Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Luigi Simonetti

Luigi Simonetti

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Giovanni Silenzi Giuseppe Troiani

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SIMONETTI CAV. LUIGI


Consigliere Municipale






na profonda tabe economica travaglia la Nazione e il Comune, e il popolo vede sotto i suoi piè aprirsi un abisso, cui per fermo virtù di sapienti ed onesti cittadini, non infinti amatori della patria e nella vita amministrativa fortissimi ed eccellenti non soccorre, ampia, orrenda, miseranda mina sovrasta. — E non è questo un ululo d’augurio sinistro, non il vano lamento d’anima esaltata, non il grido del visionario, ma è la parola che erompe dal cuore di chi medita sulla condizione deplorevolissima della pubblica e privata economia, onde è afflitto lo Stato e il Municipio, il proletario e la classe media dei cittadini; — è la voce del nostro paese, che manda perpetui lai di malcontento e di disperanza, cosicché veggiamo sinanco far di già capolino la questione regionalistica. — L’illustre Palmieri della vita civile discorrendo dice: «chi siede al reggimento della cosa pubblica, innanzi ad ogni cosa conosca essere spogliato della propria persona, e ritenere la pubblica persona di tutto il corpo civile, dovere sostenere e difendere la dignità e il sommo onore della patria, servare le leggi, di buoni ordini provvedere, tutta la città conservare e continuamente ricordarsi, la moltitudine che è governata avere ogni cosa rimessa nella sua fede.» — Per questo è preclaro il detto di Biante filosofo, cioè «l’ufficio dimostra l’uomo virtuoso, perchè nell’ufficio s’ha a fare quello che è utile agli altri, e chi non per, se, ma per altri virtuosamente si esercita, è ottimo; chi al contrario opera, è pessimo.» — Ed altrove il chiarissimo Palmieri si esprime: «come un sano, potente e ben disposto corpo a tempo sopporta molti disordini, perchè la valente natura regge agl’incarichi datigli poi, pure vinta dal troppo, non potendo resistere, cade in infermità che ’l purga, e se per l’avvenire non si corregge, ricade a morte. Così le nazioni a tempo sopportano i disordinati governi, ma in breve tempo è necessario si purghino e quando il disordine è troppo valido, ruinano in irreparabile morte.» —

[p. 242 modifica]Tolga il cielo che l’Italia nostra nella distretta prosiegua di una vita misera e inferma. — S’appressa l’apertura delle urne, e da quivi noi confidiamo che il buon senso degl’italiani, che il patriotismo di elettissimi cittadini, saprà trarre finalmente quegli uomini che la nazionale e comunale famiglia sollevino in più prospera e più fortunata esistenza, che le finanze governative e municipali riordinino, perocchè c’insegnino i sommi scrittori di cose politiche, civili e amministrative, che la dissoluzione del patrimonio dello Stato e del Comune alla rovina morale, civile e politica irreparabilmente conduce. — E queste cose noi veniamo dicendo, dappoichè nello scrivere degli uomini che siedono al Consiglio del Comune di Roma crediamo dovere di utile cittadino far presenti i mali e i rimedi, che devono considerarsi per il bene della patria per la comune felicità — E dopo ciò la nostra biografica penna con compiacente animo prende a scrivere la vita di quell’egregio consigliere comunale che è Luigi Simonetti. —

Nel settembre dell’anno 1826 nasceva egli in Roma. — Dai suoi ottimi genitori s’ebbe una educazione elettissima, e compì con amore il corso degli studi. Però assai giovane degli anni venne iniziato nella via del commercio siccome quella che principalmente conduce a far dell’uomo un amministratore accorto, un economista valente, un cittadino utile alla trattazione delle proprie e delle altrui fortune. — Si applicò quindi alle economiche ed amministrative discipline, e crebbe nella vita commerciale, onde oggi è desso uno dei più eccellenti uomini nelle negoziazioni esperto, e nella scienza economica ed amministrativa profondo, per il che ad uno splendido prosperamento del suo patrimonio non solo egli concorre, ma le sue cognizioni lo fanno essere un cittadino utilissimo nelle pubbliche bisogna. —

Per integrità di carattere, per onestà, per altezza di sentimenti egli distinguesi, ed ebbe sempre grandissimo amore di vedere il proprio paese e la sua terra nativa prosperare, e il popolo farsi felice. —

L’affetto e la stima pubblica seppe acquistarsi, e dai propri concittadini fu sempre riguardato con particolare considerazione, con grande benevolenza. — Nel 1848 appena istituivasi la guardia civica egli ebbe la prima prova di stima dai suoi concittadini, che lo elessero ufficiale. — Allo svolgersi poi degli avvenimenti politici nel 1848-49 desiderò vedere il trionfo del progresso e della libertà, e la patria avviarsi alla meta del benessere generale, che forma la felicità e la fortuna degli Stati. — Ed allorquando vide purtroppo oscurarsi l’astro fulgidissimo, che parea dovesse splendere perpetuamente su Italia e su Roma, egli confidò nell’ordine e nel corso dei civili tempi avvenire. — Intanto operoso, attivissimo sempre, maturavasi nella vita del commercio e della [p. 243 modifica]industria, e faceva ampio corredo di quelle cognizioni, che piti tardi dovevano formare di lui un abile e raro amministratore, e nella negoziazione eccellentissimo. —

Volgevano gli anni, e Italia costituitasi nazione, aspirava alla suprema conquista di Roma siccome sua capitale. — Il 20 settembre 1870 l’ardentissimo voto, la lunga aspirazione compievasi. — E tostochè questo avveniva era egli eletto membro della Giunta provvisoria di Governo, il che significava già la bella riputazione onde era circondato il suo nome. — Però tale ufficio rassegnava, dappoichè amava egli piuttosto vedere aperta la volontà del popolo in siffatta elezione, ma la delicatezza dei suoi sentimenti, la modestia squisita di se medesimo non facendogli ravvisare nella destinazione a quell’ufficio l’espressione popolare, ne declinava l’accettazione. —

Non pertanto i propri concittadini, che grandemente lo amavano e la avevano in onoranza, vollero al seggio di Consigliere comunale mandarlo in Campidoglio, chè la di lui intelligenza, la di lui abilità amministrativa faceva ad essi sicurtà dell’utile che avrebbe apportato alla propria città nella trattazione degli interessi municipali. —

E giovi a porre in rilievo, com’egli era già in chiarissima rinomanza venuto, anco il fatto, che nel gennaio 1871 appena la Banca nazionale aveva sede in Roma, era desso eletto tra i reggenti. —

Era di poi nel 10 aprile 1871 nominato giudice del Tribunale di Commercio, il che è pure una prova del suo bel nome, dell’altissima estimazione, universalmente guadagnata, ma egli stretto da molteplici incarichi municipali, anche a quello onorificentissimo ufficio rinunciava. —

Nella carica di Consigliere comunale essendo, dimostrò sempre zelo, premura, interessamento supremo, e il bene comune ebbe sempre in vista. — Nell’ottobre 1871 venne eletto Assessore supplente, e confermato a tutt’oggi in ciascuna votazione. — Noi non diremo le molte e varie commissioni, gl’incarichi diversi avuti in Campidoglio, diremo sibbene come egli al tutto adempia con mirabile sollecitudine, con abilità rarissima, con lode e soddisfazione generale. — Ed allorquando l’egregio Aw. Pietro Venturi sosteneva le funzioni di Sindaco, vedemmo il Simonetti reggere le finanze municipali, le quali procedevano floridamente, e lasciò il comunale tesoro in prosperissime condizioni, chè il di lui accorgimento, la di lui sapienza amministrativa quivi si parvero mirabilmente. — Ed oggi nell’assenza del Cav. Galletti assessore delle finanze municipali, è desso chiamato quale Assessore a rappresentarlo, ed ahi! in quale stato rivegga la finanza ed amministrazione municipale noi non esprimeremo, chè purtroppo è cosa manifesta, ed al riassetto della medesima con [p. 244 modifica]sommo interessamento ed alacrità sta provvedendo, imperocchè difettevole ed inordinato ravvisò il sistema, con cui era stata condotta, e a migliore indirizzo è ora ravviata. — E a conseguire il buono ordinamento della cosa comunale sopratutto necessaria cosa è che tra il Sindaco e coloro che seggono al comunale consiglio stia unione ed accordo, imperciocchè impossibile cosa sia il capo aver vita ed operare senza il concorso e l’armonia di tutti gli altri membri, e di tutti gli altri organi del corpo. — È dalla apertura quindi delle nuove urne, noi lo ripetiamo, che debbon sorgere uomini nuovi, i quali in ispecial modo alla condizione finanziaria del Comune provveggano, che al buon governo della comunale amministrazione attendano, e siffatti uomini appoggiati da coloro che nelle pratiche amministrative discipline sono valentissimi siccome il Simonetti, non potrà certo esser manchevole quell’assetto d’interessi comunali, che è reclamato d’urgenza, e senza il quale la rovina pubblica e privata ne deriva. —

Al Simonetti fu meritamente di moto proprio del Re conferita la decorazione della corona d’Italia e per fermo, avvegnachè, siccome già dicemmo in altre nostre pubblicazioni, di siffatte onorificenze si faccia purtroppo spreco, noi plaudiamo quando un petto onorato e degno ne vediamo fregiato. —

Nella formazione della guardia nazionale fu il Simonetti eletto capitano.

— Egli è anco sopraintendente scolastico ed altri offici sostiene, cui adempie con quella saviezza, con quell’energia, con quella accurata sollecitudine, che tanto lo distinguono. —

Noi non parleremo dei suoi modi gentili, dell’animo suo cortesissimo, chè sono qualità notissime in lui e che splendidamente coronano i pregi della mente ed ogni altra sua più bella virtù. — A noi piace segnalare il Simonetti come uno degli uomini, che onorano il comunale consiglio e che al bene della patria, e all’utilità del Comune concorrono, e siam certi che quando la maggioranza dei consiglieri municipali saranno a quell’altezza di cognizioni a quel grado di scrupolosità, a quella forza di attività che possiede il Simonetti, allora solo dal Campidoglio disgombrerà ogni nube, e una luce ne dimanerà pura, bella, serena, che segnerà una vita nuova, un nuovo ordine amministrativo che a Roma, alla nazione, al popolo apporterà nuova salute, un avvenire felice. —


      Tip. Tiberina — Luglio 1874. Riccardo Fait — Editore.