Brani di vita/Libro primo/Un'ora di pessimismo: differenze tra le versioni

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Oh, Egregio Senatore, come sono piccine le nostre questioni a guardarle dall’alto! In faccia alla immensità, alla inevitabilità del dolore, che cosa sono i nostri sistemi, i nostri discorsi, i nostri libri? È perciò che sino dal principio non le nascosi il mio dubbio intorno all’utilità delle nostre parole. Ma se dubitai dell’utilità, non dubito però del desiderio del bene che muove e infiamma Lei a discutere i più vitali problemi del nostro tempo, con animo retto e solida scienza. È perciò che auguro sinceramente al suo libro buona fortuna, come Ella lo scrisse con animo sincero; poichè ne io nè Lei siamo di quelli che hanno orrore delle dottrine nuove e repulsione per le conseguenze delle teorie sociali. Ella le studia acutamente e le discute per indirizzarle al meglio. Io, uomo di minor fede, affretto tuttavia questo nuovo esperimento della illusione umana. Fortunato Lei, se coll’opera sua contribuirà ad alleviare i dolori di un solo vivente. Beato io, se potrò convincermi che anche il pessimismo è una illusione.
 
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