Pagina:Viaggio sentimentale di Yorick (1813).djvu/267: differenze tra le versioni
m Upload from djvu.xml IA text |
|||
Stato della pagina | Stato della pagina | ||
- | + | Pagine SAL 75% | |
Intestazione (non inclusa): | Intestazione (non inclusa): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{RigaIntestazione|246|NOTIZIA INTORNO|}} |
|||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<section begin="XIII" />avventura quell’esprimere in modo tutto suo le cose comuni; e la propensione di censurare i metodi delle nostre scuole. Inoltre sembravami ch’egli sentisse non so qual dissonanza nell’armonia delle cose del mondo: non però lo diceva. Dalla sua operetta greca si desume quanto meritamente si vergognasse della sua giovanile intolleranza. Ma pareva, quando io lo vidi, più disingannato che rinsavito; e che senza dar noia agli altri, se ne andasse quietissimo e sicuro di sè medesimo per la sua strada, e sostandosi spesso, quasi avesse più a cuore di non deviare che di toccare la meta. Queste a ogni modo sono tutte mie congetture.<section end="XIII" /> |
|||
XIV. <section begin="XIV" />Avendolo io nell’anno 1806 lasciato in Amersfort, e desiderando di dargli avviso del giudizio de’ Maestri suoi intorno a’ tre manoscritti da me recati in Italia, scrissi ad Inverigo a domandarne novelle al Reverendo Don Iacopo Annoni; e perché questi s’era trasferito da molto tempo in una chiesa su’ colli del lago di Pusiano, presso la villa Marliani, lo visitai nell’estate dell’anno seguente; né ho potuto riportare dalla mia gita se non una notizia ch’io già sapeva, e i lineamenti di Didimo giovinetto. Quel buon vecchio sacerdote, regalandomi il disegno che ho posto in fronte a questa notizia,<section end="XIV" /> |
|||
tura quell’ esprimere in modo tutto suo le cose |
|||
comuni; e la propensione di censurare i metodi |
|||
delle nostre scuole. Inoltre sembra vami « eh’ egli |
|||
sentisse non so qual dissonanza nell’armonia d^ |
|||
le cose del mondo: non però lo diceva. Dalla soa |
|||
operetta greca si desume quanto meritamente egli |
|||
si vergognasse della sua querula intolleranza. |
|||
Ma pareva, quando io lo vidi, più disinganna^ |
|||
to che rinsavito; e che senza dar noja agli altri, |
|||
se ne andasse quietissimo e sicuro di sé |
|||
medesimo per la sua strada, e sostandosi spesso, quasi |
|||
avesse più a cuore di non deviare, che di toccare |
|||
la meta. Queste ad ogni modo sono tutte mie |
|||
congetture’ |
|||
XIV. Avendolo io d’allora in poi lasciato iu |
|||
Amersfort, e desiderando di dargli avviso |
|||
deLgiudisio àt^ Maestri tuoi intorno a’ tre manoscritti |
|||
da me recati in Italia, scrissi ad Inverigo a do« |
|||
mandarne novelle al Reverend. Don Jacopo An« |
|||
noni; e perchè questi s’ era trasferito da molto |
|||
tempo in una chiesa su’ colli del lago di Pnsiano, |
|||
presso la villa Marliani, lo visitai jiell’ estate |
|||
dell’ anno scorso: uè ho potuto riportare dalla mia |
|||
gita se non i lineamenti di Didimo giovinetto. |
|||
Quel buon vecchio sacerdote, regalandomi il |
|||
disegno che ho posto in fronte a questa notizia, |