Il dottor Antonio/XXV: differenze tra le versioni

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Antonio Marotta testimonio contro il prete Nardi, è notato nella sua fede di perquisizione per testimonianza falsa, e spergiuro in un processo politico contro il canonico Colamella, e sta attualmente sotto mandato di arresto della Gran Corte Criminale di Potenza, a dispetto della quale rimane pur libero. Quest’uomo è il vero bruto dei delatori. Denunziare il prete Nardi suo cugino era per lui una leggierezza; e l’aveva portata fino all’eroismo denunziando i due suoi fratelli. Se ne vanta come di cosa fatta in servizio del Re. I due infelici fratelli di Marotta, non potendo sopportar più a lungo il disonore recato ad una famiglia onorevole dalla infame condotta di lui, lo avevano cacciato di casa; ed egli, per vendicarsi, erasi fatto l’accusatore del sangue suo. Resta Iervolino, la chiave dell’arco dell’accusa contro Poerio, Settembrini e Nisco. Dedicheremo un capitolo intero alla deposizione di questo consumato furfante, e a varii incidenti cui diede luogo. Occuparono essi tutta la decimaquarta seduta della Corte, e nessun’altra seduta meglio di questa può dare un’idea più completa di tutta la procedura; nessuna metter meglio in rilievo l’iniquità dell’accusa affatto infondata, la nobile attitudine della difesa, la predeterminazione a condannare per parte dei Giudici(<ref name="ftn8"> () Le particolarità contenute in questo e nel seguente capitolo, sono tratte in ristretto da una corrispondenza pubblicata in allora da un giornale di Torino, moderato e abilmente diretto, il ''Risorgimento''. Fu l’unico giornale, per quanto sappiamo, che abbia data maggior pubblicità che per lui si potesse al processo contro Poerio e compagni. Il corrispondente era testimonio di vista coscienzioso; però è lecito confidare nella sua veracità.</ref>).
 
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