Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/499: differenze tra le versioni

Silvio Gallio (discussione | contributi)
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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|440}}--><noinclude>namento </noinclude>della scelta è ragionamento nello stessissimo modo, da qualunque principio parta. Sicché i bruti hanno istinto e insieme libertà piena. L’uomo dunque, che aveva libertà piena, aveva ancora ed ha tuttavia istinto. Considerate l’uomo naturale, il fanciullo ec. e vedrete quante sieno le sue azioni determinate da principii ingeniti, sieno principii di sola credenza, sieno anche di vera cognizione delle cose come sono. Per esempio, il bambino; applicategli le labbra alla mammella, ne succhia il latte senza maestro. Ma è cosa già osservata, e quanto naturale ad accadere, tanto perciò appunto difficile ad esser notata dai piú, e tuttavia degnissima d’esser sempre meglio osservata, che la forza dell’istinto, scema in proporzione che crescono le altre forze determinatrici dell’uomo, cioè la ragione e la cognizione; e cosí <span class="SAL">499,3,Alex brollo</span><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|441}} in proporzione che l’uomo si allontana dalla natura, per la società, l’alterazione o sostituzione di altri mezzi a quelli che la natura ci aveva dato per gli stessi fini ec. ec. E come l’uomo perde la felicità naturale, cosí pure, anzi precedentemente, perde la forza ''attuale'' dell’istinto, e dei mezzi ingeniti di ottener questa felicità. Perciò è un vero acciecamento il dire che il bruto ha dalla natura tutta quella istruzione che gli bisogna per esistere, l’uomo no: e dedurne ch’egli dunque ha bisogno di ammaestramento, di società ec., insomma ch’egli esce imperfetto dalle mani della natura e conviene che si perfezioni da se. Anche l’uomo aveva naturalmente tutto il necessario; se ora non sente piú d’averlo, viene che l’ha perduto; ha perduto la perfezione, volendosi perfezionare, e quindi alterandosi e guastandosi. Osserviamo l’uomo primitivo, il bambino, e proporzionatamente l’ignorante, e vedremo quanto essi o ''sappiano'' di quello che noi abbiamo scoperto, o ''credano'' di quello che noi non crediamo piú, ma dovevamo credere, e avrebbe servito ai nostri bisogni ''veramente'', ed era l’istrumento che ci<span class="SAL">499,3,Alex brollo</span><section end=2 />
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|440}}--><noinclude>namento </noinclude>della scelta è ragionamento nello stessissimo modo, da qualunque principio parta. Sicché i bruti hanno istinto e insieme libertà piena. L’uomo dunque, che aveva libertà piena, aveva ancora ed ha tuttavia istinto. Considerate l’uomo naturale, il fanciullo ec. e vedrete quante sieno le sue azioni determinate da principii ingeniti, sieno principii di sola credenza, sieno anche di vera cognizione delle cose come sono. Per esempio, il bambino; applicategli le labbra alla mammella, ne succhia il latte senza maestro. Ma è cosa già osservata, e quanto naturale ad accadere, tanto perciò appunto difficile ad esser notata dai piú, e tuttavia degnissima d’esser sempre meglio osservata, che la forza dell’istinto, scema in proporzione che crescono le altre forze determinatrici dell’uomo, cioè la ragione e la cognizione; e cosí <span class="SAL">499,4,Silvio Gallio</span><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|441}} in proporzione che l’uomo si allontana dalla natura, per la società, l’alterazione o sostituzione di altri mezzi a quelli che la natura ci aveva dato per gli stessi fini ec. ec. E come l’uomo perde la felicità naturale, cosí pure, anzi precedentemente, perde la forza ''attuale'' dell’istinto, e dei mezzi ingeniti di ottener questa felicità. Perciò è un vero acciecamento il dire che il bruto ha dalla natura tutta quella istruzione che gli bisogna per esistere, l’uomo no: e dedurne ch’egli dunque ha bisogno di ammaestramento, di società ec., insomma ch’egli esce imperfetto dalle mani della natura e conviene che si perfezioni da se. Anche l’uomo aveva naturalmente tutto il necessario; se ora non sente piú d’averlo, viene che l’ha perduto; ha perduto la perfezione, volendosi perfezionare, e quindi alterandosi e guastandosi. Osserviamo l’uomo primitivo, il bambino, e proporzionatamente l’ignorante, e vedremo quanto essi o ''sappiano'' di quello che noi abbiamo scoperto, o ''credano'' di quello che noi non crediamo piú, ma dovevamo credere, e avrebbe servito ai nostri bisogni ''veramente'', ed era l’istrumento che ci<span class="SAL">499,4,Silvio Gallio</span><section end=2 />