Tommaso Moro (Pellico, 1834)/Atto Secondo/Scena IV
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Silvio Pellico - Tommaso Moro (1834)
Atto Secondo - Scena IV
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MORO, MARGHERITA
- MARGHERITA
- Scellerato! - O buon padre, ah tu con novi
- Dispregi forse lo irritasti! Il mio
- Dubbio tu affermi. Ah soffri ch’io ten volga
- Amorevol rampogna! E come mai
- Umil tu sempre con ogn’altro!.....
- MORO
- Umile
- Esser con tutti bramerei; ma forza
- Maggior di me m’imbaldanzisce in faccia
- A’ manifesti ipocriti; un dovere
- Sembrami allor dell’innocente oppresso
- Non piegar la cervice innanzi a loro,
- Lor fiducia atterrar col vilipendio.
- Reliquia forse di superbia è questa:
- Me la perdoni il Ciel. Ma il Ciel discerne
- Ch’io que’ medesimi ipocriti, que’ bassi
- D’Arrigo adulatori, a cui rinfaccio
- I lor delitti, nel mio cor compiango,
- E prego il Ciel che ridivengan giusti.
- MARGHERITA
- Amato genitor, fatto di tante
- Virtudi specchio agli uomini ti sei;
- Quest’una non ti manchi: i sensi tuoi
- Più sovente dissimula a coloro
- Che nocer vonno ed han fatal possanza.
- MORO
- I sensi miei dissimulai finora
- Più che non credi, o figlia. Interrogato
- Fui da più d’uno scrutatore astuto
- Sulla supremazia ch’entro il britanno
- Regno pretende nella Chiesa Arrigo;
- Interrogato fui sovra il divorzio,
- Sovra leggi di sangue e di rapina.
- Spesso risposi con ambagi; spesso
- Parte velai de’ miei pensieri, e indugio
- A più rifletter dimandai. Prudenza
- Quell’infinger pareami e senza colpa,
- E speme di salute indi io traea.
- Or Dio mi pone in cor di quelle ambagi
- Disdegno irresistibile; e pavento
- Causa non sien di scandalo; ed anelo,
- Più apertamente che nol feci mai
- Confessar tutto il sentir mio.
- MARGHERITA
- Chi parli?
- Misera me! No padre. I tuoi nemici
- Altro appunto non braman, fuorchè trari
- A tai palesi detti onde la legge
- Oltraggiata si dica, e su te possa
- Suoi fulmini lanciar.
- MORO
- Ciò che s’aspetti
- A me dire o tacer, lascia che Dio
- A me l’ispiri, o figlia. Or di tua madre
- Deh mi favella e de’ fratelli tuoi
- E delle suore tue. Perchè venuti
- Tutti all’amplesso mio teco non sono?
- MARGHERITA
- Egra dal duol sempre è la madre, e spesso
- Il senno le si turba, e miserande
- A te volge parole, e ti scongiura
- Di non volerla uccider, di serbarti
- Per lei, pe’ figli tuoi. Piangonle intorno
- Le minori mie suore e i pargoletti;
- E tutti il Ciel pel carcerato padre
- Stancan di preci notte e dì. Famiglia
- Più degna di pietà mai non fu vista!
- MORO
- Oh figli miei!
- MARGHERITA
- Di lagrime il tuo ciglio
- S’empie, o misero padre. Ah sì! le versa
- Su tanti strazïati ed innocenti
- Cuori che t’aman! che di te han bisogno!
- Che senza te viver non ponno! In tuo
- Arbitrio stassi il consolar lor duolo,
- Il dissipar quel nembo di sventura
- Che spaventosamente or li ravvolge.
- Placa l’ira del re. Modo ritrova,
- Di non negargli i giuramenti imposti.
- MORO
- E se tal modo non vi fosse, o figlia,
- Tranne di coscïenza soffocando
- Le più solenni grida? - Impallidisci?
- MARGHERITA
- Se irremovibil sei, noi sciagurati!
- Perderti dovrem dunque? A ciò non posso,
- A ciò non posso rassegnarmi, o padre!
- Pietà de’ figli tuoi! Pietà del santo
- Vescovo amico tuo, che poco lunge,
- Qui in orribile carcere, prostrato
- La morte aspetta a cui ria legge il danna,
- E che salvar tu solo puoi! Concesso
- Di vederti mi fu, perchè una volta
- a più docili sensi io ti radduca.
- Guai se ad Arrigo io ritornassi e fermo
- Te nel rifiuto dirgli anco dovessi!
- Consentimi che a lui rechi parola.....
- MORO
- D’ossequio, sì, d’amor.....
- MARGHERITA
- D’obbedienza...
- MORO
- In ciò soltanto che conforme io stimi
- A verità, a religion!
- MARGHERITA
- Consenti.....
- MORO
- Voce dunque autorevole di padre,
- Dal lacerato cor, sulla mia figlia
- Alzar dovrò? cessa, m’intendi? cessa
- Di tentarmi a viltà. Sì basso ufficio
- Alla figlia di Moro non s’aspetta.
- Ignori tu, crudel, che i troppo cari
- Accenti tuoi, tue lacrime, il dolente
- Quadro di mia famiglia sconsolata,
- L’orrenda idea d’una mannaja appesa
- Sulla cervice del miglior mio amico,
- Son tormento maggior delle mie forze?
- MARGHERITA
- Padre!
- MORO
- Non proseguir. Tergiamo entrambi
- Pianto di noi non degno. Al re ritorna
- Con raffermato onesto ardir. Ti mostra
- Figlia di Moro. Digli ch’io nemico
- Mai non gli fui, che nol sarò giammai,
- Ma che obbedirgli dove egli comanda
- Di mover guerra a’ miei paterni altari,
- D’aborrir molti egregi amici, e plauso
- Alzar su lor esigli e su lor morti.....
- (Elevando risolutamente la voce.)
- Non posso!
- MARGHERITA
- Oh voce!
- MORO
- È inappellabil! - Figlia.....
- Ahi, tronco dall’angoscia è il tuo respiro!
- Scuotiti; ascolta..... Oh versa pur, qui versa
- Su questo sen tue lagrime dirotte!
- Con amor le raccolgo e teco piango.
- Ma mentre sacro duol effonde il core,
- Salda la mente, intrepida rimanga!
- MARGHERITA
- Oh Ciel! qui muove alcun. Già da te forse
- Separarmi vorran.