Satire (Orazio)/Libro I/Satira IX: differenze tra le versioni

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Mentr'ei fa questi conti, ecco che innante
Veggio il caro venirmi Aristio Fusco,
Che di lui piena conoscenza avea.
{{r|95}}Ci soffermiamo e dimandiam l'un l'altro:
D'onde, e dove si va? Gli afferro e prendo
A pizzicar le penzolanti braccia,
Facendo cenni e stralunando gli occhi,
Perchè mi scampi. Egli s'infinge e ride
{{r|100}}Furbescamente. Io mi sentia di rabbia
Le viscere abbruciar. Già mi dicesti
Che tu avevi a parlar meco in segreto.
- Me ne ricordo ben; ma lo riserbo
A miglior tempo. Oggi ricorre appunto
{{r|105}}Un Sabbato solenne e vorrai forse
De'circoncisi profanar la festa?
- Oh su questo i'non ho scrupolo alcuno.
- Io sì; patisco affè tal debolezza,
Come un del volgo, e tu la mi perdona.
{{r|110}}Ci parleremo un altro dì. - Che nero
Sole spuntò per me! Fugge l'iniquo;
E mi lascia a languir sotto il coltello.
Sennonchè vien per buona sorte incontro
A quel cotale il suo avversario e grida:
{{r|115}}Dove si va furfante? In testimonio
Poss'io pigliarti? I'porgogli l'orecchia.
Ei se 'l tira in giudizio. Al gran fracasso
Che fanno, accorre d'ogni parte gente.
E così Apollo mi salvò la vita.
</poem>