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nuovo mondo<ref>{{AutoreCitato|Antonio Genovesi|Genovesi}}, ''Lezioni di commercio'', Tom. 2, cap. 23.</ref>. Regnando Giovanna I. i tarì amalfitani vennero ridotti a tarì comuni di 30 per oncia, ed a 2 carlini per tarì<ref>V. {{Sc|Docum}}. {{Pt|[[Pagina:Importante scoperta del famoso tarèno di Amalfi.djvu/46#V{{!}}num. V.]]|[[Importante scoperta del famoso tarèno di Amalfi/Documenti V, VI, VII#V{{!}} num. V.]]}}</ref>. |
<span class="SAL">30,4,Acul reip</span>nuovo mondo<ref>{{AutoreCitato|Antonio Genovesi|Genovesi}}, ''Lezioni di commercio'', Tom. 2, cap. 23.</ref>. Regnando Giovanna I. i tarì amalfitani vennero ridotti a tarì comuni di 30 per oncia, ed a 2 carlini per tarì<ref>V. {{Sc|Docum}}. {{Pt|[[Pagina:Importante scoperta del famoso tarèno di Amalfi.djvu/46#V{{!}}num. V.]]|[[Importante scoperta del famoso tarèno di Amalfi/Documenti V, VI, VII#V{{!}} num. V.]]}}</ref>. |
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Avvegnaché non sembri doversi tenere che l’oncia (partita in trenta tarì) di fatto fosse stata battuta; tuttavia è di sicuro che più d’ un secolo dinanzi alla fondazione della Monarchia di Puglia e di Sicilia, già tra noi contrattavasi sovente per once. Probabilmente dobbiam intendere per l’oncia battuta e non di peso; perocché troviam di frequente nelle pergamene di quel tempo l’espressione ''uncias auri monete ..... bonas et juste ponderatas''. La qualificativa di ''once buone'' alla sola oncia moneta è applicabile. L’oncia amalfitana di peso e non battuta ragguagliavasi a 22 tarì e mezzo, sotto il governo di Giovanna II.; trovandosene fatta menzione nel testamento di Linella de Campulo di Amalfi, moglie del ''maestro'' Nicola de Marco, in cui lo istituì per erede suo nel 1426<ref>Protocollo di notar Francesco de Campulo di Amalfi, an. 1426-1427, fol. 20, 73.</ref>. |
Avvegnaché non sembri doversi tenere che l’oncia (partita in trenta tarì) di fatto fosse stata battuta; tuttavia è di sicuro che più d’ un secolo dinanzi alla fondazione della Monarchia di Puglia e di Sicilia, già tra noi contrattavasi sovente per once. Probabilmente dobbiam intendere per l’oncia battuta e non di peso; perocché troviam di frequente nelle pergamene di quel tempo l’espressione ''uncias auri monete ..... bonas et juste ponderatas''. La qualificativa di ''once buone'' alla sola oncia moneta è applicabile. L’oncia amalfitana di peso e non battuta ragguagliavasi a 22 tarì e mezzo, sotto il governo di Giovanna II.; trovandosene fatta menzione nel testamento di Linella de Campulo di Amalfi, moglie del ''maestro'' Nicola de Marco, in cui lo istituì per erede suo nel 1426<ref>Protocollo di notar Francesco de Campulo di Amalfi, an. 1426-1427, fol. 20, 73.</ref>. |