Canti (Leopardi - Donati)/XXIX. Aspasia: differenze tra le versioni
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{{
|NomePaginaOpera=Aspasia
|AnnoPubblicazione=1834
|TitoloSezione=
}}
Torna dinanzi al mio pensier talora<br>
Il tuo sembiante, Aspasia. O fuggitivo<br>
Per abitati lochi a me lampeggia<br>
In altri volti; o per deserti campi,<br>
Al dì sereno, alle tacenti stelle,<br>
Da soave armonia quasi ridesta,<br>
Nell'alma a sgomentarsi ancor vicina<br>
Quella superba vision risorge.<br>
Quanto adorata, o numi, e quale un giorno<br>
Mia delizia ed erinni! E mai non sento<br>
Mover profumo di fiorita piaggia,<br>
Nè di fiori olezzar vie cittadine,<br>
Ch'io non ti vegga ancor qual eri il giorno<br>
Che ne' vezzosi appartamenti accolta,<br>
Tutti odorati de' novelli fiori<br>
Di primavera, del color vestita<br>
Della bruna viola, a me si offerse<br>
L'angelica tua forma, inchino il fianco<br>
Sovra nitide pelli, e circonfusa<br>
D'arcana voluttà; quando tu, dotta<br>
Allettatrice, fervidi sonanti<br>
Baci scoccavi nelle curve labbra<br>
De' tuoi bambini, il niveo collo intanto<br>
Porgendo, e lor di tue cagioni ignari<br>
Con la man leggiadrissima stringevi<br>
Al seno ascoso e desiato. Apparve<br>
Novo ciel, nova terra, e quasi un raggio<br>
Divino al pensier mio. Così nel fianco<br>
Non punto inerme a viva forza impresse<br>
Il tuo braccio lo stral, che poscia fitto<br>
Ululando portai finch'a quel giorno<br>
Si fu due volte ricondotto il sole.<br>
<br>
Raggio divino al mio pensiero apparve,<br>
Donna, la tua beltà. Simile effetto<br>
Fan la bellezza e i musicali accordi,<br>
Ch'alto mistero d'ignorati Elisi<br>
Paion sovente rivelar. Vagheggia<br>
Il piagato mortal quindi la figlia<br>
Della sua mente, l'amorosa idea<br>
Che gran parte d'Olimpo in se racchiude,<br>
Tutta al volto ai costumi alla favella<br>
Pari alla donna che il rapito amante<br>
Vagheggiare ed amar confuso estima.<br>
Or questa egli non già, ma quella, ancora<br>
Nei corporali amplessi, inchina ed ama.<br>
Alfin l'errore e gli scambiati oggetti<br>
Conoscendo, s'adira; e spesso incolpa<br>
La donna a torto. A quella eccelsa imago<br>
Sorge di rado il femminile ingegno;<br>
E ciò che inspira ai generosi amanti<br>
La sua stessa beltà, donna non pensa,<br>
Nè comprender potria. Non cape in quelle<br>
Anguste fronti ugual concetto. E male<br>
Al vivo sfolgorar di quegli sguardi<br>
Spera l'uomo ingannato, e mal richiede<br>
Sensi profondi, sconosciuti, e molto<br>
Più che virili, in chi dell'uomo al tutto<br>
Da natura è minor. Che se più molli<br>
E più tenui le membra, essa la mente<br>
Men capace e men forte anco riceve.<br>
<br>
Nè tu finor giammai quel che tu stessa<br>
Inspirasti alcun tempo al mio pensiero,<br>
Potesti, Aspasia, immaginar. Non sai<br>
Che smisurato amor, che affanni intensi,<br>
Che indicibili moti e che deliri<br>
Movesti in me; nè verrà tempo alcuno<br>
Che tu l'intenda. In simil guisa ignora<br>
Esecutor di musici concenti<br>
Quel ch'ei con mano o con la voce adopra<br>
In chi l'ascolta. Or quell'Aspasia è morta<br>
Che tanto amai. Giace per sempre, oggetto<br>
Della mia vita un dì: se non se quanto,<br>
Pur come cara larva, ad ora ad ora<br>
Tornar costuma e disparir. Tu vivi,<br>
Bella non solo ancor, ma bella tanto,<br>
Al parer mio, che tutte l'altre avanzi.<br>
Pur quell'ardor che da te nacque è spento:<br>
Perch'io te non amai, ma quella Diva<br>
Che già vita, or sepolcro, ha nel mio core.<br>
Quella adorai gran tempo; e sì mi piacque<br>
Sua celeste beltà, ch'io, per insino<br>
Già dal principio conoscente e chiaro<br>
Dell'esser tuo, dell'arti e delle frodi,<br>
Pur ne' tuoi contemplando i suoi begli occhi,<br>
Cupido ti seguii finch'ella visse,<br>
Ingannato non già, ma dal piacere<br>
Di quella dolce somiglianza un lungo<br>
Servaggio ed aspro a tollerar condotto.<br>
Or ti vanta, che il puoi. Narra che sola<br>
Sei del tuo sesso a cui piegar sostenni<br>
L'altero capo, a cui spontaneo porsi<br>
L'indomito mio cor. Narra che prima,<br>
E spero ultima certo, il ciglio mio<br>
Supplichevol vedesti, a te dinanzi<br>
Me timido, tremante (ardo in ridirlo<br>
Di sdegno e di rossor), me di me privo<br>
Ogni tua voglia, ogni parola, ogni atto<br>
Spiar sommessamente, a' tuoi superbi<br>
Fastidi impallidir, brillare in volto<br>
Ad un segno cortese, ad ogni sguardo<br>
Mutar forma e color: Cadde l'incanto,<br>
E spezzato con esso, a terra sparso<br>
Il giogo: onde m'allegro. E sebben pieni<br>
Di tedio, alfin dopo il servire e dopo<br>
Un lungo vaneggiar, contento abbraccio<br>
Senno con libertà. Che se d'affetti<br>
Orba la vita, e di gentili errori,<br>
È notte senza stelle a mezzo il verno,<br>
Già del fato mortale a me bastante<br>
E conforto e vendetta è che su l'erba<br>
Qui neghittoso immobile giacendo,<br>
Il mar la terra e il ciel miro e sorrido.
== Voci correlate ==
{{wikipediaopera|Giacomo_Leopardi#Aspasia}}
[[Categoria:Poesie]]
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