Viaggio in Dalmazia/Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi/9. Della Provincia di Pogliza, e suo Governo

9. Della Provincia di Pogliza, e suo Governo

../8. Corso della Cettina da Duare, sino alle foci ../10. Della Città d'Almissa. Ingiustizia fatta dal P. Farlati a quegli abitanti. Errori Geografici dello stesso IncludiIntestazione 29 settembre 2020 75% Da definire

9. Della Provincia di Pogliza, e suo Governo
Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi - 8. Corso della Cettina da Duare, sino alle foci Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi - 10. Della Città d'Almissa. Ingiustizia fatta dal P. Farlati a quegli abitanti. Errori Geografici dello stesso
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§. 9. Della Provincia di Pogliza, e suo Governo.

Le appendici del Monte Mossor si prolungano a destra del Fiume, seguendone il corso tortuoso dalla villa di Gardun, che giace rimpetto a Trigl, sino al mare. Questo tratto di montagne, che sorge fra Clissa, e Duare stendendosi fra le foci della Xarnovniza, e della Cettina, è conosciuto sotto il nome di Pogliza. Il corso del Fiume serve di confine a’ Poglizani per trenta buone miglia, interrotto soltanto da una picciola porzione del Territorio di Duare. La Provincia di Pogliza non racchiude alcuna Città, nè si sa che ve ne siano state ne’ tempi antichi. Ella si è data spontaneamente alla protezione del Serenissimo Governo nello scuotere la dipendenza dalla Porta, sotto di cui viveva governandosi co’ proprj Statuti. Questa picciola Repubblica merita d’essere conosciuta. Tre ordini di persone vi compongono un popolo di circa quindicimila abitanti. V’ànno venti famiglie, che pretendono discendere da nobili Ungheri ritiratisi colassù ne’ tempi di turbolenze; ve n’à un altro maggior numero, che vantano d’essere nobili di Bosna; e finalmente v’à la plebaglia de’ contadini. Ogni anno nel giorno di S. Giorgio si radunano i Poglizani alla Dieta, cui chiamano in loro lingua Zbor; ciascuno de’ tre ordini forma un accampamento separato nella pianura di Gatta. Colà si eleggono di nuovo i Magistrati, o si confermano. Il Veliki Knès, o sia Gran Conte, è la prima figura dello Stato, ed è sempre tratto dalle famiglie nobili d’Ungheria. I di lui Elettori sono i Conti Piccioli, [p. 93 modifica]cioè i Governatori de’ Villaggi, che sono tratti dalla nobiltà Bosniaca, e vanno alla Dieta col voto della loro Comunità. Intanto che i Conti piccioli eleggono il Gran Conte, il popolo diviso in varie assemblee rappresentanti gli abitanti de’ Villaggi elegge i Conti piccioli pell’anno nuovo, o conferma quelli che lo meritano. Il prim’ordine dello Stato procede contemporaneamente all’elezione d’un Capitano, e di due Procuratori. Rare volte accade, che il Conte Grande sia eletto senza violenza; perchè avviene di raro, che non vi sia più d’un partito. In questo caso, dopo d’aver provato invano la via del voto segreto, alcuno de’ più zelanti partigiani usa rapire la cassetta de’ Privilegj del Paese, ch’è il deposito, cui la Nazione affida annualmente al Conte Grande. Il rapitore fugge verso la casa di colui, pel quale trovasi impegnato; ogni membro del Consiglio à diritto di dargli dietro con sassi, schioppi, coltella; e molti usano del loro diritto pienamente. Se il galantuomo à ben prese le sue misure, e giunga sano alla casa propostasi, il Gran Conte è bello ed eletto, nè v’è chi ardisca di opporsi. Le leggi de’ Poglizani, e le loro procedure si risentono un poco del secolo barbaro, in cui furono compilate; ve n’ànno però di molto ragionevoli. Se v’à qualche lite in proposito di terreni, il Giudice si porta sopra luogo, ed ascolta le ragioni delle due parti sedendo in terra sul proprio mantello disteso; egli pronunzia la sentenza prima di sorgere, e pell’ordinario con totale sopimento del litigio. Quando un Poglizano viene ammazzato da un suo Concittadino, il Conte o Governatore del Villaggio si trasporta co’ Notabili nella casa dell’omicida, e vi beve, mangia, e saccheggia quanto v’à di meglio. Si avverte dopo questa cerimonia il Conte Grande, il quale portasi tosto anch’egli sopra luogo, e [p. 94 modifica]distrugge il resto. Se l’omicidio non è accompagnato da circostanze atroci, la pena dell’omicida è di quaranta Tolleri, ch’equivalgono poco più, poco meno a otto zecchini; questa contribuzione chiamasi Karvarina, cioè sangue sparso, o prezzo di sangue. Ne’ tempi addietro gli omicidi erano condannati ad essere lapidati; adesso eglino subiscono pene pecuniarie, perchè il Gran Conte non vuol esporre la propria sentenza all’appellazione. Accade però talvolta, che un condannato sia lapidato sul fatto, perchè non abbia il tempo d’appellarsene al Provveditore Generale della Dalmazia. È ancora in uso fra questa gente la prova del fuoco, e dell’acqua bollente, lo che fa che v’abbiano talvolta degl’innocenti mezzo arrosti, e stroppiati. I Poglizani ànno un’altra sorte di tortura, che per lo meno equivale a tutte le belle invenzioni analoghe de’ popoli colti: eglino mettono agl’indiziati di qualche delitto delle scheggie di sapino fra carne ed unghia. E non si servirebbero certamente d’altro legno per non fare innovazione, perchè il loro Statuto prescrive nominatamente l’uso di questa spezie.

Ad onta di questi tratti di barbarie legale i Poglizani sono umani, ospitali, e buoni amici, se non abbiano motivo di sospettare della persona, cui frequentano. L’ignoranza li rende ombrosi, e riesce quindi impossibile il ricavar da essi lume veruno, e l’esaminare carte antiche, od altra cosa degna della curiosità de’ Viaggiatori; eglino temono sempre che il forastiere che sa leggere sia uno Scava-tesori. I Pastori di Pogliza ànno una particolar divozione a S. Vito, e ne solennizzano la festa accendendo dinanzi alle loro capanne fascj di legni odorosi. Ne’ tempi andati le Nazioni Slavoniche aveano divozione al Dio Vid. Credono, che l’estrarre il diaccio dalle profondità delle loro monta[p. 95 modifica]gne, dove si conserva tutto l’anno, sia un far sorgere il vento Borea distruggitore delle loro piantagioni; e quindi non permettono a chi che sia l’asportarne. Eglino trattano le donne poco civilmente; nè mai le nominano senza premettere una frase di scusa, appunto come i Morlacchi. Questo dee bastare per saggio della loro rozzezza rugginosa. La robustezza, la bellezza della statura, la sobrietà, l’abitudine al lavoro formano de’ Poglizani un popolo di Soldati al bisogno. Eglino abitano un paese inaccessibile a grossi corpi di truppe: e ponno discenderne in formidabile numero. Lo spirito di vendetta li condusse non à molti anni a minacciare la Città d’Almissa, scendendo in grosso corpo da’ loro monti sino alla riva del Fiume, e fu d’uopo del cannone per farli rientrare in se stessi. Nel tenere de’ Poglizani è un Casale detto Pirun Dubrava, il di cui nome significa la Selva di Pirun. Forse vi si adorava anticamente l’Idolo Perun, che occupava gli altari Slavonici anche a Novogorod, prima che Giovanni Basilio Gran-Duca di Moscovia avesse conquistato quella famosa Città, e le Provincie che ne dipendono.