O voi, che le Cefisie onde otteneste

greco

Pindaro Antichità 1886 Achille Giulio Danesi Indice:Poesie_greche.djvu Poesie letteratura Olimpica XIV. Ad Aropico Intestazione 22 febbraio 2011 100% Poesie

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O voi, che le Cefisie onde otteneste,
     Che dimorate in una equestre sede,
     Del fertile Orcomeno o voi regine
                                    4Grazie, m’udite.
De’ Minii antichi, o protettrici, a voi
     Volgo le preci. Inver per voi diventa
     Tutto giocondo e dolce all’uman germe,
                                    8O che si vanti
Alcun di senno o di beltade o d’oro.
     Non fan gli Dei senza Grazie danse,
     Nè conviti, chè in ciel dispensatrici
                                    12Di tutto sono,
Ed hanno il trono al Pitio Apollo presso,
     Che tratta l’arco d’oro, e fanno onore
     Al loro padre Olimpio, in sempiterno
                                    16Lui celebrando.
Aglaia venerando e tu Eufrosine
     D’inni vaga, di Giove onnipossente
     Figliuole, prego, a me porgete orecchio
                                    20Or ch’io v’invoco.
Tu pur, Talia, che sei del canto amica
     Il guardo volgi all’inno mio corale,
     Che sostenuto da propizia sorte
                                    24Ecco, s’inoltra.

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In Lidio metro, in meditato carme
     Canto Asopico: a te si dee, se questa
     Minia città vinse gli Olimpii giuochi.
                                   28Eco, tu vanne
Nella sede, ove alberga in negre mura
     Ecate: al padre Cleodàmo arreca
     La nobile novella, allor che il vedi,
                                   32Che il figlio suo
Cinse la chioma giovanil d’un serto,
     Che meritò ne’ generosi ludi,
     Entro del seno della glorïosa
                                   36Città di Pisa.