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''Rov''. Fulmine, ''br''. 4, {{Pt|[[../36|''tav''. II]]|[[../Tavola II|''tav''. II]]}}, n. 1.
''Rov''. Fulmine, ''br''. 4, {{Pt|[[../36|''tav''. II]]|[[../Tavola II|''tav''. II]]}}, n. 1.


Quest’oncia è di proprietà del sig. Riccio, e spetta all’appula "KtxXov (plutàrch., Vita Pyrri op. tom. II, p. 462 ed. Bryan.), secondo le recenti osservazioni del eh. Avellino ( Bullett. arch. nap. tom. II, p. 37). 11 stio peso è gr. 250.
Quest’oncia è di proprietà del sig. {{AutoreCitato|Gennaro Riccio|Riccio}}, e spetta all’appula Ἄσκλον ({{Sc|{{AutoreCitato|Plutarco|plutarch.}}}}, ''Vita Pyrri'' op. tom. II, p. 462 ed. ''Bryan''.), secondo le recenti osservazioni del ch. {{AutoreCitato|Francesco Maria Avellino|Avellino}} (''Bullett. arch. nap.'' tom. II, p. 37). 11 stio peso è gr. 250.


Il fulmine vedesi pure in un triente di Luceria accoppiato alla clava, immagine del sole (Aìs. gr. Kirch. p. 32-3, 115, tav. I, ci. 5): tal unione viene dichiarata da un frammento di Lido pubblicato dall’Hase, nel quale si legge, che gli antichi credettero il sole causa de’ fulmini, ìKios aìri o$ xtpccvvùv; e che diversamente dalla luna, nelle fulgurali discipline, rui> xtpctww Stupìots, osservarono eh’egli n’era il principal motore, poiché tutte quelle cose che per loro natura son calde, simigliano al sole: xui otu xocrcc <putiv Sippci, kcù t)X’i(0 vporQvì) ( De oslentis c. 47, in Val. Max. oper. tom. II, pars, post,, p. 247 ed. Lemaire).<span class="SAL">17,1,Alebot</span>
Il fulmine vedesi pure in un triente di Luceria accoppiato alla clava, immagine del sole (''{{TestoCitato|L'aes grave del Museo Kircheriano|Aes. gr. Kirch.}}'' p. [[Pagina:L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu/48|32]]-[[Pagina:L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu/49|3]], [[Pagina:L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu/131|115]], tav. I, cl. 5): tal unione viene dichiarata da un frammento di Lido pubblicato dall’Hase, nel quale si legge, che gli antichi credettero il sole causa de’ fulmini, ìKios aìri o$ xtpccvvùv; e che diversamente dalla luna, nelle fulgurali discipline, rui> xtpctww Stupìots, osservarono eh’egli n’era il principal motore, poiché tutte quelle cose che per loro natura son calde, simigliano al sole: xui otu xocrcc <putiv Sippci, kcù t)X’i(0 vporQvì) ( De oslentis c. 47, in Val. Max. oper. tom. II, pars, post,, p. 247 ed. Lemaire).<span class="SAL">17,1,Alebot</span>