Alcuni opuscoli filosofici/Lettera a Monsignore Giovanni Ciampoli (1)

Lettera a Monsignore Giovanni Ciampoli
Con un discorso sopra la vista, & un'altra lettera al medesimo

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Lettera a Monsignore Giovanni Ciampoli
Con un discorso sopra la vista, & un'altra lettera al medesimo
Lo stampatore a' lettori Discorso sopra la vista


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L E T T E R A


A Monsignore


GIOVANNI CIAMPOLI


Con un discorso sopra la vista, e un’altra

Lettera al medesimo


Del P.D. Benedetto Castelli.


Fregio
Fregio


Ill.mo e Rev.mo Sig. e Padron Col. mo


AA
Vendomi V. S. Ill.ma e Rev.ma commandato, che le dia ragguaglio dello stato mio, delle mie occupazioni, e de’ miei studj, ho pensato di obbedirla, e sodisfare in parte all’obbligo, dandole conto, che mi trovo assai quieto d’animo, non ostante molte traversie, e con buona sanità di corpo; grazie veramente singolarissime della Divina misericordia. Io pratico poco la Corte, come assai lontana dallo stato mio, e mi basta servir a’ Padroni quando comandano, ed in quel modo, che vogliono. Mi vado trattenendo con alcuni Signori, che si compiacciono della mia servitù, servendoli al mio solito; fra questi io hò Monsù Quiliet Medico dell’Eccellentiss. Sig. Ambasciadore di [p. 2 modifica]Francia, uomo studiosissimo, e di elevatissimo intelletto: In sua compagnia viene da me un’altro gentiluomo del medesimo Sig. Ambasciadore, d’ingegno più che ordinario, a’ quali ho di già letto il quinto libro d’Euclide, e mostrano di restar sodisfatti della mia maniera di trattare; Quasi ogni giorno poi gl’Ill.mi e Rev.mi Signori Cesarini, e Cittadini mi onorano della lor Carrozza, nella quale si spende il tempo per la maggior parte in discorsi nobili, e virtuosi, e questa state con mio infinito gusto ho intesi moltissimi pensieri di Monsignor Cesarini sopra la Sacra Scrittura, nella quale (come ella sà) questo generoso Prelato ha fatto acutissimi studi, ed in particolare sopra la Sacra Canzone di Salomone; e le prometto, che sono restato stupefatto quasi sempre, che l’ho sentito discorrere, avendo egli sempre superato in fatti qualsivoglia gran concetto, che io avessi per prima fatto di lui. Per aggiunta poi del trattenimento, alle volte i suddetti Signori si compiacevano di farmi ragionare sopra qualche materia più prossima alle nostre cognizioni, cioè sopra qualche materia naturale, e per dargliene qualche segno, le mando un disteso di certo ragionamento, ch’io feci a’ giorni passati intorno alla vista; il quale ho posto in carta, necessitato dal comandamento di Monsig. Cittadini, Prelato di quella gentilezza di spirito, ch’ella sa benissimo. So ch’al sublime intelletto di V. S. Ill.ma non giugnerà come cosa nuova, ne per nuova gliele mando; ma solamente perchè conosca, che non perdo [p. 3 modifica]affatto il tempo, che mi avanza nelle mie occupazioni monastiche, e per darle segno dell’obbligo infinito, che le tengo, già che da lei conosco, dopo Iddio, l’essere in questo posto di così alta servitù con N. S., unita a quella, che io rendo all’Eccellentiss. Casa Barberina. I medesimi suddetti Signori in nome loro mi hanno comandato, che io baci caramente le mani a V. S. Ill.ma & io le fò umilissima riverenza. Roma dalle mie Stanze di S. Calisto il di 29. Agosto 1639.

Di V. S. Ill.ma e Rev.ma










Devotis.mo & Obblig.mo Servidore
D. Benedetto Castelli