vivono tra grandissime restrizioni causate dalla questione dell’irredentismo teocratico delle regioni tibetane e dalla durissima repressione dello Stato). Ci sono poi anche minoranze religiose perseguitate come eversive e costrette alla clandestinità.

Una questione dibattuta è quella della lingua, con le autorità cinesi che preferiscono parlare di dialetti e molti studiosi che riconoscono tra le diverse parlate regionali variazioni più radicali e sottolineano fenomeni che nella maggior parte dei Paesi europei farebbero parlare apertamente di bilinguismo. Ad esempio in alcune zone del Paese la televisione è sottotitolata perché, mentre la scrittura è uguale in tutta la Cina, nessuno colà capirebbe la Lingua comune (普通话 pǔtōnghuà) che è la lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese.

Nello Zhèjiāng, che è una regione montuosa ove facilmente nel passato le comunità potevano restare isolate, nel corso dei secoli sono fiorite varianti linguistiche e culturali molto diversificate. La lingua più parlata è il dialetto (吴方言 wú fāngyán) in moltissime varianti locali, valle per valle. Quella dello è la seconda famiglia linguistica in Cina, parlata da circa 80 milioni di persone in tutta la zona sudorientale del Paese e dalla maggior parte degli immigrati cinesi in Italia. Nello Zhèjiāng sono parlati anche dialetti appartenenti a gruppi diversi.

1.1.4 Progetti migratorii e comunità

Gli immigrati cinesi che si stabiliscono in Italia solitamente vi restano per molto tempo, in molti casi fino alla più tarda età. Molti immigrati di prima generazione giunti alla vecchiaia od in prossimità della morte preferiscono essere riportati nel Paese d’origine. Non sempre cercano il contatto con l’ambiente sociale italiano e addirittura non è infrequente incontrare immigrati cinesi che hanno difficoltà linguistiche anche serie in italiano pur dopo anni di permanenza in Italia. In generale quelli di seconda generazione, che frequentano la scuola, guardano le televisione ed in generale sono maggiormente sollecitati dal contesto, tentano maggiormente di integrarsi pur mantenendo un fortissimo legame con la comunità cinese.

Un po’ in tutta Italia si sono costituite comunità floridissime che costituiscono un punto d’appoggio fondamentale per la maggior parte degli immigrati. Esse forniscono una struttura di inserimento lavorativo e sociale. Alcune di esse hanno avuto sino a tempi recenti un atteggiamento chiuso privilegiando il consolidamento di relazioni interne e la costituzione di ruoli e gerarchie ignote all’esterno. I fattori fondamentali di coesione di queste comunità sono due valori che gli immigrati cinesi sentono decisamente:

  1. la lingua, che va mantenuta viva nella quotidianità familiare per trasmettere le tradizioni ed è il

principale strumento delle costruzioni identitarie collettive;

  1. i forti legami solidaristici e le gerarchie familiari e claniche su cui si impernia anche l’organizzazione economica più tipica degli immigrati cinesi: l’impresa familiare.

Comunità di individui e soprattutto famiglie hanno permesso agli immigrati cinesi di creare nuovi spazi di occupazione ed impresa con la costituzione di aziende piccole e medie (ristoranti, laboratori di pelletteria ed abbigliamento, negozietti, centri servizi…). In questi ambienti si parla soprattutto cinese e si viene introdotti come dipendenti, interlocutori economici o talora anche come clienti solo dietro presentazione da parte di persone di fiducia. Tale coesione rischia di essere un fattore di isolamento. Un immigrato cinese può vivere la maggior parte del suo tempo in un mondo di relazioni, agenzie e servizi parallelo a quello generale.

Oggi anche questo sta cambiando nel senso che, se i legami interni alle comunità restano fondamentali, ci sono notevoli segnali di apertura ed interesse verso l’esterno. Ad esempio ci sono aziende di imprenditori cinesi, specialmente quelle di successo, che diventando più grandi cominciano ad [p. 13 modifica]assumere personale di origine diversa, italiani compresi. Lavoratori dipendenti ed imprenditori cinesi sono sempre più presenti anche in settori economici nuovi.

1.1.5 Dialogo ed integrazione

Fino a pochi anni fa i tantissimi cinesi che vivevano in molti dei quartieri periferici delle città italiane erano praticamente invisibili. Al di fuori dei ristoranti o dei negozi di merci esotiche li si incontrava solo a scuola, nei poliambulatori e nelle altre sedi dei servizi pubblici. Da qualche anno l’integrazione è maggiore e si vedono anziani cinesi nei parchi con i nipotini o ragazzi di origine cinese nei luoghi di aggregazione giovanile. Ad esempio ci sono ragazzi di famiglia cinese che si iscrivono nelle squadre di calcio dei quartieri. L’opera di diverse associazioni culturali permette oggi a tutti i cittadini di avvicinarsi alle imponenti realizzazioni di una delle culture più antiche della storia umana. Le attività commerciali gestite da imprenditori cinesi sono oggi per la maggior parte aperte ad una clientela generica. In questo cambiamento deve aver pesato il notevole lavoro dei mediatori culturali e dei centri interculturali mobilitati in politiche di integrazione con la collaborazione di tanti enti locali, nonché un atteggiamento di apertura delle stesse autorità della Repubblica Popolare Cinese che oggi tentano di stabilire buone relazioni diplomatiche e culturali con la maggior parte dei Paesi e delle popolazioni. La scuola è stata il primo teatro degli avvenimenti che lo hanno permesso. Gli studenti di tutte le origini che si incontrano nelle classi delle scuole italiane, dalle materne alle superiori, hanno costituito relazioni trasversali importanti e legami forti.

Come ulteriori fattori di integrazione si può pensare, insieme a quegli imprenditori cinesi che hanno riscosso successo commerciale, anche ai molti studenti di origine cinese che hanno terminato con successo gli studi superiori e si sono inseriti nei diversi posti di lavoro qualificato offerti dal mercato italiano. Il numero oggi esiguo di laureati di origine cinese nelle università italiane è destinato a crescere, così come avvenuto in altri Paesi. Con esso anche quello degli immigrati in posizioni professionali sempre più importanti e nevralgiche per la società italiana. Il processo è ancora in corso e la scuola ne rimane uno dei campi più importanti.