Tommaso Moro (Pellico, 1834)/Atto Quinto/Scena IV

Atto Quinto

Scena quarta

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Parecchi SOLDATI fanno far largo. Avanzasi MORO

lentamente fra i suoi custodi.


MORO
Ah! ch’io un istante
Qui mi soffermi! - Ecco la via che adduce
Al già felice mio tetto paterno. -
Ch’io da lunge un istante ancor vagheggi
Quel caro tetto; d’or innanzi il tetto
Di derelitta vedova languente
E di figli che padre ahi! più non hanno.
Intenerirmi, no, non arrosisco:
I suoi diritti ha natura.
SECONDO CITTADINO
Oh sventurato!
L’albergo ei mira de’suoi figli, e piange. [p. 79 modifica]
MORO
Questo pianto tergiam. - Su quella casa
La man di Dio riposi, e intemerati
Serbi color che l’abitan, si ch’uno
Non se ne perda, e li rivegga io in Cielo!
Ah! la mano di Dio posi su tutta
Questa nativa mia terra diletta!
Protegga i buoni ond’ella abbonda, e sforzi
I malvagi a temerla e rïamarla!
Ponga fine agli alterni odii feroci
Che di religïone usurpan nome,
Ed a color che schietti erran, perdoni! -
Andiam. - Là sorge il feral palco. Oh santo
Di Rocester pastor! mia dolce guida
Per sì lunghi anni! tu quel palco dianzi
Coraggioso ascendesti, e tu sei quegli
Che, giunto in Ciel, tosto da Dio impetrasti
Ch’ivi l’amico tuo ti seguitasse!
VOCI LONTANE
Un varco!
MORO
Che sarà?
VOCE DI MARGHERITA
Padre!
MORO
La voce
Di Margherita! Ohimè!