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Alle nove meno venti accesi il computer e Leandro potè vedere ogni cosa. «Questa voce», disse Leandro, «mi ricorda la stessa voce sintetica che Tony ha sul cellulare. Ecco perché lo adoperava così con disinvoltura. Vedo che anche tu con disinvoltura adoperi il computer. Ma cos’è quest’altra barra su cui è poggiata la tastiera del tuo pc?».

«Si tratta della barra Braille. Ecco come ci leggo».

Detto questo, feci a Leandro una dimostrazione pratica del suo utilizzo, spiegandogli anche i particolari e le caratteristiche tecniche, non escluso il fatto di come noi eravamo obbligati ad adoperare la tastiera al posto del mouse. Leandro fu molto entusiasta di come io riuscissi ad utilizzare il computer e si disse contento che la tecnologia avesse fatto grandi passi.

Spensi il computer solo all’arrivo di Sergio.

«Oh, boss! Finalmente a casa! Sono davvero felice di vederti».

«Io non ti vedo da una vita».

«Sei spiritoso come sempre. Ciao! Buonasera, signora. Ciao, Leandro. Come va?». Mia madre gli rispose che in quei giorni aveva avuto tanto da fare. Sergio non attese neppure la risposta di Leandro, perché l’espressione del suo viso era più eloquente di qualsiasi parola. Poi disse:

«Boss, non mi sono perso neppure una puntata della tua intervista, salvo ieri, perché ero a lavorare. Fortunatamente l’ho registrata e stasera, alle sei, me la sono vista. Sai, qui in paese parlano tutti di te».

«Bene, mi fa piacere».

«A proposito, non mi racconti nulla? E poi, cosa sarebbe la faccenda del lettore dvd?». «Eccolo».

«Va bene, ora lo collego al televisore e te lo sintonizzo. Poi, la prossima volta, ti spiegherò come funziona. Non mi farai mica guardare un film, vero?».

«Certo che no», rispose Leandro, che fino a quel momento aveva parlato poco. «Ti faremo vedere, sia pure in breve, saltando da una traccia all’altra, tutto ciò che abbiamo fatto a Roma. Se poi anche tu hai un lettore dvd credo che Enea non sia contrario nel prestarteli».

Così dicendo, Leandro prese alcuni dvd, facendo una minuziosa descrizione di ciò che vedemmo a Roma. Sergio sgranò gli occhi. Poi si accorse che su un dvd c’era scritta una data in rosso: 10 settembre 2004. «Ho capito», disse mia madre. «Quello deve essere un dvd particolare, perché ricordo che Biagi ha chiesto a Enea di spiegargli ciò che è accaduto quel giorno in albergo».

«Ah, sì», disse Sergio. «Ora ricordo!».

«Aspetta!», disse Leandro. «Questo dvd non ha bisogno di alcun commento. Ora lo mettiamo su». Così fu. Mia madre spesso si metteva a ridere e disse:

«Che tu da ragazzino ne combinassi di cotte e di crude in collegio, l’ho sempre saputo, ma fino a questo punto, mai!». Poi venne il momento in cui raccontai i fatti, i tre colpi di pistola, il mazzo di fiori ed i fuochi d’artificio. Leandro interruppe il filmato ed inserì un nuovo dvd, quello con la registrazione della festa della domenica e della sera prima, saltando, naturalmente, la parte con le scene già viste.

«Non ti ho mai visto ubriaco», disse mia madre, quasi con aria di rimprovero. Sergio non fece commenti.

«Ed ora, guardate!», disse Leandro. «Questo filmato l’ho girato oggi».

Si vide il cocktail party della mattina, tutti riuniti in albergo.

«Ma il bello deve ancora venire. Tu, Enea, non lo sai, ma grazie alla minuscola telecamera che ho nascosto, ho filmato tutta la scena in aeroporto, compreso quando siamo entrati in quell’ufficio di polizia, per non parlare poi del momento del decollo e, soprattutto, dell’atterraggio dell’aereo».

«Quella ragazza è davvero bella. Spero che tu abbia il suo indirizzo. Lo dico per te», disse Sergio, aggiungendo: «Ci sono alcune cose che non conoscevo e non ho mai visto di te. Ad esempio, la faccia di grande sorpresa che hai fatto quando hai ricevuto il cellulare, la disinvoltura con la quale ti sei comportato con quell’agente, una cosa di cui non ti avrei mai creduto capace. E poi, la scena dell’atterraggio con quella ragazza è stata davvero bella. Peccato che la sua amica che l’aspettava all’uscita dell’aeroporto fosse piuttosto bruttina!».

Chiacchierammo ancora un bel po’, finché Sergio si congedò alle undici e venti.

«Beh», disse. «Questi dvd li abbiamo visti abbastanza di sfuggita. Potresti prestarmeli? Te li riporto per sabato, se non ti spiace. Anzi! Ascoltateli pure con calma. Te li chiederò sabato. Stammi bene! Buonasera, signora. Ciao Leandro e buon viaggio, se non ci vediamo più. A proposito, boss, domani vai a lavorare?».

«Ricomincerò lunedì».

«Il solito fortunello. Allora, boss, ci sentiamo sabato». Congedammo Sergio. Leandro promise di farmi una copia su un dvd riguardo a ciò che aveva filmato in quella stessa giornata. Eravamo molto stanchi.

«Qui», dissi a Leandro, «puoi dormire quanto vuoi».

«Grazie». Ci addormentammo quasi subito di un delizioso sonno. Leandro si alzò alle otto, io alle nove. Lo sentii alzarsi, ma mia madre non c’era, perché era andata a Messa. Alle nove mi alzai anch’io mentre Leandro approfittò di quell’ora per masterizzarmi ciò che doveva ancora completare.

Alle nove e dieci rientrò mia madre, che ci preparò subito la colazione. Mi vide mentre avevo in mano il rasoio elettrico e le feci sapere che me lo aveva regalato Leandro il giorno prima.

«Ho un regalo anche per lei, signora».

Poi estrasse un pacchetto che mia madre aprì, conteneva un’elegante borsetta, un portafogli ed un girocollo. Lei fu molto imbarazzata di quei regali e non potè fare altro che ringraziarlo. Poi uscimmo per una passeggiata. Il clima si era rinfrescato ed io potei sentire con le mie narici quello splendido profumo dell’aria lavata dalla pioggia che si può percepire solo d’estate quando fa troppo caldo e poi, improvvisamente, si mette a piovere. Di tanto in tanto venivo fermato da qualche persona che mi chiedeva come fosse andata la mia avventura a Roma e noi glielo raccontammo, entusiasti.

Rimanemmo fuori fino alle dodici meno dieci. Nel frattempo, verso le undici, era uscito il sole e, al termine del pranzo, faceva già molto caldo. Meno male che, alle dieci meno venti, appena usciti, non essendoci sole, l’aria era ancora fresca, con quel magnifico profumo.

«Leandro», gli dissi mentre stavamo rincasando, «mi dispiace davvero che tu debba ripartire». «Mi auguro solo che tu non ti metta a piangere come Tony», mi disse sorridendo. «Stavo scherzando, naturalmente. Tony è così una brava persona; anzi, stasera, se ce la faccio, vado a trovarlo, magari dopo cena». «Vai», lo incoraggiai. «E salutami tutti. So che domani se ne va via un bel po’ di gente». «Sì, hai ragione. Ci andrò senz’altro».

In quel momento mia madre ci portò un piattone fumante di pasta con pancetta e zucchine. Poi, voltandosi verso di me, disse:

«So che a te non piace la panna, ce ne ho messa davvero poca».

«Non si preoccupi per questo, signora. Domenica scorsa, prima che partissimo per Fregene, Enea si è divorato due scodelle di panna montata con le fragole».Mia madre restò perplessa, fino a che non ne fu persuasa, vedendomi mangiare avidamente. Poi ci fu un secondo con pezzi di carne al sugo con salsiccia e patate, Quindi, la frutta e la crostata. Poi bevemmo caffè e liquore, quindi Leandro si accese la pipa, con grande meraviglia di mia madre che, fino a quel momento, lo aveva visto farsi le cartine di tabacco. All’ora pattuita, venne Mirella che, per l’ennesima volta, le disse:

«Davvero non vuoi venire?».

«No, grazie! Non voglio recarti troppo disturbo. Andate pure voi tre. Poi, ricordalo, ci vedremo stasera. Ciao, Leandro! Semmai capitassi da queste parti, vieni ancora a trovarci».

Leandro lo promise, quindi, ci preparammo a salire in macchina.

«Enea», disse lui, «con te ho passato giornate bellissime. E poi abbiamo fatto nuove e divertenti amicizie». «Mai così divertenti come tuo padre».

«Quando verrò stasera a casa tua, sono proprio curiosa di vedere quei filmati. Mi sa che tu non la racconti giusta». Non risposi, ma mi misi a sorridere. Leandro le disse che ciò che le avevamo raccontato il giorno prima non era nulla di divertente rispetto alla visione di quei filmati. Lei rise e disse: «Se lo dici tu...».

Tra una chiacchiera e l’altra arrivammo all’aeroporto, mentre la conversazione si animava di allegria. «Leandro», disse Mirella, «sicché tu sei venuto da Roma a R. per venire a prendere il nostro amico? E poi lo hai portato con te e siete stati insieme tutto il tempo, incredibile!».

«Certo, signora...».

«Mirella. E non chiamarmi signora! Dammi pure del tu».«Sì, Mirella. Se stasera andrai da Enea, come mi sembra di aver capito, goditi quei filmati. Vedrai, ti divertirai».«Senz’altro».Intanto arrivammo all’aeroporto. Erano le due e trentacinque. Rimanemmo insieme fino alle quattro, conversando e guardando vetrine.

Verso le tre e mezza, Mirella ebbe voglia di un caffè e ci propose di andare al bar. Leandro la costrinse ad accettare una mancia per la benzina che prima rifiutò e poi accettò, vista l’insistenza di Leandro. Quindi disse: «Andiamo al bar, offro io! Io prendo un caffè. Voi due prendete pure quel che volete». Leandro ed io prendemmo una birra. Leandro mi offerse una sigaretta fatta con le cartine.

«Mirella, posso offrirtene una?».

«Leandro, io non fumo, grazie. E poi, il fumo mi fa pensare ad un brutto ricordo. Mio marito è morto sei anni fa a causa di un tumore al polmone, perché fumava tre pacchetti di sigarette al giorno». «Mi spiace».

«Per cui», riprese, «neppure tu dovresti fumare. Nessuno dovrebbe farlo. Neppure tu, Enea. So che fumi la pipa, ti vedo quando vengo a trovare tua mamma».

«Io non sono mai stato un fumatore accanito. Anzi, ora che ho il computer, non fumo quasi più. I soli vizi che ho sono la lettura, la musica, le passeggiate, buoni profumi e dopobarba».

Mirella si mise a ridere e disse giustamente che quelli non erano vizi.

Le dissi che Leandro era un viziato, lui rispose che anche Tony, Edoardo ed io stesso non eravamo esenti dal fumo. «In ogni caso», disse Mirella, «ricordati di quel che ti ho detto».

Poi si parlò del lavoro di Leandro.

Infine arrivarono le quattro. A differenza di Tony, non piansi e non mi commossi, ma, con la massima naturalezza lo salutai. «Beh», disse Leandro, «hanno annunciato il mio volo. Ho tempo dieci minuti per raggiungere l’aereo». Nel frattempo era arrivato un impiegato.

Lui proseguì.

«È arrivato il momento di salutarci. Sei stato simpaticissimo e non mi dimenticherò di tua madre, di te e dei bellissimi momenti passati insieme».«Quando arriverai a Roma, salutami la tua famiglia e, se stasera avrai tempo, passa in albergo a salutare i Dondi ed il resto della compagnia».

«Non mancherò, e ti prometto che se dovessi passare dalle vostre parti, verrò a trovarti».

«Se avrai un po’ di tempo per trattenerti da Enea, vieni a trovare anche me. Anche se non ho mai avuto il piacere di conoscerti così da vicino, sei come il figlio che non ho mai potuto avere. Quando ho avuto il mio primo bambino, mi è morto subito, qualche ora dopo la nascita a causa di non so quale complicazione. Ora, se fosse vivo, avrebbe pressappoco la tua età».

«Oh, Mirella, mi dispiace tanto».

«Lo so, ma ora non parliamo di cose tristi! Fai buon viaggio e cerca di essere contento per la vacanza che hai trascorso con Enea. Anche per lui è stata una bellissima esperienza. Per la prima volta ha viaggiato senza la madre e ciò è stato un bene».

«Grazie di tutto», disse Leandro. «Statemi bene. Quando arriverò a Roma, telefonerò a Enea». «Grazie della compagnia», dissi a Leandro. «Grazie di tutto anche a te».