Sulla lingua italiana. Discorsi sei/Prefazione: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Alebot (discussione | contributi)
Correzione pagina via bot
CandalBot (discussione | contributi)
m Bot: creazione area dati
 
Riga 1:
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>Prefazione<section end="sottotitolo"/>
{{Qualità|avz=75%|data=18 settembre 2008|arg=letteratura}}
<section begin="prec"/>../<section end="prec"/>
<section begin="succ"/>../Introduzione<section end="succ"/>
<section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/>
<section begin="data"/>18 settembre 2008<section end="data"/>
<section begin="avz"/>75%<section end="avz"/>
<section begin="arg"/>letteratura<section end="arg"/>
</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=18 settembre 2008|arg=letteratura}}
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Prefazione|prec=../|succ=../Introduzione}}
Line 5 ⟶ 12:
 
Le lettere, le arti e le scienze trapiantate dalla Grecia in Italia, le conquiste e la legislazione del popolo romano ampliate e diffuse resero la lingua latina universale in Europa; e le invasioni de’ popoli settentrionali la trasformarono in alcune delle nuove lingue che oggi si parlano e scrivono. Bensì la lingua latina, innanzi che divenisse italiana, francese e spagnuola, trapassò per cambiamenti graduali e infinite vicissitudini, durante l’era del medio evo; tanto più difficili a conoscersi, quanto che fu l’epoca della barbarie e della ignoranza e della servitù del genere umano europeo. Molte tracce restano pur nondimeno visibili anche fra le tenebre di quei secoli; e se i fatti somministrati dalla storia e accertati dalla critica saranno applicati ai principj generali che la Natura segue invariabilmente, nè mai produce gli stessi effetti da diverse cause, noi forse esaminando l’origine, le epoche e il genio della lingua italiana, riusciremo a stabilire alcune norme o certe, o probabili almeno, a scoprire il metodo che le lingue seguono a operare le perpetue loro metamorfosi. E preferiremo la lingua italiana, come quella che è di data più antica fra tutte le viventi, e quindi somministra più numero di fatti, e una più lunga serie di annali letterarj. La grammatica, l’ortografia, e per conseguenza la pronunzia, e tutte le parole e frasi della lingua italiana sono oggi, con rare e irrilevanti eccezioni, precisamente quelle medesime che si trovano non solo nelle prose di Dante, ma di scrittori che vissero innanzi a lui. E vi sono lunghi tratti di poemi, e pagine numerose di storie del secolo XIII nelle quali non s’incontra un unico vocabolo che gli scrittori viventi a’ dì nostri non possano usare senza la minima taccia di affettazione. Gl’Inglesi e i Francesi che scrivevano a que’ tempi, ed anco posteriormente, non sono intesi; nè le lingue antiche subirono minori variazioni. Il vocabolario d’Omero e de’ tragici ateniesi e de’ poeti de’ Tolomei non sono gran fatto diversi; ma le diversità grammaticali e ortografiche son pur tali e tante, che costituiscono altrettanti differenti dialetti. La ragione universalmente adottata della divisione della Grecia in parecchi piccoli Stati, che serbarono la pronunzia peculiare a’ loro antenati, e quindi ne vennero i varj loro dialetti, non fa molto al proposito, perchè i Romani non ebbero siffatte divisioni, e nondimeno la latinità di Ennio, di Lucilio e dei frammenti degli Annalisti della Repubblica è diversa molto da quella di {{Ac|Publio Virgilio Marone|Virgilio}}, d’{{Ac|Quinto Orazio Flacco|Orazio}} e di {{Ac|Tito Livio|Livio}}. Nè da Ennio a Virgilio corsero più di dugento cinquant’anni, mentre dall’età de’ primi libri grammaticalmente scritti in Italia sino a’ dì nostri se ne contano più di seicento, e, paragonati colla lingua scritta oggi, presentano il fenomeno di pochi e appena visibili cambiamenti essenziali. Se sì fatto fenomeno fu talvolta osservato, certamente non ne fu mai non che data, ma neppure tentata la soluzione. E noi ci proveremo in ciò tanto più volentieri, in quanto che avremo occasione di manifestare alcune idee forse nuove, desunte, a quanto speriamo, dalle nozioni generalmente adottate intorno alla lingua e alla letteratura d’Italia. - La storia di una lingua non può tracciarsi se non nella storia letteraria della nazione; nè la storia può somministrare fatti certi e fondamentali a trovare in materie intricatissime il vero, se non per mezzo di epoche distinte, in guisa che le cause non diventino effetti, e gli effetti non sieno pigliati per cause. E a noi parrà di scrivere brevemente se, per conoscere a fondo l’origine, le vicissitudini e il genio della lingua italiana, spenderemo poche pagine per ogni secolo degli annali letterarj d’Italia.
 
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}