Tommaso Moro (Pellico, 1834)/Atto Terzo/Scena V

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MORO, CROMWELL E DETTI


MORO
Signore.....
ARRIGO
Moro..... aspettai gran tempo io che parola
Di scusa e pentimento a me mandassi.
MORO
Di scusa e pentimento avrei parola
A voi mandata, o sir, se coscïenza
Di fallo alcun mi rimordesse.
ARRIGO
Or cangia
Finalmente linguaggio. Odi. Rammenta
La reverenza che alla tua dottrina
Piacquemi professar; gli onori, ond’io
La segnalai; l’affetto che verace
Per te nutrii. Rammenta i dì che insieme
Della Chiesa britannica gli abusi
Deploravam; che a migliorarla entrambi
Volgevamo il pensier. Questa riforma
Ardito assunsi, e tu m’abbandonasti.
MORO
Sire, io seguìto avriavi in tanta impresa,
Se zelator fanatici e bugiardi
Colà sospinta non l’avesser, dove
[p. 40 modifica]Scisma divenne e spogliamento e strage.
Riforma vera, innocua, e non contraria
A’ cattolici dogmi io desïava!
Riforma di costumi! onesta guerra
A superstizïoni! insegnamento
Di salda sapïenza! - A tal riforma,
E non ad altra, ad aderir son pronto.
ARRIGO
D’uom veggente qual sei, d’uomo che lunga
Esperïenza ammaestrò, non degna
È la rampogna. I grandi scontimenti,
Mossi uno stato a migliorar, non ponno
Da parzïali danni ir mai disgiunti.
Meravigliarne al volgo lascia; al volgo
Impaurirne, e l’avvenir tu mira.
D’Arrigo ottavo al tempestoso regno
Succederà felice calma; ed opra
Di tal regno sarà. Dal roman giogo
Liberata Inghilterra, il suo robusto
Alto intelletto spiegherà con nova
Sorprendente possanza, e lume all’altre
Nazïoni farassi, e glorïosi
Secoli avrà di senno e di fortezza.
Tal nobile successo io mi proposi.
MORO
E successo dovea nobil proporsi
Arrigo ottavo. Ma fallito ha il modo.
Tanto in questa feconda isola è spirto
Di gagliardia e di libertà e di senno,
Che di discordie scellerate ad onta,
E [p. 41 modifica]di leggi tiranniche e d’eccidii,
Rialzerà forse tra breve, io spero,
L’alterissima testa. Ahi! ma con sua
Prosperità misti verranno indegni
Amari frutti del presente tempo.
Vita lo scisma, e collo scisma avranno
Civili odii, e calunnie, e smembramenti
Infiniti di culto, e prolungata
Disuguaglianza de’ più sacri dritti,
E, chi sa, da tai germi, un dì, rovina!
ARRIGO
Pusillanimi accorre uomo di stato
Non dee temenze.
MORO
Escludere non dee
Rilevanti temenze e ragionate.
Che s’elementi io veggo alla futura
D’Inghilterra grandezza, e presagirla
Possiamo fin d’or, non però veggo come
Sien fra questi elementi ingiuste leggi,
Rie persecuzïoni, e novo culto
Predicato col ferro.
ARRIGO
Audace molto
Sempre favelli.
MORO
Schietto ognor favella
Al prence suo chi l’ama; e cangiar mai
Per terrore di carcere o di morte
[p. 42 modifica]Non potrei di linguaggio anzi ad Arrigo.
Menzognere lusinghe e sventurate
Passïoni v’acciecano. Riforma
Non è questa che oprate; ell’è implacata
Guerra a color che contraddirvi osaro,
Quando a voi disgradò dell’infelice
Caterina l’amor; quando l’amore
D’Anna (ahi ben più infelice dell’espulsa!)
Troppo del vostro core ebbe trionfo.
ARRIGO
Non proseguir. Così rimerti, ingrato,
D’Anna gli uffici generosi?
MORO
Onore
Alla pietà di questa donna! onore
All’amistà che conservar degnossi
A mia mesta famiglia! onore al suo
Di concordia desìo! ma i pregi molti
Di quell’alma gentil non mi trarranno
Neppur seco ad infingere.
ANNA
Ahimè! vana
Stata non sia mia intenzïon di pace
Fra il re, mio sir, e un suddito che tante
Virtù illustraro. Questa pace è il voto
Di sì buon re, d’ogni Britanno e il mio.
Deh, Moro, il voto tuo pur non sarebbe?
MORO
Sì, magnanima, sì. Mio voto ardente
È [p. 43 modifica]servire il mio re, la patria mia;
Ma tal servigio verità richiede,
E verità parlò il mio labbro ognora,
Ed or riparla verità. - Se dopo
Questo imprecato regno, un dì Inghilterra
Correggerà gl’iniqui impulsi, e sete
Avrà di tolleranza e di giustizia,
Vostra la lode non saranne, o Arrigo.
Scritto con note orribili di sangue
Fia dalla storia il nome di colui
Che il novo culto sotto pene impose
Di ferri e di patiboli.
ARRIGO
A me ardisci
Vitupero vibrar?
MORO
No, ma nunciando
Vitupero infallibil nella storia
ad ogni re che sia crudel, e oltraggio
Rechi alle coscïenze, io vi rammento
Che per voi sta, la pagina abborrita
Del biasmo eterno cancellar.....
ARRIGO
Curvando
Forse mia regia fronte anzi superbo
Anacoreta! intendo. Anzi impostore
Che impoverire il popolo m’intimi
Per espïar mie colpe!
MORO
Ad impostori
[p. 44 modifica]Siccom’io non mi curvo, e son Cristiano,
E Cattolico son, così a ministri
Degni di Dio curvarvi sol dovreste.
E, vostre colpe ad espiar, costoro
Non v’imporrìan se non virtù. Lasciamo,
Lasciamo, o re, l’ignobil consueto
Travestimento delle cose ai soli
Abbìetti ingegni proprio. Essi, giurando
Oggi per Inghilterra odio e dileggio
A’ perseveranti nel paterno culto,
Doppiano, in lor malediche pitture,
Gl’infamanti colori, e ciò ch’ è luce
Negar osano affatto o copron d’ombra.
Non noi così, non noi così, o signore!
Da’ volgari giudizii independente
Esser dee quel de’ forti e saggi spirti.
ARRIGO
La britannica Chiesa.....
MORO
Avea ministri
Non degni assai; degnissimi n’avea.
Turbe ell’avea d’ipocriti, ed avea
Cultori sincerissimi d’Iddio.
Questa Chiesa purgare, illuminarla,
Non di sangue cospargerla si debbe.
ARRIGO
Agevol cosa a desïarsi, e scabra
Ad eseguir. Del giovenil tuo libro
Dell'Utopia ti mostrerai tu dunque
[p. 45 modifica]Sempre l’autor? Grigia hai la chioma, e visto
Hai dagli alti gradini del mio trono
Dell’inquïeta umanità gl’insani
Moti complicatissimi; e ancor sogni
Poter que’ moti regolarsi ognora
Dal voler di chi regna? Eh via, concedi
Ch’ arduo socïal bene oprare in guisa
Non vïolenta mal si può. L’oprai
Questo ben periglioso; ed hammi cure
Molte costato, e molti errori forse
E molta ne’ miei sudditi maligna
Ingratitudin. Ma l’oprai! Volgari
Ragionamenti m’abbagliaron forse,
Ma non volgare è il mio coraggio, e tema
D’esser vil nella storia in me non cape.
MORO
Vil, no, non vi dirà, ma.....
ARRIGO
Ti consiglio
Di far senno, e pensar, che qui mutarsi
Non già il tuo re; tu il dèi. Volli rispetto
Del tuo ingegno portare alla grandezza,
A’ tuoi lunghi servigi, alla tua fama,
Pace tra noi possibil desïando.
Oggi a me stesso, al mio regal decoro
Debitor son d’esigerla, o por fine
Con esemplar castigo alla tua audacia.
Vuoi tu?.....
MORO
Ingannarvi, o sir? Nol vorrei mai.
[p. 46 modifica]Ingannar me medesimo, e innocenti
Fingermi l’opra d’un regno di sangue?
S’anco il volessi, non potrei.
ARRIGO
Tu pensi
In tua arroganza, che il tuo merto basti
Dalla scure a salvarti. Erri.
ANNA
Con ira
Questo colloquio non si sciolga. Il Cielo,
Da tal colloquio fa dipender oggi
D’Inghilterra la sorte.
ARRIGO
I giuramenti
Che presta ogni Britanno, e Moro presti.
MORO
Fede al mio re giurai; fede gli tenni.
ARRIGO
Obbedïenza del tuo re alle leggi!
MORO
Quando a giustizia, a Dio non son contrarie.
ARRIGO
A Dio contrarie leggi io non impongo.
MORO
La libertà del credere è vietata
Con catene e supplizi: ella sia resa,
E più contrarie a Dio non saran leggi. [p. 47 modifica]

arrigo.

La libertà che invochi era a mio danno,
A danno della patria astutamente
De bugiardi cattolici adoprata.

moro.

Adoprata da’ retti era a dar gloria
Alla patria ed al ver: io la riclamo
In nome d’ogni retto.

arrigo.

O Moro ceda,
E rïasceso a’ primi gradi il voglio
Della mia corte, o tremi. Il suo rifiuto
Di sancir mio divorzio e la riforma
A lui non sol morte sarà, ma a tutti
Suoi colpevoli amici.

moro.

Il so, dannato
Già di Rocester è il pastor! ripiene
Ahi d’innocenti vittime son tutte
Del regno le prigioni!..... Inorridisco,
Ma quei capi carissimi non posso
Dalla scure sottrarre, al patto infame
D’apostasia.

arrigo.

Morran!

moro.

Dio salveralli
Colà dove di forti odio non giunge. [p. 48 modifica]
ARRIGO
Più in là che a re non lice, io la mia grazia
Ver te recai, superbo. Ora è tua colpa,
Se il nodo, ch’ io scior non volea, è spezzato.
ANNA
Deh! ferma, sire!
ARRIGO
In carcer ricondotto
Venga costui; si convochi il giudizio
Per condannarlo, e lui preceda intanto
Alla mannaja il vescovo suo amico. (Parte.)