Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/255: differenze tra le versioni
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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|116}}-->calore che si faccia per ragione e non per passione; e la stessa religion cristiana, che pare ed è alienissima dalla passione, tuttavia perché l'umano si mescola in tutto, non è stata mai seguita e difesa con vero interesse se non quando ci erano portati da spirito di parte, da entusiasmo ec. Ed anche ora i divoti fanno come un corpo e una classe, la quale s'interessa per la religione solamente per ispirito di partito, e quindi le loro malignità verso i non divoti o gl'irreligiosi, e l'astio ec. e le derisioni; tutte cose umane e passionate, e non divine né ragionate né fatte con posatezza e freddezza d'animo (7 giugno 1820). |
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{{ZbPensiero|116/1}}Gli antichi supponevano che i morti non avessero altri pensieri che de' negozi di questa vita, e la rimembranza de' loro fatti gli occupasse continuamente, e s'attristassero o rallegrassero secondo che aveano goduto o patito quassú |
{{ZbPensiero|116/1}}Gli antichi supponevano che i morti non avessero altri pensieri che de' negozi di questa vita, e la rimembranza de' loro fatti gli occupasse continuamente, e s'attristassero o rallegrassero secondo che aveano goduto o patito quassú; in maniera che, secondo essi, questo mondo era la patria degli uomini, e l'altra vita un esilio; al contrario de' cristiani (8 giugno 1820). Vedi p. {{ZbLink|253}}. |
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{{ZbPensiero|116/2}}Dovunque si formano le scienze o le arti o qualunque disciplina, quivi se ne creano i vocaboli. Se noi italiani non volevamo usar parole straniere nella filosofia moderna, dovevamo formarla noi. Quelle discipline che noi abbiamo formate |
{{ZbPensiero|116/2}}Dovunque si formano le scienze o le arti o qualunque disciplina, quivi se ne creano i vocaboli. Se noi italiani non volevamo usar parole straniere nella filosofia moderna, dovevamo formarla noi. Quelle discipline che noi abbiamo formate, per esempio l'architettura, hanno i nostri vocaboli anche presso le altre nazioni. |
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{{ZbPensiero|116/3}}La cagione di quello che dice Montesquieu, l. c. ch. 11 |
{{ZbPensiero|116/3}}La cagione di quello che dice {{AutoreCitato|Montesquieu}}, l. c. ch. 11, p. 124 fine, è che l'uomo s'offende piú del disprezzo che del danno. E la cagione di questo è l'amor proprio il quale considera piú noi stessi che i nostri comodi. Vero è che certe anime basse non si curano del disprezzo, e non si dolgono che<span class="SAL">255,4,Gimilzor</span><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|117}} dei danni. La cagione è che in questi l'amor proprio essendo<span class="SAL">255,4,Gimilzor</span><section end=2 /> |