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XXIX.

La sera di quel medesimo giorno Giulia s’era composta sul volto un’espressione grave e malinconica che armonizzando co’ suoi recenti dolori palliava quello che vi poteva essere di agitato ne’ suoi sguardi.

Abbracciò teneramente la signora Chiara, quasi per compensarla della bruscheria del mattino ed a Pompeo, che stava ritto accanto al franklin, fece un saluto pieno di modestia e d’imbarazzo.

— Abbiamo molti affari questa sera! — disse scherzosamente l’avvocato — due lettere, alcune vecchie note sulle quali ho bisogno degli schiarimenti e poi ho steso la minuta degli oggetti destinati alla vendita e converrà ch’ella si sobbarchi a ripassarla. Si sente in vena?

— Oggi o domani è lo stesso, poichè è da farsi....

— Devo portar qui tutte le carte? [p. 249 modifica]

— Se crede posso venire nel suo studio — rispose Giulia per cortesia verso l’avvocato ed anche per risparmiare alla sua amica la noja di udir parlare d’affari.

Pompeo accese un lume e condusse la sua giovane cliente in un gabinetto tutto pieno di libri e di carte.

— Non è elegante.... mormorò sorridendo.

— Ma per trattar le cause!...

— Diffatti — non mi occupo d’altro.

Giulia sedette in un ampio seggiolone di pelle dove la sua figurina scompariva quasi tutta e non ne usciva che la testa graziosamente infantile illuminata sotto il raggio della candela.

Pompeo appoggiò una mano su quel seggiolone.

— Ecco: Lettera del fabbricatore di carrozze; acconsente a riprendere il tylbury con duecento lire di perdita?

— Che ne dice?

— Si può accettare. — Altra lettera del sarto....

— Basta, basta, tutto quello che farà lei sarà bene. Mi faccia un po’ vedere la minuta.

Pompeo le presentò un gran foglio di carta notarile, ma appena Giulia vi ebbe posto gli occhi gettò una esclamazione di meraviglia — aveva riconosciuta la scrittura precisa della lettera anonima....

— Mio Dio! disse stringendosi con una mano il cuore. [p. 250 modifica]

— Signora? chiese Pompeo spaventato.

Giulia lo guardò — tornò a guardare lo scritto e restò sospesa per mille dubbii.

— Si sente male?

— No. Osservo questa calligrafia — è la sua?

La voce di Giulia era chiara benchè debolmente accentuata; Pompeo rispose balbettando:

— È mia.

Un breve silenzio crebbe l’imbarazzo del giovane, mentre Giulia che s’era armata di risoluto coraggio continuò:

— È strano — mi sembra di averla veduta altrove.

— Le calligrafie veramente non sono che tre o quattro e la maggior parte degli scritti assomigliano a qualcun altro.

La riservatezza dietro cui si trincierava l’avvocato determinò l’ardire della nostra eroina.

— Eppure questa nota somiglia perfettamente a una lettera anonima ch’io ricevetti quand’era al podere.

Giulia, che dopo tanta franchezza si credeva armata fino ai denti, sollevò gli occhi per godere dell’imbarazzo di Pompeo. Ma gli occhi di Pompeo brillavano di un fuoco insolito e così acuta ne era la pupilla ch’ella tremò tutta. [p. 251 modifica]

— Posso chiederle senza indiscrezione quali pensieri le suscitò quella lettera?

La sua voce era ridivenuta ferma, aveva un tono deciso e Giulia rispose debolmente:

— Io pensai che avevo un amico sulla terra.

— Grazie! esclamò Pompeo piegando un ginocchio.

— Era lei dunque?

Giulia si alzò smarrita, ma la dolce violenza di una mano che ardeva la ritenne sulla sedia.

— Mi ascolti per carità — dopo cinque anni di silenzio imploro la grazia di poter parlare! Sì, sono io che le ha scritto quella lettera perchè volevo in qualunque modo esserle utile, perchè l’amo, signora!

Pompeo aveva l’intenzione di fare un lungo discorso, ma sulla parola, amo, si arrestò di botto — e quello che i labbri schivi non sapevano determinare lo espressero i suoi occhi amorosamente supplichevoli.

— Mi ama! mi ama! mormorava Giulia che non aveva mai udito parlar d’amore con tanto accento di verità.

— Adolescente ancora, ella mi apparve come l’angelo dell’avvenire e seguivo ansioso lo sviluppo delle sue grazie di donna, pensando che sarebbero state la gioja della mia vita. Ma ella era tanto giovane! ed io non osavo presentarmi senza una posizione determinata. Solo custode del mio segreto lo alimentavo in silenzio [p. 252 modifica] pascendomi di sogni celesti.... fu allora che si sparse la voce del suo matrimonio....

Giulia lo interruppe con uno scoppio di pianto, ed egli, che da qualche momento tratteneva a stento le lagrime, le si fece compagno in quello sfogo di dolorose memorie; ma la era una commozione piena di dolcezza perchè le loro mani intrecciate si ricambiavano strette soavi e dagli sguardi castamente velati sfuggivano scintille di voluttà.

Pompeo continuò con passione:

— Io l’ho amata egualmente e sempre.... nè verun altro amore felice mi avrebbe compensato di questo amore senza speranza — ella è la mia vita, nelle sue mani sta il mio destino.... o avventurato come nessun uomo al mondo, o infelice per tutti i giorni che mi restano!

Il volto di Giulia era rigato di lagrime e l’avvocato cedendo a una ispirazione improvvisa esclamò a voce bassa, come chi si confessa di una colpa:

— Signora, io ho un fazzoletto bagnato di altre sue lagrime che i miei baci hanno assorbito....

Chi sa che cosa voleva concludere! — ma Giulia non gliene lasciò il tempo, curiosa di mettere in chiaro la storia del fazzoletto.

Era proprio lui l’ombra misteriosa sotto i pioppi.

Quanta costanza d’amore! Quanta virtù di silenzio! [p. 253 modifica]Come avrebbe potato resistere il cuore di Giulia preparato dalla sventura a una doppia dose di sentimento, a un maggior bisogno di tenerezza?

Ella non rispose alle calde parole di Pompeo, ma il suo silenzio era eloquente e sotto il leggiero tessuto della sua veste di lutto si vedeva palpitare il cuore.

— Avete finito? — domandò improvvisamente la voce giuliva della signora Chiara, mentre la sua testa impaziente faceva capolino dall’uscio.

— Vieni, vieni! esclamò Pompeo con uno slancio che fece retrocedere sua sorella sbigottita. Sarai contenta di me, ora. Guardami, che faccia mi trovi?

— Una faccia da spiritato, se vuoi saperlo.

— No, Chiara. Io sono felice, guardami meglio e guarda la signora.... Giulia.

La buona donna ebbe come un barlume della verità e non le restò più alcun dubbio vedendo Giulia che si alzava dal seggiolone tutta tremante e abbracciandola le susurrava all’orecchio:

— Mia sorella!

— Lode a Dio — è dunque questo il segreto, Pompeo? E saranno finiti gli svenimenti, le malinconie, i cattivi sogni....

Stava per dire, i fazzoletti nascosti, ma si fermò a tempo riflettendo ch’ella non doveva conoscere questo dettaglio. [p. 254 modifica]

Lettori, sarete voi dell’opinione della signora Chiara e direte, come lei, che non si poteva concludere meglio? Nel suo febbrile entusiasmo ella pensava già di terminare in fretta il tappeto per mettersi a preparare camiciolini lunghi un palmo e graziose cuffiettine rosa....

Così sia.

FINE.