Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/84: differenze tra le versioni

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porta che la superficie sia scabra, purchè ci sia sotto qualche cosa che si mova. Perciò è sempre evidente, spesso arido e rozzo. L’Italia ha già il suo poeta; non ha ancora il suo artista.
<section begin=s1 />porta che la superficie sia scabra, purchè ci sia sotto qualche cosa che si mova. Perciò è sempre evidente, spesso arido e rozzo. L’Italia ha già il suo poeta; non ha ancora il suo artista.<span class="SAL">84,3,Adriana</span><section end=s1 />

Se i rimatori o dicitori in rima aiutarono molto alla formazione del volgare, non minore opera vi diedero i bei favellatori, o favoleggiatori. Favella viene da ''fabella'', favoletta, e perciò le lingue moderne furon dette favelle, lingue de’ favoleggiatori. Costoro nelle corti e ne’ castelli raccontavano novelle, come i rimatori poetavano d’amore. Così gl’inizii della nostra lingua furono,
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Versi d’amore e prose da romanzo.

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{{larger|LA PROSA.}}</div>
Come i versi, così le prose aveano già tutto un repertorio venuto dal di fuori. I rimatori attingevano nel codice d’amore; i novellatori o favellatori attingevano ne’ romanzi della Tavola rotonda o di Carlomagno. Il cavaliere errante era il tipo convenzionale degli uni e degli altri.<br />

Questa letteratura non produsse altro che traduzioni, come sono i Conti di antichi Cavalieri, la Tavola rotonda, e i Reali di Francia: Tristano, Isotta, Lancillotto, il Re Meliadus, il profeta Merlino, Carlomagno, Orlando erano gli eroi dell’immaginazione popolare. Oggi ancora i cantastorie napoletani raccontano ad una plebe avida di fatti maravigliosi le geste di Orlando e di Rinaldo. Anche la storia romana prese questa forma. Un codice antico ha per titolo: ''Lucano tradotto in prosa'', ed è la versione del ''Giulio Cesare'', romanzo in versi rimati di ''Jacques de Forest''. La guerra tra Cesare e Pompeo è narrata con colori e particolari tolti alla vita cavalleresca. {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Ci-}}

Se i rimatori o dicitori in rima aiutarono molto alla formazione del volgare, non minore opera vi diedero i bei favellatori, o favoleggiatori. Favella viene da ''fabella'', favoletta, e perciò le lingue moderne furon dette favelle, lingue de’ favoleggiatori. Costoro nelle corti e ne’ castelli raccontavano novelle, come i rimatori poetavano d’amore. Così gl’inizii della nostra lingua furono,

{{ms}}<poem>
Versi d’amore e prose da romanzo.
</poem></div>

Come i versi, così le prose aveano già tutto un repertorio venuto dal di fuori. I rimatori attingevano nel codice d’amore; i novellatori o favellatori attingevano ne’ romanzi della Tavola rotonda o di Carlomagno. Il cavaliere errante era il tipo convenzionale degli uni e degli altri.

Questa letteratura non produsse altro che traduzioni, come sono i Conti di antichi Cavalieri, la Tavola rotonda, e i Reali di Francia: Tristano, Isotta, Lancillotto, il Re Meliadus, il profeta Merlino, Carlomagno, Orlando erano gli eroi dell’immaginazione popolare. Oggi ancora i cantastorie napoletani raccontano ad una plebe avida di fatti maravigliosi le geste di Orlando e di Rinaldo. Anche la storia romana prese questa forma. Un codice antico ha per titolo: ''Lucano tradotto in prosa'', ed è la versione del ''Giulio Cesare'', romanzo in versi rimati di ''{{AutoreCitato|Jacques de Forest}}''. La guerra tra Cesare e Pompeo è narrata con colori e particolari tolti alla vita cavalleresca. <noinclude>Ci-</noinclude><span class="SAL">84,3,Adriana</span><section end=s2 />