poesie

Il Cantico de’ Cantici di Salomone
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Il Cantico de’ Cantici di Salomone
V Capitolo
Il Cantico de' Cantici di Salomone - IV Il Cantico de' Cantici di Salomone - VI


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V



sposa


     Venga nel suo giardin, venga l’amante,
     E gusti il frutto di sue dolci piante!

sposo


Nel mio giardin, Sposa e Sorella, entrai;
     La mia mirra e gli aromi ivi cols’io;
     Il mio favo e il mio mele ivi gustai;
     Ivi bevvi il mio vino e il latte mio.

Letizïate, o Amici! E ognun d’amore
     Palpiti, e beva, o ben amati mii!

sposa


     Mentre io dormia, ma mi vegliava il core,
     Picchiar l’Amico a la mia porta udii.

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— M’apri, Amica? — dicea — M’apri, ti desta,
     O colomba, o sorella, o immacolata!
     Chè sparsa di rugiada è la mia testa,
     E i ricci miei di rigida brinata! —

Ed io, dubbiando: — Rivestirmi omai
     Dovrei la gonna, che lasciai pur ora?
     Puri testè da l’onda i piè levai,
     Perchè dovrei rimacularli ancora? —
          Pel forame de l’uscio il braccio ei spinse,
          E il cor balzommi, e la pietà mi vinse!

E rapida ad aprirgli uscii di letto,
     E le mie mani e le tremanti dita
     Gocciolàr de la toppa in sul ferretto
     La più limpida mirra ed esquisita.

E l’uscio aprii... Ma l’amor mio ritratto
     Già s’era, e volto altrove!.... Ah non badai,

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     Quand’ei parlava, io di me fuori affatto!...
     Lo seguii, nè il rinvenni!... Io lo chiamai,

Ei non rispose a me! Sopra mi uscìo
     Allor la scolta che girando andava:
     Mi ferì, mi percosse; e il manto mio
     La guardia de le mura a me strappava!

O figlie di Sïonne! Oh, se vedrete
     L’amico mio, l’amico del mio core,
     Che gli direte voi, che gli direte?
     Oh, ditegli com’io manco d’amore!

coro


Chi è l’amico tuo, che ogni altro avanza,
     O tu che tutte le bellezze oscuri?
     Chi è l’amico tuo, che ogni altro avanza,
     Poi che con tanto affetto or ne scongiuri?

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sposa


Egli è bianco e vermiglio il mio diletto,
     Fra diecimila portando bandiera!
     Oro è il suo capo il più lucente e schietto,
     Riccia la chioma e come corvo nera.

Rassembran gli occhi suoi colombe astanti
     A colmi rivi; e son come lavati
     In latte puro, e dentro a le raggianti
     Capsule d’un anello incastonati.
          Aje d’aromi, bossoli d’odori
          Son le sue guance, e le sue labbra fiori;

Gigli le labbra, onde la mirra stilli:
     Rassembran le sue mani, a chi le miri,
     Tornite d’or, gemmate di berilli;
     Avorio è il ventre sparso di zaffiri.

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Due colonne di marmo a base d’oro
     Le sue gambe diresti: ed egli stesso
     Al Libano somiglia, ed in decoro
     Sorvanza i cedri verdeggianti in esso.

E come il suon de la sua voce è grato!
     E come tutto un rapimento egli è!....
     O figlie di Sïon! Tale è l’amato,
     Che in Sïonne non ama altra che me!