Asolani/Libro secondo/V

Libro secondo - Capitolo V

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- Assai ci hanno, mottegiose giovani, dal diritto camino de’ nostri ragionamenti traviati le somiglianze di Perottino, le quali, perciò che a noi di più giovamento non sono che elle state sieno utili a lui, oggimai a dietro lasciando, più avanti ancora de’ suoi ramarichi passiamo. E perché avete assai chiaro veduto quanto falsa l’una delle sue proposte sia, dove egli dice che ogni amaro altro che d’Amore non viene, veggasi ora quanto quell’altra sia vera, dove egli afferma che amare senza amaro non si puote. Nella quale una egli ha cotante guise d’amari portate e raunate, che assai utile lavorator di campi egli per certo sarebbe, se così bene il loglio, la felce, i vepri, le lappole, la carda, i pruneggiuoli e le altre erbe inutili e nocive della sua possessione sciegliesse e in un luogo gittasse, come egli ha i sospiri, le lagrime, i tormenti, le angoscie, le pene, i dolor tutti e tutti i mali della nostra vita sciegliendo, quegli solamente sopra le spalle de gl’innocenti amanti gittati e ammassati. Alla qual cosa fare, acciò che egli d’alcuno apparente principio incominciasse, egli prese argomento da gli scrittori, e disse che quanti d’Amor parlano, quello ora fuoco e ora furor nominando e gli amanti sempre miseri e sempre infelici chiamando, in ogni lor libro, in ogni lor foglio si dolgono, si lamentano di lui, né pure di sospiri o di lagrime, ma di ferite e di morti de gli amanti tutti i loro volumi son macchiati. Il che è da.llui con assai più sonanti parole detto che con alcuna ragionevole pruova confermato, sì come quello che non sente del vero. Perciò che chi non legge medesimamente in ogni scrittura gli amorosi piaceri? Chi non truova in ogni libro alcuno amante che, non dico le sue venture, ma pure le sue beatitudini non racconti? Delle quali se io vi volessi ora recitare quanto potrei senza molto studio ramentarmi, certo pure in questa parte sola tutto questo giorno logorerei, e temerei che prima la voce che la materia mi venisse mancata. Ma perciò che egli con le sue canzoni i gravi ramarichi de gli amanti e la ferezza d’Amore vi volle dimostrare, e fece bene, perciò che egli non arebbe di leggiero potuto altrove così nuovi argomenti ritrovare, come che a’ proprii testimoni non si creda, pure, se a voi, donne, non ispiacerà, io altresì con alcuna delle mie quanto d’Amore si lodino gli uomini e quanto abbiano da lodarsi di lui non mi ritrarrò di farvi chiaro. -