Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/89: differenze tra le versioni
Correzione pagina via bot (from toolserver) |
|||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<span class="SAL">89,3,Aleph0</span>disperazione!... Ma neppur questo gli veniva concesso dalla continua instabilità della paura. Le forze |
<span class="SAL">89,3,Aleph0</span>disperazione!... Ma neppur questo gli veniva concesso dalla continua instabilità della paura. Le forze dell’anima vanno tutte raccolte per creare alla verità un’immagine vera e sublime; egli invece si scioglieva in fantasticherie senza fine. Non era la meditazione del sapiente, ma il vaneggiamento del malato. La mistione chimica soverchiava il lavoro spirituale, supremo castigo dell’orgoglio pigmeo! |
||
— Ah dover morire così, vedendo spegnersi ad una ad una |
— Ah dover morire così, vedendo spegnersi ad una ad una |
||
le stelle della propria mente! sentendo sciogliersi atomo |
le stelle della propria mente! sentendo sciogliersi atomo |
||
per atomo la materia che ci compone, e attirare abbrutita |
per atomo la materia che ci compone, e attirare abbrutita |
||
con sé |
con sé quell’anima sfolgorante e serena, che poco prima |
||
spaziava |
spaziava nell’aria e s’ergeva fino al cielo! Dover morire |
||
come il topo del granajo e la rana della palude, senza lasciare un’orma profonda, incancellabile del proprio passaggio!... Morire a ventott’anni, assetato di vita, avido di speranza, delirante di superbia, e sazio solo d’affanno e d’avvilimento! Senza un sogno, senza una fede, senza un bacio abbandonare la vita; sempre col solo spavento, colla sola rabbia dinanzi agli occhi, di doverla abbandonare!... Perché fummo generati? Perché ci educarono e ci avvezzarono a vivere, quasiché durassimo eterni?... Perché la prima parola che ci insegnò la balia non fu, ''morte''?... Perché non ci abituarono lungamente a fissare in volto, a interrogare con ardito animo questa nemica ignorata e nascosta, che ci assale poi d’improvviso, e ci insegna che la nostra virtù non fu altro che viltà? Dove sono i conforti della sapienza, le illusioni della gloria, le consolazioni degli affetti? Tutto si getta d’in sulla nave per isfuggire al naufragio; e quando il flutto vorace si spalanca per ingojarla, rimane solamente sulla più alta antenna nudo e disperato il nocchiero. Sono vani gli sforzi e le lagrime; vane le preghiere o le bestemmie. La necessità è ineluttabile, e il confuso fragore dell’onde attuta tre passi lontano le grida del furente e i gemiti del pauroso. Di sotto sta il {{Pt|nul-|nulla}} |
come il topo del granajo e la rana della palude, senza lasciare un’orma profonda, incancellabile del proprio passaggio!... Morire a ventott’anni, assetato di vita, avido di speranza, delirante di superbia, e sazio solo d’affanno e d’avvilimento! Senza un sogno, senza una fede, senza un bacio abbandonare la vita; sempre col solo spavento, colla sola rabbia dinanzi agli occhi, di doverla abbandonare!... Perché fummo generati? Perché ci educarono e ci avvezzarono a vivere, quasiché durassimo eterni?... Perché la prima parola che ci insegnò la balia non fu, ''morte''?... Perché non ci abituarono lungamente a fissare in volto, a interrogare con ardito animo questa nemica ignorata e nascosta, che ci assale poi d’improvviso, e ci insegna che la nostra virtù non fu altro che viltà? Dove sono i conforti della sapienza, le illusioni della gloria, le consolazioni degli affetti? Tutto si getta d’in sulla nave per isfuggire al naufragio; e quando il flutto vorace si spalanca per ingojarla, rimane solamente sulla più alta antenna nudo e disperato il nocchiero. Sono vani gli sforzi e le lagrime; vane le preghiere o le bestemmie. La necessità è ineluttabile, e il confuso fragore dell’onde attuta tre passi lontano le grida del furente e i gemiti del pauroso. Di sotto sta il {{Pt|nul-|nulla}} |