Discorso sopra la Batracomiomachia: differenze tra le versioni

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Quando, dopo aver letta qualche opera di autore sconosciuto, la troviamo interessante e degna di osservazione, siamo tosto spinti dalla curiosità a ricercarne lo scrittore. Avendone rilevato il carattere dall’opera stessa, bramiamo avere un nome a cui applicarlo. Ci duole d’ignorar quello di una persona che c’interessa, e di dover lodare e stimare un Essere anonimo e sconosciuto. Forse il suo nome non ce lo farebbe conoscere più di quello che può fare l’opera stessa, ma noi crediamo di essere abbastanza informati intorno ad uno scrittore, quando ne sappiamo il nome. Riguardo alle opere antiche, questa curiosità va ancora più avanti. La difficoltà di conoscere l’autore di qualcuna di esse, non fa che aumentarla. Pochi sperano di acquistar gloria collo scuoprire l’autore di uno scritto moderno, ma ogni scoperta fatta nei campi dell’antichità è creduta interessare tutta la Repubblica dei Letterati. Il solo aver tentata un’impresa di questo genere senza mancare di qualche successo, basta talvolta a render famoso il nome di uno scrittore. Intelligenza di antichi linguaggi, esame di vecchi libri, acutezza di critica, finezza di giudizio, tutto si pone in opera per ottenere l’intento desiderato, o per persuadere ai lettori d’averlo ottenuto. Una scoperta difficile è sempre bella, se non per la sua utilità, certamente per la sua difficoltà, poiché l’ingegno fu sempre stimato più della sodezza, e lo strepito più della riflessione.
 
La ''[[Batracomiomachia]]'' però, ossia la Guerra dei topi e delle rane, può veramente dirsi un’opera interessante. La bassezza dell’argomento non può farle perdere nulla del suo pregio. Il Genio si manifesta dappertutto, e tutto è prezioso ciò che è consacrato dal Genio. Boileau non è meno famoso per il ''Lutrin'' che per l'''Arte Poetica''; la ''Dunciade'' e il ''Riccio Rapito'' sono parti del traduttore dell’ ''Iliade'' e dell’autore del ''Saggio sopra l’uomo''; e l’{{Ac|Ludovico Ariosto|Ariosto}} contrasta ancora al {{Ac|Torquato Tasso|Tasso}} il primato del Parnaso Epico Italiano. Famosa è la proposizione di Iacopo Gaddi. "Voglio", scrisse egli, "pronunziare un paradosso, benché abbia alquanto paura dei censori nasuti e dei motteggiatori. La ''Batracomiomachia'' mi par più nobile e più vicina alla perfezione che l’ ''[[{{TestoCitato|Odissea]]}}'' e l’ ''[[{{TestoCitato|Iliade]]}}'', anzi superiore ad ambedue nel giudizio, nell’ingegno e nella bellezza della tessitura che la rendono un poema giocoso affatto eccellente"<ref> Paradoxon dicere volo, licet verear nasutos censores, vel momos. Batrachomyomachia videtur mihi nobilior, propriorque perfectioni, quam Odyssea et Ilias; immo utramque superat judicio ac ingenio, et præstantia texturæ, cum sit poema ludicrum excellens. - Gaddi, De Scriptoribus non Ecclesiasticis.
</ref>. Martino Crusio analizzò la ''Batracomiomachia'' con tutte le regole della critica, e la trovò Poema Eroi-Comico esattamente corrispondente a tutte le leggi dell’arte poetica, e perfetto in tutte le sue parti. E già senza il voto del Gaddi e l’analisi del Crusio, il disegno, l’invenzione e la condotta del poema, la felicità e lepidezza dei ritrovati, e quell’acconcia mescolanza di cose basse e volgari con parole, e cose grandi e sublimi, dalla quale nasce il ridicolo, fanno conoscere ad ogni uomo di gusto che la ''Batracomiomachia'' non è parto di un poeta mediocre.
 
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