Tommaso Moro (Pellico, 1834)/Atto Quinto/Scena II

Atto quinto

Scena seconda

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MARGHERITA, ALTRI CITTADINI, E DETTI


MARGHERITA
Crudeli!
Ove mi strascinate? Al padre mio
Perchè svelta m’avete? Io sino al fine
Voglio vederlo! Io, dacchè vivo, i guardi
Insazïata su lui tenni sempre,
Ed abbastanza nol mirai! Raccorre
Tutte vogl’io le sue sacre parole!
Privar me figlia sua, me d’una pure
Di sue parole estreme, o scellerati,
È inaudita barbarie! Io son la prima
Delle figliuole sue, quella cui volse
[p. 73 modifica]Più lunghe cure! Alma non v’era la mondo
Che il conoscesse siccom’io; che tanto
Lo riverisse e amasse! Ed egli amava
La maggior figlia sua, come colei
Che più intendealo e più bisogno avea
D’esser con lui!
PRIMO CITTADINO
Chi mai di filïale
Amor con tanta tenerezza espresse
I sacri sensi?
MARGHERITA
Ah! voi con me piangete,
E inesorabilmente al padre mio
Mi volete involar! Qui vo’fermarmi,
Qui sulla via del suo fero suppolizio
Il vo’aspettar! Vostra pietà è codardo
Ufficio ch’io disprezzo e maledico.
No! altrove più non mi trarrete. Io voglio
Rivederlo, o morir!
TERZO CITTADINO
(Uno dei due che la sostengono.)
Quando svenuta
Un istante ti vide, a noi commise
Il padre tuo di ricondurti al tetto
Della misera madre.
MARGHERITA
Il duro cenno
Di staccarmi da lui, no, non vi diede
Il padre mio. Qual di sua figlia amata
[p. 74 modifica]Siasi il coraggio ei sa, qual sia l’immenso
Uopo ch’ell’ha di stargli ancora a fianco.
Riedere a lui, deh! mi lasciate.
TERZO CITTADINO
In questi
Ultimi sacri istanti suoi tuo padre
Ha di pace mestieri.
MARGHERITA
Ultimi istanti!
Ultimi dunque son? Ognuno il dice,
Il dico io stessa, e pur nol credo ancora!
Prodigi oprerà Iddio, tal mostruoso
Avvenimento ad impedir: la morte
(E per man d’un carnefice!) la morte
Del più retto degli uomini! Il re l’ama;
Il re ucciderlo finge; il re non vuole
Se non che spaventarlo. Oh sconsigliata
Finzïon disumana! E così poco,
O stolto rege, il padre mio conosci,
Da presumer che in lui possan catene
E terrori di morte? Ahimè! che parlo?
E a morte da parecchi anni non veggio
Trarre innocenti tuttodi? Mio padre
Uccider vonno! ucciderlo!
TERZO CITTADINO
T’acqueta.
MARGHERITA
Ch’io m’acqueti, allorquando orfana fammi
L’iniquità d’un vil tiranno e vostra?
[p. 75 modifica]L’ingratissimo re sia maledetto
Da’presenti e da’posteri! e del pari
Maledetti, o pacifici codardi,
Siate in eterno voi, per la cui rea
Calma i giusti periscon! Me frementi
A che mirate? Io sono, io son la figlia
Di quel Tommaso Moro, a cui fur colpa
Le sue virtù. Non gli assomiglio in tutti
Gl’incliti pregi suoi, ma rea son pure
D’amar la patria e d’amar Dio! son rea
D’esecrare i vigliacchi e negar fede
Al vantato valor d’empie riforme
Santificate da rapine e sangue.
Me pur, me pur date agli sgherri; io merto
Col mio padre morir, io morir voglio
Accanto a lui!
TERZO CITTADINO
Quai detti! Intorno ferve
Tutta la turba. Ah! inutili tumulti
Non eccitiam!
MARGHERITA
Non paventar. Di rabbia
Ferve la turba contro me, che ardisco
Pusillanime dirla e innanzi a Dio
Mallevadrice d’assassinio tanto!
A nobil pazïenza avezzi troppo
Oggi sono i Britanni. Alcuno un brando
Non alzerebbe ad impedir la morte
D’un innocente cittadin, che tutta
A magnanimo oprar volse la vita!
[p. 76 modifica]D’un cittadin che alla sua patria amata
Tanto lustro aggiungea! d’un cittadino
Che favorito fu d’un re, e parola
Adulatrice non drizzogli mai!
PRIMO CITTADINO
Dritto favelli. Chi mortal sì degno
Nega salvar, non è Britanno!
SECONDO CITTADINO
Viva
Tommaso Moro!
MOLTI
Viva! Egli è innocente!
TERZO CITTADINO
Miseri noi! Che fia? Contro la plebe
Or si scaglian le guardie. Almen la figlia
Di Moro dal periglio or si sottragga!
(Egli ed un altro conducono via Margherita.)
MARGHERITA
(Partendo.)
All’armi! all’armi! il padre mio salvate!