L'onda

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L'ippocampo La corona di Glauco
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L’ONDA.

N
ELLA cala tranquilla

scintilla,
intesto di scaglia
come l’antica
lorica
del catafratto,
il Mare.
Sembra trascolorare.
S’argenta? s’oscura?
10A un tratto
come colpo dismaglia
l’arme, la forza
del vento l’intacca.

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Non dura.
15Nasce l’onda fiacca,
sùbito s’ammorza.
Il vento rinforza.
Altra onda nasce,
si perde,
20come agnello che pasce
pel verde:
un fiocco di spuma
che balza!
Ma il vento riviene,
25rincalza, ridonda.
Altra onda s’alza,
nel suo nascimento
più lene
che ventre virginale!
30Palpita, sale,
si gonfia, s’incurva,
s’alluma, propende.
Il dorso ampio splende
come cristallo;
35la cima leggiera
s’arruffa
come criniera
nivea di cavallo.
Il vento la scavezza.

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40L’onda si spezza,
precipita nel cavo
del solco sonora;
spumeggia, biancheggia,
s’infiora, odora,
45travolge la cuora,
trae l’alga e l’ulva;
s’allunga,
rotola, galoppa;
intoppa
50in altra cui ’l vento
diè tempra diversa;
l’avversa,
l’assalta, la sormonta,
vi si mesce, s’accresce.
55Di spruzzi, di sprazzi,
di fiocchi, d’iridi
ferve nella risacca;
par che di crisopazzi
scintilli
60e di berilli
viridi a sacca.
O sua favella!
Sciacqua, sciaborda,
scroscia, schiocca, schianta,
65romba, ride, canta,

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accorda, discorda,
tutte accoglie e fonde
le dissonanze acute
nelle sue volute
70profonde,
libera e bella,
numerosa e folle,
possente e molle,
creatura viva
75che gode
del suo mistero
fugace.
E per la riva l’ode
la sua sorella scalza
80dal passo leggero
e dalle gambe lisce,
Aretusa rapace
che rapisce le frutta
ond’ha colmo suo grembo.
85Sùbito le balza
il cor, le raggia
il viso d’oro.
Lascia ella il lembo,
s’inclina
90al richiamo canoro;
e la selvaggia

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rapina,
l’acerbo suo tesoro
oblìa nella melode.
95E anch’ella si gode
come l’onda, l’asciutta
fura, quasi che tutta
la freschezza marina
a nembo
100entro le giunga!

Musa, cantai la lode
della mia Strofe Lunga.