Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/325: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|192}}-->quali rende difficilissimo, e forse impossibile il fare ugualmente interessante un soggetto nuovo, massime in poesia, dove tutto il diletto proviene dall’interesse, e non può stare colla sola curiosità, o desiderio d’istruirsi ec. come nelle storie e simili. E vedi il mio discorso sui romantici. ''Souvent notre ame se compose elle-même des raisons de plaisir, et elle y réussit surtout par les liaisons qu’elle met aux choses''. Questo e tutto l’altro che dice Montesquieu è notabilissimo, e applicabile a diversissimi casi e condizioni nelle quali ci riesce piacevole quello che ad altri non riesce, e a noi <span class="SAL">325,3,Aubrey</span><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|193}} stessi non riusciva in altre circostanze. Per esempio, fu un tempo non breve in cui la poesia classica non mi dava nessun piacere, e io non ci trovava nessuna bellezza. Fu un tempo in cui io non trovava altro studio piacevole che la pura e secca filologia, che ad altri par noiosissima. Fu un tempo in cui le scienze mi parevano studi intollerabili. E quanti nelle loro professioni trovano piaceri, che agli altri parranno maravigliosi, non potendo comprendere che diletto si trovi in quelle occupazioni! E nominatamente in quello che appartiene alle lettere e belle arti, chi non sa e non vede tuttogiorno che il letterato e l’artista trova piaceri incredibili e sempre nuovi nella lettura o nella contemplazione di questa o di quell’opera, che letta o contemplata dai volgari, non sanno comprendere che diascolo di gusto ci si trovi? E piuttosto lo troveranno in cento altre operacce di pessima lega. Con questo spiegate ancora la diversità de’ gusti ne’ diversi tempi, classi, nazioni, climi ec (29 luglio 1820).
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|192}}-->quali rende difficilissimo, e forse impossibile, il fare ugualmente interessante un soggetto nuovo, massime in poesia, dove tutto il diletto proviene dall’interesse e non può stare colla sola curiosità o desiderio d’istruirsi ec., come nelle storie e simili. E vedi il mio discorso sui romantici. ''Souvent notre ame se compose elle-même des raisons de plaisir, et elle y réussit surtout par les liaisons qu’elle met aux choses''. Questo e tutto l’altro che dice Montesquieu è notabilissimo, e applicabile a diversissimi casi e condizioni nelle quali ci riesce piacevole quello che ad altri non riesce, e a noi <span class="SAL">325,4,Gimilzor</span><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|193}} stessi non riusciva in altre circostanze. Per esempio, fu un tempo non breve in cui la poesia classica non mi dava nessun piacere e io non ci trovava nessuna bellezza. Fu un tempo in cui io non trovava altro studio piacevole che la pura e secca filologia, che ad altri par noiosissima. Fu un tempo in cui le scienze mi parevano studi intollerabili. E quanti nelle loro professioni trovano piaceri, che agli altri parranno maravigliosi, non potendo comprendere che diletto si trovi in quelle occupazioni! E nominatamente in quello che appartiene alle lettere e belle arti, chi non sa e non vede tuttogiorno che il letterato e l’artista trova piaceri incredibili e sempre nuovi nella lettura o nella contemplazione di questa o di quell’opera, che letta o contemplata dai volgari non sanno comprendere che diascolo di gusto ci si trovi? E piuttosto lo troveranno in cento altre operacce di pessima lega. Con questo spiegate ancora la diversità de’ gusti ne’ diversi tempi, classi, nazioni, climi, ec (29 luglio 1820).




{{ZbPensiero|193/1}}Gran magistero della natura fu quello d’interrompere, per modo di dire, la vita col sonno. Questa interruzione è quasi una rinnovazione, e il risvegliarsi come un rinascimento. Infatti anche la giornata ha la sua gioventú ec. vedi p. 151. Oltre alla gran varietà che nasce da questi continui interrompimenti, che fanno di una vita sola come tante vite. E lo staccare una giornata dall’altra è un sommo rimedio contro la monotonia dell’esistenza. Né questa si poteva diversificare e variare maggiormente, che componendola in<span class="SAL">325,3,Aubrey</span><section end=2 />
{{ZbPensiero|193/1}}Gran magistero della natura fu quello d’interrompere, per modo di dire, la vita col sonno. Questa interruzione è quasi una rinnovazione, e il risvegliarsi come un rinascimento. Infatti anche la giornata ha la sua gioventú ec.: vedi p.{{ZbPagina|151}}. Oltre alla gran varietà che nasce da questi continui interrompimenti, che fanno di una vita<span class="SAL">325,4,Gimilzor</span><section end=2 />