Storia segreta/Capo XXX
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CAPO XXX.
Che poi nemmeno de’ Veneti, che mostravano tanto attaccamento a lui, avesse alcun riguardo ove si trattasse di denaro, vengo a dimostrarlo presentemente.
Maltane cilice, genero di Leone referendario, di cui già feci menzione, fu mandato in Cilicia per reprimere sedizioni colà nate. Costui prevalendosi della occasione trattò con indegni modi parecchi della provincia; e del denaro moltissimo che rubò, porzione ne diede a questo tiranno, porzione aggiunse alle proprie ricchezze. Tolleravano altri in silenzio codeste ruberie: ma quanti erano in Tarso di fazione veneta dicevano pubblicamente vituperii nel foro contro Maltane assente, fidatisi nel patrocinio di Teodora. Saputa Maltane la cosa, raccolta una squadra di soldati, di notte giunse a Tarso; e sull’albeggiare della mattina, mandati soldati nelle case, comandò che facessero mano bassa sopra tutti. I Veneti credendo di essere assaliti da’ nemici, dato di piglio alle armi, che il caso presentò a ciascheduno, si misero a difendersi contro la violenza. Molti casi occorsero in mezzo alle tenebre; e fra gli altri questo, che venne morto per un colpo di dardo Damiano senatore, e capo de’ Veneti di Tarso. Tosto che la nuova dell’accaduto in quella città si seppe in Costantinopoli, i Veneti della capitale, accesi d’ira, si misero a far tumulto, alzando presso l’Imperadore su quel fatto grida e querele, e a rompere in truci minacce e in ingiurie contro Leone e Maltane. L’Imperadore simulando di prender la cosa a petto, e d’esserne gravemente dolente, con editto ordinò che si facesse processo sopra quanto Maltane avea commesso. Ma Leone con un copiosissimo sborso di denaro estinse l’ardor dell’editto e della benevolenza dell’Imperadore verso i Veneti, il quale lasciò in abbandono il processo. Venuto poi Maltane a Costantinopoli, con molta cortesia lo accolse, e l’onorò. Se non che i Veneti nell’atto che colui usciva degli appartamenti dell’Imperadore, nello stesso palazzo lo assaltarono e lo ferirono a modo, che sarebbe stato ucciso, se alcuni occultamente corrotti da Leone non vi avessero posto impedimento. E qui chi è che giustamente non chiami ben misera questa repubblica, nella quale un Imperadore si lascia per denaro indurre a non punire i misfatti; nella quale uomini facinorosi nel palazzo stesso, e sotto gli occhi di un Imperadore, con furioso impeto ardiscono metter le mani addosso ad un magistrato? Aggiungasi che tanto Maltane, quanto quelli che sì violentemente lo assaltarono, rimasero impuniti: onde può vedersi che razza d’uomo fosse Giustiniano.