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Giungemmo in albergo alle sette meno venti. Per la verità, Leandro avrebbe voluto fare le valigie. Ma ormai mancava poco alla cena.

«Allora, domani pomeriggio ripartite. A che ora?» disse Lisa.

Le risposi che dovevamo lasciare l’albergo per le due meno un quarto, che dovevamo essere in aeroporto per le due e venti e che l’aereo sarebbe partito alle tre e trentacinque.

«A me dispiace che voi partiate. Sono un po’ triste», disse Tony.

«A proposito», interloquì Edoardo, «lasciateci i vostri indirizzi. Ricordate ciò che vi ho promesso?».

Rispondemmo di sì, ma che non doveva affatto disturbarsi.

«Nessun disturbo» disse Nina. «Se ho ritrovato Edoardo, lo devo anche a voi, specialmente a lei, Enea».

La ringraziai. Durante la cena, Armando diede l’annuncio che la festa di arrivederci sarebbe iniziata alle nove. Leandro si consolò, perché così ebbe il tempo di iniziare a fare le valigie e farsi una doccia. Anch’io feci altrettanto. Poi Leandro rassicurò Tony:

«Mi pare che tu riparta il trenta di questo mese, in tal caso possiamo rivederci quando ritornerò a Roma, e magari anche più di una volta. Domani, infatti, dormirò da Enea».

«Ah, ho capito» rispose lui.

Poi Clementina venne a raggiungermi e scherzando mi disse, stringemdomi la mano:

«Ah, non sapevo che tu facessi anche lo scrittore. Dai, sto scherzando. Sono contenta che tu scriva».

Tony disse che anche lui avrebbe fatto qualche annotazione sul suo diario, tranne che per l’intervista.

Poi volli sapere dove trovasse tutto il tempo per scrivere. Mi rispose che lo aveva fatto subito dopo l’intervista, scrivendo semplicemente alcune annotazioni che avrebbe sviluppato in seguito.

Dopo mangiato facemmo subito una doccia, quindi iniziammo a preparare i nostri bagagli.

«Enea», disse Leandro, «domani risparmiami il chiasso, ti prego».

«Io sono sempre stato una persona tranquilla».

«Sì, lo so. Mi riferivo al tuo rasoio elettrico».

«Ma io non voglio andare in giro con la barba lunga. Prima di partire dovrò pure radermi. A meno che tu non abbia una lametta nuova da darmi e a meno che tu non sia capace di radermi a mano libera con il tuo rasoio». «Non mi assumo questa responsabilità».

«In questo caso, o mi presti il rasoio che ti ho regalato, con una lametta nuova o dovremmo cercare un negozio a quest’ora per andarne a comprare uno. Forse qui in tabaccheria ne avranno». «Dai», disse Leandro, «domani mattina vedremo».