Catechismo repubblicano

Antonio Zalivani

1797 Indice:Antonio Zalivani-Catechismo repubblicano.djvu Catechismo repubblicano Intestazione 24 gennaio 2019 100% Da definire


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AL COMITATO DI PUBBLICA ISTRUZIONE.

DELLA MUNICIPALITÀ PROVVISORIA DI VENEZIA.

Il Cittadino Antonio Zalivani Parroco di S. Niccolò

Cittadini!


Non è possibile lo sviluppo dello spirito pubblico senza la cotanta necessaria istruzione. Sepolto da tanto tempo il Veneto Cittadino nelle tenebre dell’ignoranza la più fatale, schiavo ancora di involontarj pregiudizj, non avrebbe potuto repentinamente gustar le delizie di quella Libertà, ed Eguaglianza, alle quali adescavasi. L’uomo è già rigenerato da quella fatale ignoranza nella quale da cinque secoli viveva infelicemente sepolto. Al folgoreggiare d’una luce novella si dileguarono le antiche tenebre, si dissiparono i servili timori, ed esso illuminato conosce i suoi doveri, e tutta l’estensione de’ suoi diritti. Ma i Fanciulli? I Fanciulli, Cittadini devono essere lo scopo primario d’un saggio Legislatore. Tutto riesce insufficiente a mantener la giustizia ne’ Popoli, ove si trascuri la buona educazione dei giovinetti. In un Governo Democratico quantunque antico, ora però rinascente [p. 6 modifica] fra noi, la gioventù d’una guida abbisogna; io mi lusingo poter additargliela in questo Catechismo Repubblicano. Nulla obbliai in esso, di quanto può esser atto a formare l’ottimo cittadino. Con la possibil chiarezza isviluppai i veri principj Repubblicani. Trattai della Democrazia, del Popolo e della Società, delle Leggi, dei Governi, della Sovranità del Popolo, dei diritti dell’Uomo, della Libertà, dell’Eguaglianza, della Sicurezza, della Proprietà, dei Doveri, delle Virtù. A voi Cittadini dovevasi di questo Catechismo l’obblazione, e a Voi appunto il presento. Da Voi protetto diffonderassi, e a me rimarrà il contento di aver procurato non solo con la mia voce nella sala della Società di Pubblica Istruzione, ma cogli scritti ancora i vantaggi della Società, e de' Veneti Cittadini.


Salute, e Fratellanza.






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LIBERTÀEGUAGLIANZA


IN NOME DELLA SOVRANITÀ DEL POPOLO.

Il Comitato Di Pubblica Istruzione

Della Municipalità Provvisoria Veneziana.


QUalunque Cittadino che impiega li proprj talenti, e studj per avvantaggio del suo simile, merita la Pubblica Estimazione.
Accoglie questo Comitato con sentimenti di riconoscenza l’utile Opera del Catechismo Repubblicano formato dal Cittadino Parroco Antonio Zalivani.
Sono invitati tutti li Parrocchi, ed Educatori pubblici, e privati a valersi del Catechismo predetto nell’Istruzioni che devono fare alli Giovanetti. Salute e Fratellanza.

23. Fructidor (9. Settembre 1797. V. S.)
Anno Primo della Libertà Italiana.

( Talier Presidente.
( Gritti.
( Rota.
( Collalto.

Sartori Segr.



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CATECHISMO DEMOCRATICO


§. I


Della Democrazia, e delle uguaglianze, e

disuguaglianze dell'Uomo.


D. Cosa è la Democrazia?

R. La Democrazia è quel Governo nel quale un certo numero di Cittadini scelti dal Popolo, partecipa, o può partecipare a vicenda per un certo tempo dell'amministrazione, soggiacendo però sempre alle Leggi a alla Sovranità dell'intero Popolo.

D. Mi potreste voi dare altra definizione di questo Governo?

R. Questo Governo, dicesi ancora, Repubblica Democratica, vale a dire Governo popolare, e più propriamente Repubblica?

D. Donde ebbe origine questo governo

R. Dalle uguaglianze, e disuguaglianze degli uomini.

D. Ma gli uomini non son forse tutti uguali?

R. Sono uguali in natura, ma disuguali nelle lor facoltà.

D. Come sono uguali in natura?

R. Sono tutti gli uomini uguali in natura, perchè tutti dipendono dalla natura, e da Dio, il quale e della natura, e dell'uomo è autore, e Padre.

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D. Hanno eglino altra uguaglianza?

R. Sono uguali, perchè sono dotati de' sensi medesimi, delle medesime facoltà di sentire, di pensare, di volere. Sono pure uguali ne' bisogni, nelle passioni, nell'amor di se stessi, e nel desiderio di procurarsi la propria conservazione, e la possibile felicità.

D. Come poi sono disuguali nelle loro facoltà?

R. In queste facoltà io intesi parlarvi delle disuguaglianze di corpo, e di spirito. Tutti gli uomini non hanno la medesima complessione, il medesimo temperamento, le stesse forze, gli stessi doni della favella, gli stessi talenti, e la medesima industria.

D. Da tale disuguaglianza, che ne deriva?

R. Che gli uomini hanno gli uni degli altri bisogno.

D. E perchè hanno gli uni, degli altri bisogno?

R. Perchè non v'ha alcuno, che in Società sia sufficente a se stesso; non v'ha alcuno, che possa viver da se, nè v'ha alcuno, che possa rendersi felice, se altri non concorrono a renderlo tale.

D. Spiegatevi un poco meglio.

R. Non v'ha cosa, che più facilmente di questa possiate intendere, tanto più che l'esperienza giornaliera ve ne convince. L'uomo bambino perirebbe assolutamente, quando dalla madre non fosse assistito; quando ei giunga ad essere adulto, non potrebbe nè [p. 10 modifica]cuoprirsi, nè ricoverarsi, nè alimentarsi senza il concorso dell'industria de' suoi fratelli. Per forte, che supponiate un uomo, si diferiderebbe da uno solo, ma non già da una moltitudine d'uomini, quantunque di esso più deboli; ed il ricco ancora sarebbe meschino quando non cambiasse il suo oro coi lavori del povero.


§.II


Del Popolo, e della Società


D. Quale si è il risultato delle uguaglianze, ed ineguaglianze degli uomini?

R. Il risultato si è, che avendo gli uomini, come abbiamo detto, vicendevoli bisogni, nè potendo da se soli sussistere e vivere, furono per disposizione celeste ancora, costretti a vivere insieme, e a mettere in comune i loro mezzi, e le loro forze, onde l'uno nell'altro ritrovasse quello, che a lui stesso mancava, e da questa unione appunto si formò il Popolo.

D. Che cosa è il Popolo?

R. E' l'unione di tutti Cittadini, che compongono la Società.

D. Cosa è la Società?

R. E' l'unione degli uomini congregati affine di ajutarsi ne' loro bisogni.

D. La Società è ella una sola?

R. Una sola è la Società Universale, la quale [p. 11 modifica]si divide in tante Società minori, che si chiamano Nazioni, e Popoli.
D. Il Popolo è egli ristretto a qualche ordine particolare?

R. Sotto il nome di Popolo, non già un ordine particolare si intende, ma il complesso di tutti gli Individui d'una Città, e per conseguenza è un nome rispettabilissimo.

D. Vorrei sapere se da bisogni vicendevoli dagli uomini, qualche cosa ancora deriva?

R. Dai bisogni scambievoli, nascono i Doveri, e dai doveri i Diritti.

D. Sembrami, che questa vostra risposta, abbisogni d'una più chiara spiegazione.

R. Eccola. Un uomo, che ha dovere di far qualche cosa, ha ancora il diritto di aspettarne, o di pretendere un'altra. Per esempio; il Padre è obbligato ad allevare il proprio figliuolo, ma ha diritto alla di Lui gratitudine, e riconoscenza; chi presta particolarmente l'opera sua ad un'altro, ha diritto a quella mercede, che se gli deve; e se io sono obbligato a non offendere alcuno, ho diritto di esiggere, che un altro non mi offenda.

D. La Società può ella sussistere senza altri appoggi?

R. Ella non potrebbe sussistere senza le arti necessarie alla vita. Gli inventori di queste furono venerati quai benefattori dell'uman genere, e chiunque si esercita in un arte utile, non è inferiore ad alcun Cittadino.

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D. Havvi nella diversità delle arti qualche distinzione?

R. La superbia de' Grandi distinse le arti in nobili, e basse, ma tutte sono ugualmente pregievoli quando tendano a ciò che è utile ed onesto; il vizio e l'oziosità soltanto sono cose basse.

D. Le arti, e le professioni sono elleno antiche?

R. Sono antichissime. Ne' primordj del Mondo, noi ritroviamo Pastori, Agricoltori, Fabri, ed inventori di musicali istrumenti.


§. III


Delle Leggi.


D. Quale è il più forte appoggio della Società?

R. Sono le Leggi.

D. Cosa è la Legge?

R. E' il risultato della volontà universale, la quale ha per oggetto di promuovere la maggiore possibile felicità di tutta la Nazione.

D. A che servono le Leggi?

R. A mantenere il buon ordine, a difendere la comun sicurezza, le proprietà, i beni o la vita d'ognuno.

D. Sono dunque necessarie le Leggi?

R. Sono così necessarie, che senza di esse non potrebbe sussistere la Società; ella [p. 13 modifica]abbisogna di patti, di istabilimenti, di accordi, di regole, per mantenersi, e difendersi; e questi patti, questi istabilimenti, questi accordi, e queste regole, sono quelle che forman la Legge.
D. Le Leggi sono sempre le stesse?

R. Queste si aumentano, e si perfezionano col crescere dei bisogni, e dei lumi.

D. Chi sarà di queste Leggi il sostegno?

R. Nella Nazione vi deve essere una autorità perpetua di fare e migliorare le Leggi.

D. In che risiede tale autorità?

R. Ella risiede tutta in tutti, nè può essere un privilegio di alcun particolare.

D. Le Leggi hanno elleno un grande valore?

R. Vagliono poco se non v'ha una autorità, che col timor della pena le faccia eseguire.

D. Ove ritroverete voi questa autorità?

R. Nella Nazione in cui vi deve essere una potenza, che obblighi ognuno ad osservare i patti, e che punisca con pene proporzionate, chi disubbidisce alle Leggi e viola gli altrui diritti.

D. Dunque nella Nazione vi deve essere un'autorità doppia?

R. L'abbiamo già detto, vi deve essere una autorità, che obblighi ad osservare le Leggi; e che punisca i trasgressori delle medesime.

D. Lo stato governato da Leggi, e munito di questa doppia autorità, come si chiama?

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R. Si chiama Governo.

D. Come si chiama l'unione, e il complesso delle Leggi fondamentali d'uno stato?

R. Chiamasi Costituzione.

D. Come si chiamano le due autorità sopradette?

R. Legislativa, ed Esecutiva.

D. La Nazione può ella esercitare queste due autorità?

R. Non lo può, perchè le Leggi possono approvarsi, non dettarsi da tutti; e se la totalità del Popolo volesse farle eseguire, verrebbero abbandonati gli impieghi, e le arti.

D. Dunque, che si dee fare?

R. La totalità del Popolo può confidare le due autorità Legislativa, ed Esecutiva a uno, o a molti, i quali così divengono i primi ministri, o i rappresentanti della Nazione; siccome un ricco può dare l'amministrazione de' suoi beni ad un agente, che crede fedele.

D. Dunque il Popolo così si spoglia de' suoi diritti?

R.Nò, perchè la Nazione non può mai perdere i suoi diritti di Sovranità sopra il suo Ministro; ella esamina, approva, o rigetta le Leggi da esso proposte, ella veglia sulla di lui amministrazione, e può ancora privarlo della sua reggenza, quando abusi dell'affidato potere.


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§ IV.


Dei Governi in genere, e del Governo

Democratico.


D. Se il Popolo, e la Nazione possono accordare le autorità Legislativa, ed Esecutiva a uno, o a molti, saranno dunque varj i Governi?

R. Così è; e diverse sono nel Mondo le forme di Governo.

D. Avrei piacere, che mi diceste quali sono questi differenti Governi?

R. Uditeli; se la Nazione è rappresentata da un uomo solo, il Governo si chiama Monarchia, e il governatore Monarca; se i Rappresentanti son molti, lo stato si chiama Repubblica.

D. Il Governo Repubblicano è egli un solo?

R. Questo Governo si divide in due spezie. Se il Governo è confidato ad una classe d'uomini particolari, la Repubblica è detta Aristocrazia, ovvero Governo Aristocratico; se il Governo è affidato ad un certo numero di Cittadini scelti dal Popolo, che o partecipano o possono partecipare dell'amministrazione, chiamasi Democrazia, o Governo Democratico; e qui avvertite, che non bisogna confondere la Sovranità col Governo; poichè il Governo è variabile, e può trasferirsi a varj, ma la Sovranità è una, [p. 16 modifica]invariabile, inamovibile, ed essenzialmente del Popolo.
D. Quale riputate voi fra Governi il migliore?

R. Il Governo Democratico è certamente, fra tutti i Governi il migliore.

D. Perchè lo chiamate voi il migliore?

R. Perchè fra tutti i governi è il più naturale, il più giusto, il più ragionevole, il più avveduto, il più prosperoso, e il più atto a produrre la pubblica e privata felicità.

D.Come è il più naturale?

R. Perchè vuole la ragione o l'indole della Società che ognuno possa esercitare tutte le facoltà che da essa lei gli furon concesse.

D. Come è il più giusto?

R. Perchè è legge di giustizia, che goda ognuno de' suoi diritti, e partecipi della sua porzione ne' vantaggi della Società.

D. Come è il più ragionevole?

R. Perchè non v'ha alcuno, che più possa amarci di noi medesimi; non v'ha alcuno, che possa meglio di noi conoscere il nostro bene; non v'ha alcuno, che possa aver più di noi a cuore i nostri interessi.

D. Come è il più avveduto?

R. Perchè l'amor di noi stessi, ci tiene isvegliati, e pronti a presentire i nostri bisogni; ci rende cauti nel prevenire i pericoli, e sagaci nel porvi riparo.

D. Come è il più prospero?

R. Perchè tutti i talenti, l'industria, l'attività, i lumi della scienza, e le facoltà [p. 17 modifica]tutte poste in movimento dalla libertà, devono confluire a moltiplicar i prodotti, a perfezionare i lavori, e ad animare le arti, e il Commercio.
D. Il Governo Democratico, è egli antico?

R. Non possiamo certamente mettere in dubbio l'antichità di questo Governo, quando sappiamo, che le prime Società per loro natura si sono formate in un Governo Democratico.


§ V.


Della Sovranità del Popolo.


D. QUale è il Sovrano nella Democrazia?

R. Il vero Sovrano è il Popolo; e la legge nella Democrazia altro non è, che la volontà Sovrana del Popolo stesso.

D. Il Popolo può egli far tutto da se medesimo?

R. Non potrebbe il Popolo attendere a tutti gli affari suoi, quando volesse esercitare gli atti della sua Sovranità; perciò deve incaricare persone, che veglino a' suoi interessi; quindi elegge a suo piacere i suoi Rappresentanti.

D. Quale è il dovere de' Rappresentanti del Popolo?

R. Quello di fare le leggi, e vegliare alla loro esecuzione.

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D. In quale maniera esercitano i Cittadini, la loro Sovranità nel Governo Democratico?

R. La loro Sovranità esercitano nelle assemblee primarie, o Comizj ne' quali procedono all'elezione de' loro Rappresentanti.

D. Vorrei sapere se nel Governo Democratico, una Città, o sia comune può dominare sulle altre Città, o Comuni, o sugli altri paesi?

R. Il Popolo è in ogni luogo lo stesso, e per conseguenza ha ovunque i medesimi diritti. Siccome un uomo non può dominare su un altro uomo, così una Città, o una Comune non può commandare ad un altra. Dall'unione delle Città libere, prende forza il Governo Repubblicano, quindi sarebbe buona cosa che tutti i paesi liberi si unissero, e coalizzassero insieme, onde far fronte e resistenza a' comuni nemici.

D. E i più potenti uomini, non potran forse dominare sui deboli?

R.La sola Legge è quella, che nella Democrazia deve dominare sugli uomini. Quelli che hanno la felicità di vivere in questo Governo, non sono nè timorosi, nè vili. Il timore e la viltà è il retaggio degli infelici, che vivono in un Governo tirannico. Un Repubblicano può dire liberamente i suoi pensieri, ed ha un energia capace di liberamente attaccare i suoi oppressori. Non vi saranno mai prepotenti, ove vi sono uomini liberi.


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§ VI.


Dei Diritti dell'Uomo.


D. GIacchè dell'uomo libero abbiamo fatta parola; vorrei adesso sapere quali sono di questo i diritti?

R. Quattro sono i principali diritti dell'uomo libero: Libertà, Eguaglianza, sicurezza, proprietà.

D. La libertà è ella di una sola Spezie?

R. Due sono le specie di libertà, l’una naturale, l'altra civile.

D. In che consiste la libertà naturale?

R. Nel fare ognuno tutto quello, che vuole e che può.

D. In che consiste la libertà civile?

R. Nel far tuttociò, che non si oppone nè all'onestà, nè alla Legge.

D. È egli permesso seguire la libertà naturale?

R. Anzi ella si è tanto funesta, che gli uomini di consenso comune rinunciarono a una porzione della libertà naturale per sostituirvi la libertà civile, ch‘è il fondamento appunto della Società.

D. Quale è dunque la libertà della quale possiamo godere nella Democrazia?

R. Ella è la libertà civile.

D. Quali diritti ci da ella la libertà civile?

R. Quelli di commandare, ed ubbidire a noi [p. 20 modifica]stessi, o per meglio dire, quelli di non commandare nè ubbidire ad alcuno.
D. E come ciò.

R. Perché ella è la sola Legge, che comanda a tutti, e tutti devono a quella ubbidire.

D. Come poi ascolteremo la Legge?

R. La Legge non può nè spiegarsi, nè farsi eseguire da se; sono i Magistrati quelli che in nome di quella parlano ed agiscono, ma essi pure soggiaciono ai comandi della Legge, quando la danno agli altri.

D. Dunque non è in nostra libertà il disubbidire alla Legge.

R. Anzi ci è assolutamente proibito di resistere ai Magistrati, di suscitar sedizioni contro il Governo: non possiamo violar la giustizia, non farci ragion da noi stessi, non dobbiamo appropriarci le altrui sostanze, non offender in alcuna maniera i diritti de' nostri simili, e ci è alla perfine assolutamente vietato di viver nel mal costume e nell'ozio a carico della Società.

D. E se alcuno tali azioni si permettesse?

R. Questi non sarebbe già l’uomo libero, ma lo schiavo vile di sue passioni, sarebbe un uomo violento, un reo, un nemico della Società, meritevole di esser punito da quella Legge, che vuole salvi tutti i diritti de Cittadini.


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§ VII.


Dell’Eguaglianza.


D. COsa è l’Eguaglianza?

R. È un altro diritto dell’uomo, il quale consiste in ciò che la Legge è la stessa, ed uguale per tutti, tanto se si tratta di proteggere, quanto se si tratta di punire, e che non ammette alcuna distinzione di nascita, nè eredità di potere; quindi siamo tutti uguali nei diritti dell’uomo e del Cittadino, nella protezion del Governo, e nella sicurezza.

D. E per il ricco e potente non vi sarà alcuna distinzione?

R. Non v’ha nè ricco, nè potente, che abbia alcuna autorità, che non possa esser ad ognuno comune, quindi le colpe del più grande saranno punite a paro di quelle del piccolo, e il merito ed i talenti decideranno degli onori e dei premj senza veruna differenza.

D. Spiegatemi ciò più chiaramente?

R. Sono pronto a soddisfarvi. Sappiate dunque che nella Democrazia non si chiede, se uno sia ricco, o sia povero, ma solamente s’è virtuoso, se ama la sua Patria, se è utile alla Società, se è giusto e benefico verso gli altri. Queste qualità solamente distinguono gli uomini liberi.

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D. Ed i colpevoli?

R. Già l'abbiam detto, che non vi sarà altra distinzione, che la Virtù; dunque tutti saranno egualmente puniti. Un ricco non potrà impunemente insultare il povero, nè vi saranno più prepotenti, che impununente possino trasgredire le Leggi.

D. E gli impieghi saranno forse accordati a tutti i Cittadini?

R. A tutti indistintamente purché sieno virtuosi, e capaci. Il Popolo nomina i suoi Rappresentanti, ed essi poi nominano que’ Cittadini che meritano la sua confidenza per i loro talenti, e per le loro virtù.

D. Vorrei sapere se l'Eguaglianza dispensa da ogni atto esteriore?

R. Nò; perchè questa eguaglianza non vi dispensa dalla gratitudine, e dall'ubbidienza che dovete a chi vi è superiore o per i rapporti di natura, o per gli ordini della Società, o per la condizione in cui voi medesimi vi siete posti.

D. Datemi di ciò qualche esempio?

R. Un figliuolo non è certamente uguale al suo genitore, un soldato al suo Capitano, il domestico al capo di famiglia, perciò e il figlio, e il soldato, ed il domestico, devono al genitore, al capitano, al capo di famiglia mostrar un onesta dipendenza.

D. Dunque questi superiori, infrangono la leggi dell'uguaglianza, riguardo a’ lor dipendenti?

R. Essi devono sapere, che la loro [p. 23 modifica]superiorità di rapporti, non gli autorizza ad abusare di quella libertà civile, e di que’ titoli di uguaglianza, che hanno communi con essi.
D. Vorrei sapere, se ancora i beni saranno comuni nel Governo Democratico.

R. L’eguaglianza de' beni sarebbe contraria alla vera Eguaglianza. Se tutti fossero uguali in ricchezza, chi più vorrebbe prestarsi agli altrui serviggi? chi vorrebbe sudar sui solchi? chi occuparsi nelle arti più laboriose? L’uomo industrioso dovrebbe dividere il frutto de' suoi sudori col pigro, l’uomo parco ed economo dovrebbe fomentare con le sue sostanze la crapula e la dissolutezza dell'intemperante e del vizioso. In tal guisa sarebbe turbata la Società, il diritto legitimo di proprietà sarebbe tolto, ed introducendosi il disordine e la rapina, verrebbe sbandita l’attività e l’industria.


§ VIII.


Della Sicurezza, e della Proprietà.


D. COsa è la sicurezza?

R. La sicurezza è l'effetto della vigilanza della Legge, e della forza esecutiva, che protegge la Società nelle proprietà d‘ognuno

D. La sicurezza da che risulta?

R. Ella risulta dal Concorso di tutti; per assicurare i diritti di ciascheduno, quindi [p. 24 modifica]ognuno è obbligato a difendervi, come voi siete obbligati a difendere tutti gli altri; si è questi un debito, che ancora dalla carità imposto ci viene, ed essa ci addita, che ognuno sia impegnato pel bene di tutti, e che tutti mirino al bene di ciascheduno.
D. E perchè questo?

R. Perchè nel Governo Repubblicano, tutti gli uomini sono fratelli, e quai fratelli amare li deggiono. Sono tutti gli uomini figliuoli della Patria; quindi siccome figliuoli d'una medesima Madre, dobbiamo mettere in opera tutto ciò che confluisce al ben essere della stessa.

D. Cosa è la Proprietà?

R. La proprietà è un effetto della Legge, in forza del quale ha ognuno il diritto di godere e di disporre de' suoi Beni, delle sue rendite, dei frutti delle sue fatiche, e di quelli ancora della sua industria.


§ IX.


Doveri dell'Uomo in Società.


D. QUali sono i doveri dell’Uomo in Società?

R. Sono que’ medesimi i quali dalla natura vennero in tutti i cuori iscolpiti.

D. Donde derivano?

R. Derivano da questi due principj inalterabili. Non fate altrui, ciò che non vorreste a [p. 25 modifica]voi fosse fatto. Fate a' vostri simili il bene, che vorreste dagli altri ricevere.
D. Quali obbligazioni procedono da tali principj.

R. Quelle di difendere la Società, di servirla, di vivere soggetto alle Leggi, e di rispettare quelli, che delle Leggi medesime sono gli organi.

D, Chi non si sottomettesse alla Legge, sarebbe egli reo?

R. Quello che non è francamente e religiosamente osservator della Legge, non è uomo da bene.

D. E quello, che la violasse apertamente?

R. Sarebbe nemico della Società, si dichiarerebbe in istato di guerra con la medesima, e meriterebbe esser punito.

D. E se alcuno senza infrangerla, cercasse maliziosamente di eluderla?

R. Questi offenderebbe gli interessi di tutti, si renderebbe ancora indegno dell'altrui stima e benevolenza.

D. Quali sono dunque i doveri precisi dell'Uomo verso la Società?

R. Eccoli epilogati. Ogni e qualunque Cittadino deve i suoi servigi alla Patria, ed al mantenimento della Libertà, dell'Eguaglianza, e della Proprietà, tutte le volte che dalla Legge è chiamato a difenderla.


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§ X.


Della Virtù necessaria al Repubblicano.


D. QUale sarà nella Democrazia l'uomo più istimabile?

R. L'uomo più istimabile, sarà certamente quello che è il più virtuoso.

D. Dunquu la virtù è necessaria in un Governo Popolare?

R. La virtù, si è l'anima, e la vita delle Repubbliche; ed è una condizione indispensabile della nostra felicità.

D. Cosa è la virtù?

R. La virtù è una qualità inerente all'uomo, la quale è consentanea alla natura, ed alla ragione.

D. Ponetemi in maggior chiarezza questa definizione.

R. La virtù si è quella che abilita, e fa inclinare l'uomo ad operare con rettitudine, e per conseguenza rettamente lo dispone, e lo perfeziona.

D. Quale sarà l'uomo veramente virtuoso?

R. Quello che cercherà la maggiore possibile felicità de’ suoi simili; quello, che per educarsi alle virtù civili, incomincierà dal rispettar le domestiche; quello che per rendersi buon Cittadino, cercherà di essere prima buon padre, buon capo di Famiglia, buon marito, buon figlio, buon prossimo; [p. 27 modifica]quello alla perfine, che sarà onesto, umile, temperante, morigerato, dolce ed affabile coi suoi simili, frugale e modesto.
D. Vorrei sapere se vi sieno virtù naturali, che insegnate ci vengano ancora dalla Religione?

R. Eccole brevemente epilogate: Pace, Eguaglianza; Carità; perdon delle ingiurie; e beneficenza verso quelli che vi offendono.

D. Cosa è la pace?

R. È quella che assicura agli uomini il godimento di tutti i beni terreni, e senza di essa, ogni e qualunque più ispezioso progetto è un nome vano.

D. Cosa è l'Eguaglianza.

R. È l'unico mezzo di distribuire il Patrimonio della Natura in modo, che la maggior possibile felicità si verifichi nel maggior possibile numero.

D. Cosa è la Carità?

R. È l'unico mezzo di formare di tutti gli uomini una sola frattellanza, anzi di fare, che ogni inviduo acquisti ne' suoi bisogni il valore di tutti gli uomini.

D. Cosa è il perdon delle ingiurie?

R. È l'unico mezzo di estinguere nel suo germe la vendetta; perchè il risentimento sempre maggior dell'offesa conduce l'uomo ad estremitadi.

D. Cosa è la beneficenza verso que' che ci offendono?

R. Beneficare chi offende è l’unico mezzo di ricondurre gli uomini ad unanimità. La [p. 28 modifica]mansuetudine verso il nemico, è quella che il di lui orgoglio doma, ed ammorza, e col beneficarnelo lo pieghiamo a dolcezza ed amore.
D. Voi mi avete parlato di tutte questa virtù come di quelle che devono distinguere il Repubblicano; non è ella la virtù necessaria in ogni Governo?

R. Ella è necessaria ad ogni Governo; ma nel popolare ove il bene viene fatto da tutti, lo stato non può sussistere senza un general fondo di eroismo, ed un complesso di virtù.

D. Dunque in questo Governo non vi sarà alcuna distinzione?

R. Nò; perché nella Democrazia non si cerca se uno sia civile, se sia ricco, se sia povero; ma si dimanda soltanto, se sia virtuoso, se ama la sua Patria, e se cerca di essere in ogni maniera possibile utile alla Società.

D. Ditemi finalmente se vi sono uomini, che riescano dannosi alla Società?

R. Ve ne son molti, e questi sono quelli, che consumano nel lusso e nel libertinaggio le aspettative de’ creditori, o gli alimenti della famiglia, quelli che credono onesta ogni strada di guadagnare, quelli che si mostrano ingrati e maligni, quelli che cercano di opprimere i deboli, quelli che sono duri ed inumani coi miseri, e quelli infine che calpestano la Religione e il costume. Chiunque sia contaminato da tali macchie, si consideri qual Cittadino malvaggio, e dichiarato nemico de la Patria.

Il Fine.