Traduzioni e riduzioni/Da Orazio/Il vanto del poeta: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
CandalBot (discussione | contributi)
m Bot: aggiustamento parametri
Nessun oggetto della modifica
Riga 12:
Alto più delle regie alte piramidi!
Non la pioggia che rode, il tramontano ch’urta,
{{R|4}}il succedersi d’anni, il fuggir via di tempo,
 
altro può sopra lui. Tutto non morirò.
Molta parte di me sfugge al sepolcro. Sempre
io moderno sarò tra la posterità
{{R|8}}gloriante, finché salga il Pontefice
 
con la tacita Gran Vergine il sacro colle.
E di me si dirà: «Dove spumeggia e va
l’Aufido, ove regnò povero d’acqua, re
{{R|12}}Dauno di campagnoli, egli si sublimò:
 
primo le melodie greche egli fece nostre
ed agli Itali diè gl’inni di Lesbo». Fa
dunque il vanto che devi, o fiera dea del canto:
{{R|16}}alla chioma l’allor cingimi del tuo re.
</poem>
 
{{AltraVersione|Le odi di Orazio/Libro terzo/XXX|Trad. Rapisardi}}
 
 
[[fr:Ode III.30 - Épilogue]]