Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/CVIII

CVIII. Il vivo fonte di Parnaso et quelle

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CVIII.


Il vivo fonte di Parnaso et quelle
     Frondi, che furn’ad Apollo più care1,
     M’à facto lungo tempo Amor cercare
     Driet’alla guida delle vaghe stelle2,
     Che3 fra l’ombre salvatiche le belle5
     Muse già fer molte volte cantare;
     Né m’à voluto fortuna prestare
     D’esser potuto pervenire ad elle4.
Credo n’à colpa il mio debil ingegno,
     Ch’alzar non può a voi sì alto l’ale,10
     Et non à già studio o tempo perduto.
     Darò dunche riposo all’alma frale5,

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     Et mi dorrò di non aver potuto
     Di quelle6 farmi, faticando, degno.


Note

  1. Cfr. CVII, 2-4.
  2. Gli occhi della sua donna.
  3. Si riferisce al vivo fonte di Parnaso e alle frondi ad Apollo più care.
  4. Alle frondi, ossia alla laurea. ‘Così anche il B. ha aspirato alla laurea poetica, e quantunque mostri di non sentirsene degno, egli aveva pure la coscienza del suo valore grande e dei suoi studi’ (Zingarelli).
  5. «Debole, fiacca.»
  6. Sempre dell’alloro.