Vera storia di due amanti infelici ovvero Ultime lettere di Iacopo Ortis (1912)/Lettera XLVIII

Lettera XLVIII

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LETTERA XLVIII

Este, 2 giugno.

Mi ti raccomando la povera mia madre. Io mi figuro i palpiti suoi, il dolore, le lagrime. Tu la consola e sostieni: dille che preghi il cielo per me, che mi perdoni, che mi benedica. Madre infelice!

Si, Lorenzo, ella mi amava, e quanto soavemente! Come il dolce suo cuore le traspirava dagli occhi e dai labbri! Che care cose mi disse, e come teneramente pianse al mio pianto! Ed ora?... oh Dio!

Fossi tu stato presente, allorché seco mi trattenni per l’ultima volta nel suo giardino; poiché impossibil cosa è il dipingerti tutti i suoi teneri sguardi, i parlanti gesti, gli animati atteggiamenti, il seducente disordine de’ suoi veli, le lagrime pietose ed i fervidi suoi baci! Immagina il tuo Iacopo nel centro della beatitudine, fra le candide braccia di Teresa, chino su quella bocca di rose, su quel seno ammaliatore, quel vago seno albergo dei vezzi e delle veneri... E perché la mia suprema felicitá fu un lampo? E pur miserabile e duro il destino di noi superbi mortali!

Io raccoglieva da que’vezzosi labbri l’inesprimibil piacere, io non vedea piú la luce che ne’ suoi occhi, sentiva le sue flebili querele; io tremava, godeva e sempre m’agitava. All’improvviso sdegnosa mi fugge, e sparisce, qual raggio di luna, che, squarciato [p. 161 modifica] il grembo d’una nube, porta agli occhi del pellegrino una striscia di luce, e poi tutto s’asconde nella densa tenebria de’ mugghianti nembi: ritorna il buio, il cielo tingesi del color di morte, e mille ombre gemono ad un tempo nella folta selva e nelle cave petrose d’uno speco. Invano a lei stesi le braccia: piú non la vidi, e solo un basso eco lugubre ripetea fra gli ululi del vento le mie voci lamentevoli ed il pianto!... Ah, non posso resistere, o Lorenzo, a queste tristi memorie! Addio!

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Il mio viaggio è diretto per ora a Ferrara. Proseguirò, se l’infelice mio stato lo soffre, fino al noto paese, ove tu pensi di venire ad abbracciarmi. Amico, se mi vedessi, quanta pietá ti farei! Oggi per altro parmi meno languida la mia salute, ed appena mi resta un lieve filo di febbre. E il cuore? Oh! il cuore batte con una gagliardia..., una violenza... La sua ferita è profonda, dolorosa, insanabile!