Ciceruacchio e Don Pirlone/Documenti/XXXIX

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Documento N. XXXIX.1


Illustrissimo signore signor padrone colendissimo,

Soltanto ieri mattina mi fu comunicata dal Governatore di Comacchio la capitolazione della resa di quel forte e ne accludo qui la copia, dalla quale vedrà l’accettazione per parte del signor generale Durando. Sulle ore 5 pomeridiane del 31 marzo gli Austriaci sortirono dal forte, che occuparono le guardie civiche, e sul quale venne inalberato lo stemma pontificio, che fu salutato da una salva di artiglieria, e dal suono delle campane. Per eseguire questa capitolazione il Gonfaloniere mi domandava altri fondi, onde pagare il mese di soldo alla truppa, e pensare alle altre spese di trasporto, e trovando di tutta urgenza la richiesta gli feci avere scudi 1000. La truppa svizzera, che era in Comacchio, ieri ne è partita a questa volta, ed è arrivata oggi in numero di 350 uomini, con due pezzi di artiglieria e un distaccamento di dragoni.

Il generale Durando si è trattenuto qui a tutto il mezzogiorno di ieri, che parti per Bologna dicendomi che fra non molti giorni sarebbe ritornato qui. Secondo i concerti seco lui presi, tra ieri ed oggi sono partiti quattro battaglioni di guardie civiche e di volontari sul confine del Po, uno alla Stellata, un altro a Pontelagoscuro, un terzo a Francolino ed il quarto alla Zocca. Ha posto poi in qualche calma l’ardore che si aveva per occupare senza dilazione questa fortezza, e mi ha gentilmente corrisposto tenendone discorso con le persone più influenti, dimostrando loro che non nuoce il ritardo, e come sarebbe di sagrificio alla città una precipitosa sollecitudine, e di grave perdita di truppa, poiché senza i mezzi d’intraprendere un assalto rimarrebbe tutta esposta, e sarebbe un’imprudenza militare volendo dar opera all’impresa.

Accennai nella mia 30 marzo N. 2866 che qui erasi formato un Comitato od Aggiunta che non incontrava il suffragio del popolo, perchè si occupava di tutto, ed assumeva in certa tal maniera l’autorità del Governo. Quando venne creata questa Aggiunta ne ebbi l’avviso, e mi dissero che si occupavano di raccogliere ogni notizia anche dall’estero, che mi andavano comunicando con utilità del pubblico servizio, e che pensavano ancora di dare opera ad un arruolamento volontario per il Veneto; cosa però che io [p. 488 modifica]doveva ignorare, perchè ben vedevano che l’autorità governativa non doveva prendervi parte. La popolazione però mal sentiva la loro azione, sebbene privata e non pubblica, e si declamava tanto che era in procinto di riunirsi per gridare «abbasso, abbasso» fatto che mi riuscì d’impedire. I componenti questo corpo sono poi stati calunniati, e ieri sera vennero da me per dirmi che pensavano di giustificarsi con una stampa e che erano per dimettersi da ogni ingerenza assunta a fine di bene, e per la bella causa della rigenerazione italiana, ritenendo unicamente la parte che avevano presa per dar uomini alla repubblica di Venezia, cosa tutta particolare e che, mentre non intralcia e non v’include il potere governativo, serve mirabilmente a contribuire al bene italiano. Per la loro quiete asserii che il loro togliersi dal contrasto colla popolazione contribuirebbe molto al mantenimento di quella concordia che è sempre utile, ma molto più nei momenti attuali, in cui deve regnare l’unione, e quanto alla stampa mi espressi che poteva dar causa a delle repliche e muovere qualche discordia. Non so se rimanessero persuasi, ma temo di no, perchè mi si fa credere che la stampa sia per sortire, e se è così, come mi forò sollecito di darne comunicazione a V. S. ill.ma, così mi adoprerò con impegno onde evitare che vi si replichi e far sì che non si alteri l’armonia e non sorgano malincuori a pregiudizio dell’ordine pubblico, ed a gravame delle persone componenti l’Aggiunta, tutte meritevoli di stima e dell’amore dei cittadini a pro dei quali hanno assunto l’incarico, pieni di ardore e con loro sagrifizio e dispendio onde giovare alla causa italiana; pel qual lato tutti debbono loro amore e gratitudine. Mentre sto per chiudere la presente sorte la stampa che porta la giustificazione della detta Commissione aggiunta, e mi affretto di accluderne una copia. Vi ho dato una scorsa, nel momento non ho cosa da soggiungere. Nel caso lo farò domani, ed intanto con distintissima stima e considerazione passo a confermarmi,

Di V. S. Ill.ma

Ferrara, 2 aprile 1848.


Devotissimo servitore
L. Cardinale Ciacchi.

Signor Ministro dell’interno, Roma.


Note

  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 23, Copertina 117.