Archimede (Favaro)/VI: differenze tra le versioni

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«Ignarus miles vulgi tum forte peremit».}}
 
A ciò {{AutoreCitato|Valerio Massimo}} aggiunge che, mentre Archimede delineava sul terreno una sua figura geometrica, venisse dal soldato con la spada alla mano interrogato chi fosse, ma che egli all’incontro lo pregasse a trattenersi, e a non voler guastar quelle linee che stava tracciando, e perciò il soldato acceso d’ira, lo uccidesse; anzi Giorgio Valla, sulla relazione di qualche antico scrittore, riferisce che Archimede rispondesse al soldato che lo minacciava: «il capo e non il disegno». Altri finalmente, sempre secondo Plutarco, vogliono che, informato della presa della città, Archimede si fosse avviato per portare a Marcello alcuni suoi ordigni e strumenti matematici, fors’anco per fargliene dono e placarlo, quando, incontrato da alcuni soldati, questi, per impadronirsi degli oggetti che credevano d’oro, lo trucidarono.
 
Concordano tutti gli scrittori nell’affermare che della morte di Archimede provasse Marcello grandissimo dolore, che facesse anzi cercare i di lui parenti sopravvissuti alla strage e assai li onorasse, e finalmente ordinasse che, data onorevole sepoltura alla salma del suo grande avversario, fossegli eretto un monumento, sul quale conforme al desiderio che si diceva avesse espresso egli medesimo, venisse rappresentata con una figura accompagnata da una inscrizione la scoperta geometrica della quale egli maggiormente si gloriava, cioè, per ripetere le parole stesse di Plutarco: «un cilindro contenente una sfera, scrivendovi la proporzione che passa tra il solido contenente e quel contenuto».