Canti (Leopardi - Donati)/XXVIII. A se stesso: differenze tra le versioni

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{{opera
|NomeCognome=Giacomo Leopardi
|TitoloOpera=A se stessoCanti
|NomePaginaOpera=A se stessoCanti
|AnnoPubblicazione=1833
|TitoloSezione=XXVIII<br />A se stesso
}}
{{capitolo
|CapitoloPrecedente=XXVII - Amore e morte
|NomePaginaCapitoloPrecedente=Canti/Amore e morte
|CapitoloSuccessivo=XXIX - Aspasia
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=Canti/Aspasia
}}
<poem>
Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
chCh'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
inIn noi di cari inganni,
nonNon che la speme, il desiderio è spento. {{r|5}}
Posa per sempre. Assai
palpitastiPalpitasti. Non val cosa nessuna
iI moti tuoi, di sospiri è degna
laLa terra. Amaro e noia
laLa vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. {{r|10}}
T'acqueta omai. Dispera
lL'ultima volta. Al gener nostro il fato
nonNon donò che il morire. Omai disprezza
teTe, la natura, il brutto
poterPoter che, ascoso, a comun danno impera ,{{r|15}}
eE l'infinita vanità del tutto.
</poem>
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{{Qualità testo|100%}}
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[[Categoria:Letteratura-A]]
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