Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/207: differenze tra le versioni
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venne allora comodissimo di chiedere anche d’Emilio Tornoni, fingendo conoscerlo e desiderarne qualche contezza. Lucilio sporse il labbro, e nulla rispose. Giulio mi disse ghignando, ch’era partito per Roma con una bella contessa milanese, a farci probabilmente la rivoluzione. I loro atti dispregiativi mi diedero qualche sospetto ma non potei cavarne di più. Indi a poco rientrò quel capo sventato di Amilcare; nuovi baci, nuova maraviglia. |
venne allora comodissimo di chiedere anche d’Emilio Tornoni, fingendo conoscerlo e desiderarne qualche contezza. Lucilio sporse il labbro, e nulla rispose. Giulio mi disse ghignando, ch’era partito per Roma con una bella contessa milanese, a farci probabilmente la rivoluzione. I loro atti dispregiativi mi diedero qualche sospetto ma non potei cavarne di più. Indi a poco rientrò quel capo sventato di Amilcare; nuovi baci, nuova maraviglia. L’era diventato negro come un arabo, con una certa voce che pareva accordata allo strepito delle moschetterie; ma mi spiegarono poi che se l’aveva guastata a quel modo insegnando camminare alle reclute. In fatti il movere un passo, che è per sé cosa facilissima, i tattici di guerra l’hanno ridotta l’arte |
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più malagevole del mondo, e bisogna dire che prima di |
più malagevole del mondo, e bisogna dire che prima di |
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Federico II si combattessero le battaglie o senza camminare, o camminando assai male: e non è incredibile che di qui a cent’anni s’insegni ai soldati batter le terzine e marciare a passo di polka. Quella sera non volea terminar più, tante cose avevamo da raccontarci; ma eravamo usciti sui bastioni, e al sonar dei tamburi Lucilio fece motto agli altri due ch’era tempo di ritirarsi. |
Federico II si combattessero le battaglie o senza camminare, o camminando assai male: e non è incredibile che di qui a cent’anni s’insegni ai soldati batter le terzine e marciare a passo di polka. Quella sera non volea terminar più, tante cose avevamo da raccontarci; ma eravamo usciti sui bastioni, e al sonar dei tamburi Lucilio fece motto agli altri due ch’era tempo di ritirarsi. |