Orlando furioso (1928)/Canto 5: differenze tra le versioni

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|NomePaginaOpera=Orlando Furioso
|AnnoPubblicazione=1532
|TitoloSezione=[[Orlando Furioso]]<br /><br />Canto 5
}}
{{capitolo
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|NomePaginaCapitoloSuccessivo=Orlando Furioso/Canto 6
}}
<poem>
<span style="font-size:80%">1</span>&nbsp;&nbsp; Tutti gli altri animai che sono in terra,
o che vivon quieti e stanno in pace,
o se vengono a rissa e si fan guerra,
alla femina il maschio non la face:
l'orsa con l'orso al bosco sicura erra,
la leonessa appresso il leon giace;
col lupo vive la lupa sicura,
né la iuvenca ha del torel paura.
 
<span style="font-size:80%">2</span>&nbsp;&nbsp; Ch'abominevol peste, che Megera
<poem>
è venuta a turbar gli umani petti?
che si sente il marito e la mogliera
sempre garrir d'ingiuriosi detti,
stracciar la faccia e far livida e nera,
bagnar di pianto i geniali letti;
e non di pianto sol, ma alcuna volta
di sangue gli ha bagnati l'ira stolta.
 
<span style="font-size:80%">3</span>&nbsp;&nbsp; Parmi non sol gran mal, ma che l'uom faccia
'''1'''<br />
contra natura e sia di Dio ribello,
Tutti gli altri animai che sono in terra,<br />
che s'induce a percuotere la faccia
o che vivon quieti e stanno in pace,<br />
di bella donna, o romperle un capello:
o se vengono a rissa e si fan guerra,<br />
ma chi le dà veneno, o chi le caccia
alla femina il maschio non la face:<br />
l'alma del corpo con laccio o coltello,
l'orsa con l'orso al bosco sicura erra,<br />
ch'uomo sia quel non crederò in eterno,
la leonessa appresso il leon giace;<br />
ma in vista umana uno spirto de l'inferno.
col lupo vive la lupa sicura,<br />
 
né la iuvenca ha del torel paura.<br />
<span style="font-size:80%">4</span>&nbsp;&nbsp; Cotali esser doveano i duo ladroni
'''2'''<br />
che Rinaldo cacciò da la donzella,
Ch'abominevol peste, che Megera<br />
da lor condotta in quei scuri valloni
è venuta a turbar gli umani petti?<br />
perché non se n'udisse più novella.
che si sente il marito e la mogliera<br />
Io lasciai ch'ella render le cagioni
sempre garrir d'ingiuriosi detti,<br />
s'apparechiava di sua sorte fella
stracciar la faccia e far livida e nera,<br />
al paladin, che le fu buono amico:
bagnar di pianto i geniali letti;<br />
or, seguendo l'istoria, così dico.
e non di pianto sol, ma alcuna volta<br />
 
di sangue gli ha bagnati l'ira stolta.<br />
<span style="font-size:80%">5</span>&nbsp;&nbsp; La donna incominciò: - Tu intenderai
'''3'''<br />
la maggior crudeltade e la più espressa,
Parmi non sol gran mal, ma che l'uom faccia<br />
ch'in Tebe e in Argo o ch'in Micene mai,
contra natura e sia di Dio ribello,<br />
o in loco più crudel fosse commessa.
che s'induce a percuotere la faccia<br />
E se rotando il sole i chiari rai,
di bella donna, o romperle un capello:<br />
qui men ch'all'altre region s'appressa,
ma chi le dà veneno, o chi le caccia<br />
credo ch'a noi malvolentieri arrivi,
l'alma del corpo con laccio o coltello,<br />
perché veder sì crudel gente schivi.
ch'uomo sia quel non crederò in eterno,<br />
 
ma in vista umana uno spirto de l'inferno.<br />
<span style="font-size:80%">6</span>&nbsp;&nbsp; Ch'agli nemici gli uomini sien crudi,
'''4'''<br />
in ogni età se n'è veduto esempio;
Cotali esser doveano i duo ladroni<br />
ma dar la morte a chi procuri e studi
che Rinaldo cacciò da la donzella,<br />
il tuo ben sempre, è troppo ingiusto ed empio.
da lor condotta in quei scuri valloni<br />
E acciò che meglio il vero io ti denudi,
perché non se n'udisse più novella.<br />
perché costor volessero far scempio
Io lasciai ch'ella render le cagioni<br />
degli anni verdi miei contra ragione,
s'apparechiava di sua sorte fella<br />
ti dirò da principio ogni cagione.
al paladin, che le fu buono amico:<br />
 
or, seguendo l'istoria, così dico.<br />
<span style="font-size:80%">7</span>&nbsp;&nbsp; Voglio che sappi, signor mio, ch'essendo
'''5'''<br />
tenera ancora, alli servigi venni
La donna incominciò: - Tu intenderai<br />
de la figlia del re, con cui crescendo,
la maggior crudeltade e la più espressa,<br />
buon luogo in corte ed onorato tenni.
ch'in Tebe e in Argo o ch'in Micene mai,<br />
Crudele Amore, al mio stato invidendo,
o in loco più crudel fosse commessa.<br />
fe' che seguace, ahi lassa! gli divenni:
E se rotando il sole i chiari rai,<br />
fe' d'ogni cavallier, d'ogni donzello
qui men ch'all'altre region s'appressa,<br />
parermi il duca d'Albania più bello.
credo ch'a noi malvolentieri arrivi,<br />
 
perché veder sì crudel gente schivi.<br />
<span style="font-size:80%">8</span>&nbsp;&nbsp; Perché egli mostrò amarmi più che molto,
'''6'''<br />
io ad amar lui con tutto il cor mi mossi.
Ch'agli nemici gli uomini sien crudi,<br />
Ben s'ode il ragionar, si vede il volto,
in ogni età se n'è veduto esempio;<br />
ma dentro il petto mal giudicar possi.
ma dar la morte a chi procuri e studi<br />
Credendo, amando, non cessai che tolto
il tuo ben sempre, è troppo ingiusto ed empio.<br />
l'ebbi nel letto, e non guardai ch'io fossi
E acciò che meglio il vero io ti denudi,<br />
di tutte le real camere in quella
perché costor volessero far scempio<br />
che più secreta avea Ginevra bella;
degli anni verdi miei contra ragione,<br />
 
ti dirò da principio ogni cagione.<br />
<span style="font-size:80%">9</span>&nbsp;&nbsp; dove tenea le sue cose più care,
'''7'''<br />
e dove le più volte ella dormia.
Voglio che sappi, signor mio, ch'essendo<br />
Si può di quella in s'un verrone entrare,
tenera ancora, alli servigi venni<br />
che fuor del muro al discoperto uscìa.
de la figlia del re, con cui crescendo,<br />
Io facea il mio amator quivi montare;
buon luogo in corte ed onorato tenni.<br />
e la scala di corde onde salia
Crudele Amore, al mio stato invidendo,<br />
io stessa dal verron giù gli mandai
fe' che seguace, ahi lassa! gli divenni:<br />
qual volta meco aver lo desiai:
fe' d'ogni cavallier, d'ogni donzello<br />
 
parermi il duca d'Albania più bello.<br />
<span style="font-size:80%">10</span> che tante volte ve lo fei venire,
'''8'''<br />
quante Ginevra me ne diede l'agio,
Perché egli mostrò amarmi più che molto,<br />
che solea mutar letto, or per fuggire
io ad amar lui con tutto il cor mi mossi.<br />
Ben s'ode il ragionartempo ardente, si vedeor il volto,<brbrumal />malvagio.
Non fu veduto d'alcun mai salire;
ma dentro il petto mal giudicar possi.<br />
però che quella parte del palagio
Credendo, amando, non cessai che tolto<br />
risponde verso alcune case rotte,
l'ebbi nel letto, e non guardai ch'io fossi<br />
dove nessun mai passa o giorno o notte.
di tutte le real camere in quella<br />
 
che più secreta avea Ginevra bella;<br />
<span style="font-size:80%">11</span> Continuò per molti giorni e mesi
'''9'''<br />
tra noi secreto l'amoroso gioco:
dove tenea le sue cose più care,<br />
sempre crebbe l'amore; e sì m'accesi,
e dove le più volte ella dormia.<br />
che tutta dentro io mi sentia di foco:
Si può di quella in s'un verrone entrare,<br />
e cieca ne fui sì, ch'io non compresi
che fuor del muro al discoperto uscìa.<br />
ch'egli fingeva molto, e amava poco;
Io facea il mio amator quivi montare;<br />
ancor che li suo' inganni discoperti
e la scala di corde onde salia<br />
esser doveanmi a mille segni certi.
io stessa dal verron giù gli mandai<br />
 
qual volta meco aver lo desiai:<br />
<span style="font-size:80%">12</span> Dopo alcun dì si mostrò nuovo amante
'''10'''<br />
de la bella Ginevra. Io non so appunto
che tante volte ve lo fei venire,<br />
s'allora cominciasse, o pur inante
quante Ginevra me ne diede l'agio,<br />
de l'amor mio, n'avesse il cor già punto.
che solea mutar letto, or per fuggire<br />
Vedi s'in me venuto era arrogante,
il tempo ardente, or il brumal malvagio.<br />
s'imperio nel mio cor s'aveva assunto;
Non fu veduto d'alcun mai salire;<br />
che mi scoperse, e non ebbe rossore
però che quella parte del palagio<br />
chiedermi aiuto in questo nuovo amore.
risponde verso alcune case rotte,<br />
 
dove nessun mai passa o giorno o notte.<br />
<span style="font-size:80%">13</span> Ben mi dicea ch'uguale al mio non era,
'''11'''<br />
né vero amor quel ch'egli avea a costei;
Continuò per molti giorni e mesi<br />
ma simulando esserne acceso, spera
tra noi secreto l'amoroso gioco:<br />
celebrarne i legitimi imenei.
sempre crebbe l'amore; e sì m'accesi,<br />
Dal re ottenerla fia cosa leggiera,
che tutta dentro io mi sentia di foco:<br />
qualor vi sia la volontà di lei;
e cieca ne fui sì, ch'io non compresi<br />
che di sangue e di stato in tutto il regno
ch'egli fingeva molto, e amava poco;<br />
non era, dopo il re, di lu' il più degno.
ancor che li suo' inganni discoperti<br />
 
esser doveanmi a mille segni certi.<br />
<span style="font-size:80%">14</span> Mi persuade, se per opra mia
'''12'''<br />
potesse al suo signor genero farsi
Dopo alcun dì si mostrò nuovo amante<br />
(che veder posso che se n'alzeria
de la bella Ginevra. Io non so appunto<br />
a quanto presso al re possa uomo alzarsi),
s'allora cominciasse, o pur inante<br />
che me n'avria buon merto, e non saria
de l'amor mio, n'avesse il cor già punto.<br />
mai tanto beneficio per scordarsi;
Vedi s'in me venuto era arrogante,<br />
e ch'alla moglie e ch'ad ogni altro inante
s'imperio nel mio cor s'aveva assunto;<br />
mi porrebbe egli in sempre essermi amante.
che mi scoperse, e non ebbe rossore<br />
 
chiedermi aiuto in questo nuovo amore.<br />
<span style="font-size:80%">15</span> Io, ch'era tutta a satisfargli intenta,
'''13'''<br />
né seppi o volsi contradirgli mai,
Ben mi dicea ch'uguale al mio non era,<br />
e sol quei giorni io mi vidi contenta,
né vero amor quel ch'egli avea a costei;<br />
ch'averlo compiaciuto mi trovai;
ma simulando esserne acceso, spera<br />
piglio l'occasion che s'appresenta
celebrarne i legitimi imenei.<br />
di parlar d'esso e di lodarlo assai;
Dal re ottenerla fia cosa leggiera,<br />
ed ogni industria adopro, ogni fatica,
qualor vi sia la volontà di lei;<br />
per far del mio amator Ginevra amica.
che di sangue e di stato in tutto il regno<br />
 
non era, dopo il re, di lu' il più degno.<br />
<span style="font-size:80%">16</span> Feci col core e con l'effetto tutto
'''14'''<br />
quel che far si poteva, e sallo Idio;
Mi persuade, se per opra mia<br />
né con Ginevra mai potei far frutto,
potesse al suo signor genero farsi<br />
ch'io le ponessi in grazia il duca mio:
(che veder posso che se n'alzeria<br />
e questo, che ad amar ella avea indutto
a quanto presso al re possa uomo alzarsi),<br />
tutto il pensiero e tutto il suo disio
che me n'avria buon merto, e non saria<br />
un gentil cavallier, bello e cortese,
mai tanto beneficio per scordarsi;<br />
venuto in Scozia di lontan paese;
e ch'alla moglie e ch'ad ogni altro inante<br />
 
mi porrebbe egli in sempre essermi amante.<br />
<span style="font-size:80%">17</span> che con un suo fratel ben giovinetto
'''15'''<br />
venne d'Italia a stare in questa corte;
Io, ch'era tutta a satisfargli intenta,<br />
si fe' ne l'arme poi tanto perfetto,
né seppi o volsi contradirgli mai,<br />
che la Bretagna non avea il più forte.
e sol quei giorni io mi vidi contenta,<br />
Il re l'amava, e ne mostrò l'effetto;
ch'averlo compiaciuto mi trovai;<br />
che gli donò di non picciola sorte
piglio l'occasion che s'appresenta<br />
castella e ville e iurisdizioni,
di parlar d'esso e di lodarlo assai;<br />
e lo fe' grande al par dei gran baroni.
ed ogni industria adopro, ogni fatica,<br />
 
per far del mio amator Ginevra amica.<br />
<span style="font-size:80%">18</span> Grato era al re, più grato era alla figlia
'''16'''<br />
quel cavallier chiamato Ariodante,
Feci col core e con l'effetto tutto<br />
per esser valoroso a maraviglia;
quel che far si poteva, e sallo Idio;<br />
ma più, ch'ella sapea che l'era amante.
né con Ginevra mai potei far frutto,<br />
Né Vesuvio, né il monte di Siciglia,
ch'io le ponessi in grazia il duca mio:<br />
né Troia avampò mai di fiamme tante,
e questo, che ad amar ella avea indutto<br />
quanto ella conoscea che per suo amore
tutto il pensiero e tutto il suo disio<br />
Ariodante ardea per tutto il core.
un gentil cavallier, bello e cortese,<br />
 
venuto in Scozia di lontan paese;<br />
<span style="font-size:80%">19</span> L'amar che dunque ella facea colui
'''17'''<br />
con cor sincero e con perfetta fede,
che con un suo fratel ben giovinetto<br />
fe' che pel duca male udita fui;
venne d'Italia a stare in questa corte;<br />
né mai risposta da sperar mi diede:
si fe' ne l'arme poi tanto perfetto,<br />
anzi quanto io pregava più per lui
che la Bretagna non avea il più forte.<br />
e gli studiava d'impetrar mercede,
Il re l'amava, e ne mostrò l'effetto;<br />
ella, biasmandol sempre e dispregiando,
che gli donò di non picciola sorte<br />
se gli venìa più sempre inimicando.
castella e ville e iurisdizioni,<br />
 
e lo fe' grande al par dei gran baroni.<br />
<span style="font-size:80%">20</span> Io confortai l'amator mio sovente,
'''18'''<br />
che volesse lasciar la vana impresa;
Grato era al re, più grato era alla figlia<br />
né si sperasse mai volger la mente
quel cavallier chiamato Ariodante,<br />
di costei, troppo ad altro amore intesa:
per esser valoroso a maraviglia;<br />
e gli feci conoscer chiaramente,
ma più, ch'ella sapea che l'era amante.<br />
come era sì d'Ariodante accesa,
Né Vesuvio, né il monte di Siciglia,<br />
che quanta acqua è nel mar, piccola dramma
né Troia avampò mai di fiamme tante,<br />
non spegneria de la sua immensa fiamma.
quanto ella conoscea che per suo amore<br />
 
Ariodante ardea per tutto il core.<br />
<span style="font-size:80%">21</span> Questo da me più volte Polinesso
'''19'''<br />
(che così nome ha il duca) avendo udito,
L'amar che dunque ella facea colui<br />
e ben compreso e visto per se stesso
con cor sincero e con perfetta fede,<br />
che molto male era il suo amor gradito;
fe' che pel duca male udita fui;<br />
non pur di tanto amor si fu rimesso,
né mai risposta da sperar mi diede:<br />
ma di vedersi un altro preferito,
anzi quanto io pregava più per lui<br />
come superbo, così mal sofferse,
e gli studiava d'impetrar mercede,<br />
che tutto in ira e in odio si converse.
ella, biasmandol sempre e dispregiando,<br />
 
se gli venìa più sempre inimicando.<br />
<span style="font-size:80%">22</span> E tra Ginevra e l'amator suo pensa
'''20'''<br />
tanta discordia e tanta lite porre,
Io confortai l'amator mio sovente,<br />
e farvi inimicizia così intensa,
che volesse lasciar la vana impresa;<br />
che mai più non si possino comporre;
né si sperasse mai volger la mente<br />
e por Ginevra in ignominia immensa,
di costei, troppo ad altro amore intesa:<br />
donde non s'abbia o viva o morta a torre:
e gli feci conoscer chiaramente,<br />
né de l'iniquo suo disegno meco
come era sì d'Ariodante accesa,<br />
volse o con altri ragionar, che seco.
che quanta acqua è nel mar, piccola dramma<br />
 
non spegneria de la sua immensa fiamma.<br />
<span style="font-size:80%">23</span> Fatto il pensier: - Dalinda mia, - mi dice
'''21'''<br />
(che così son nomata) - saper dèi,
Questo da me più volte Polinesso<br />
che come suol tornar da la radice
(che così nome ha il duca) avendo udito,<br />
arbor che tronchi e quattro volte e sei;
e ben compreso e visto per se stesso<br />
così la pertinacia mia infelice,
che molto male era il suo amor gradito;<br />
ben che sia tronca dai successi rei,
non pur di tanto amor si fu rimesso,<br />
di germogliar non resta; che venire
ma di vedersi un altro preferito,<br />
pur vorria a fin di questo suo desire.
come superbo, così mal sofferse,<br />
 
che tutto in ira e in odio si converse.<br />
<span style="font-size:80%">24</span> E non lo bramo tanto per diletto,
'''22'''<br />
quanto perché vorrei vincer la pruova;
E tra Ginevra e l'amator suo pensa<br />
e non possendo farlo con effetto,
tanta discordia e tanta lite porre,<br />
s'io lo fo imaginando, anco mi giuova.
e farvi inimicizia così intensa,<br />
Voglio, qual volta tu mi dài ricetto,
che mai più non si possino comporre;<br />
quando allora Ginevra si ritruova
e por Ginevra in ignominia immensa,<br />
nuda nel letto, che pigli ogni vesta
donde non s'abbia o viva o morta a torre:<br />
ch'ella posta abbia, e tutta te ne vesta.
né de l'iniquo suo disegno meco<br />
 
volse o con altri ragionar, che seco.<br />
<span style="font-size:80%">25</span> Come ella s'orna e come il crin dispone
'''23'''<br />
studia imitarla, e cerca il più che sai
Fatto il pensier: - Dalinda mia, - mi dice<br />
di parer dessa, e poi sopra il verrone
(che così son nomata) - saper dèi,<br />
a mandar giù la scala ne verrai.
che come suol tornar da la radice<br />
Io verrò a te con imaginazione
arbor che tronchi e quattro volte e sei;<br />
che quella sii, di cui tu i panni avrai:
così la pertinacia mia infelice,<br />
e così spero, me stesso ingannando,
ben che sia tronca dai successi rei,<br />
venir in breve il mio desir sciemando. -
di germogliar non resta; che venire<br />
 
pur vorria a fin di questo suo desire.<br />
<span style="font-size:80%">26</span> Così disse egli. Io che divisa e sevra
'''24'''<br />
e lungi era da me, non posi mente
E non lo bramo tanto per diletto,<br />
che questo in che pregando egli persevra,
quanto perché vorrei vincer la pruova;<br />
era una fraude pur troppo evidente;
e non possendo farlo con effetto,<br />
e dal verron, coi panni di Ginevra,
s'io lo fo imaginando, anco mi giuova.<br />
mandai la scala onde salì sovente;
Voglio, qual volta tu mi dài ricetto,<br />
e non m'accorsi prima de l'inganno,
quando allora Ginevra si ritruova<br />
che n'era già tutto accaduto il danno.
nuda nel letto, che pigli ogni vesta<br />
 
ch'ella posta abbia, e tutta te ne vesta.<br />
<span style="font-size:80%">27</span> Fatto in quel tempo con Ariodante
'''25'''<br />
il duca avea queste parole o tali
Come ella s'orna e come il crin dispone<br />
(che grandi amici erano stati inante
studia imitarla, e cerca il più che sai<br />
che per Ginevra si fesson rivali):
di parer dessa, e poi sopra il verrone<br />
- Mi maraviglio (incominciò il mio amante)
a mandar giù la scala ne verrai.<br />
ch'avendoti io fra tutti li mie' uguali
Io verrò a te con imaginazione<br />
sempre avuto in rispetto e sempre amato,
che quella sii, di cui tu i panni avrai:<br />
ch'io sia da te sì mal rimunerato.
e così spero, me stesso ingannando,<br />
 
venir in breve il mio desir sciemando. -<br />
<span style="font-size:80%">28</span> Io son ben certo che comprendi e sai
'''26'''<br />
di Ginevra e di me l'antiquo amore;
Così disse egli. Io che divisa e sevra<br />
e per sposa legittima oggimai
e lungi era da me, non posi mente<br />
per impetrarla son dal mio signore.
che questo in che pregando egli persevra,<br />
Perché mi turbi tu? perché pur vai
era una fraude pur troppo evidente;<br />
senza frutto in costei ponendo il core?
e dal verron, coi panni di Ginevra,<br />
Io ben a te rispetto avrei, per Dio,
mandai la scala onde salì sovente;<br />
s'io nel tuo grado fossi, e tu nel mio. -
e non m'accorsi prima de l'inganno,<br />
 
che n'era già tutto accaduto il danno.<br />
<span style="font-size:80%">29</span> - Ed io (rispose Ariodante a lui)
'''27'''<br />
di te mi maraviglio maggiormente;
Fatto in quel tempo con Ariodante<br />
che di lei prima inamorato fui,
il duca avea queste parole o tali<br />
che tu l'avessi vista solamente:
(che grandi amici erano stati inante<br />
e so che sai quanto è l'amor tra nui,
che per Ginevra si fesson rivali):<br />
ch'esser non può di quel che sia, più ardente;
- Mi maraviglio (incominciò il mio amante)<br />
e sol d'essermi moglie intende e brama:
ch'avendoti io fra tutti li mie' uguali<br />
e so che certo sai ch'ella non t'ama.
sempre avuto in rispetto e sempre amato,<br />
 
ch'io sia da te sì mal rimunerato.<br />
<span style="font-size:80%">30</span> Perché non hai tu dunque a me il rispetto
'''28'''<br />
per l'amicizia nostra, che domande
Io son ben certo che comprendi e sai<br />
ch'a te aver debba, e ch'io t'avre' in effetto,
di Ginevra e di me l'antiquo amore;<br />
se tu fossi con lei di me più grande?
e per sposa legittima oggimai<br />
Né men di te per moglie averla aspetto,
per impetrarla son dal mio signore.<br />
se ben tu sei più ricco in queste bande:
Perché mi turbi tu? perché pur vai<br />
io non son meno al re, che tu sia, grato,
senza frutto in costei ponendo il core?<br />
ma più di te da la sua figlia amato. -
Io ben a te rispetto avrei, per Dio,<br />
 
s'io nel tuo grado fossi, e tu nel mio. -<br />
<span style="font-size:80%">31</span> - Oh (disse il duca a lui), grande è cotesto
'''29'''<br />
errore a che t'ha il folle amor condutto!
- Ed io (rispose Ariodante a lui)<br />
Tu credi esser più amato; io credo questo
di te mi maraviglio maggiormente;<br />
medesmo: ma si può veder al frutto.
che di lei prima inamorato fui,<br />
Tu fammi ciò ch'hai seco, manifesto,
che tu l'avessi vista solamente:<br />
ed io il secreto mio t'aprirò tutto;
e so che sai quanto è l'amor tra nui,<br />
ch'esser non può di e quel di noi che sia,manco piùaver ardente;<brsi />veggia,
ceda a chi vince, e d'altro si provveggia.
e sol d'essermi moglie intende e brama:<br />
 
e so che certo sai ch'ella non t'ama.<br />
<span style="font-size:80%">32</span> E sarò pronto, se tu vuoi ch'io giuri
'''30'''<br />
di non dir cosa mai che mi riveli:
Perché non hai tu dunque a me il rispetto<br />
così voglio ch'ancor tu m'assicuri
per l'amicizia nostra, che domande<br />
ch'a te aver debba, e che quel ch'io t'avre'ti indirò, effetto,<brsempre mi celi. />-
Venner dunque d'accordo alli scongiuri,
se tu fossi con lei di me più grande?<br />
e poser le man sugli Evangeli:
Né men di te per moglie averla aspetto,<br />
e poi che di tacer fede si diero,
se ben tu sei più ricco in queste bande:<br />
Ariodante incominciò primiero.
io non son meno al re, che tu sia, grato,<br />
 
ma più di te da la sua figlia amato. -<br />
<span style="font-size:80%">33</span> E disse per lo giusto e per lo dritto
'''31'''<br />
come tra sé e Ginevra era la cosa;
- Oh (disse il duca a lui), grande è cotesto<br />
ch'ella gli avea giurato e a bocca e in scritto,
errore a che t'ha il folle amor condutto!<br />
che mai non saria ad altri, ch'a lui, sposa;
Tu credi esser più amato; io credo questo<br />
e se dal re le venìa contraditto,
medesmo: ma si può veder al frutto.<br />
gli promettea di sempre esser ritrosa
Tu fammi ciò ch'hai seco, manifesto,<br />
da tutti gli altri maritaggi poi,
ed io il secreto mio t'aprirò tutto;<br />
e viver sola in tutti i giorni suoi:
e quel di noi che manco aver si veggia,<br />
 
ceda a chi vince, e d'altro si provveggia.<br />
<span style="font-size:80%">34</span> e ch'esso era in speranza pel valore
'''32'''<br />
ch'avea mostrato in arme a più d'un segno,
E sarò pronto, se tu vuoi ch'io giuri<br />
ed era per mostrare a laude, a onore,
di non dir cosa mai che mi riveli:<br />
a beneficio del re e del suo regno,
così voglio ch'ancor tu m'assicuri<br />
di crescer tanto in grazia al suo signore,
che quel ch'io ti dirò, sempre mi celi. -<br />
che sarebbe da lui stimato degno
Venner dunque d'accordo alli scongiuri,<br />
che la figliuola sua per moglie avesse,
e poser le man sugli Evangeli:<br />
e poi che di tacerpiacer fedea silei diero,<brcosì />intendesse.
 
Ariodante incominciò primiero.<br />
<span style="font-size:80%">35</span> Poi disse: - A questo termine son io,
'''33'''<br />
né credo già ch'alcun mi venga appresso:
E disse per lo giusto e per lo dritto<br />
né cerco più di questo, né desio
come tra sé e Ginevra era la cosa;<br />
de l'amor d'essa aver segno più espresso;
ch'ella gli avea giurato e a bocca e in scritto,<br />
né più vorrei, se non quanto da Dio
che mai non saria ad altri, ch'a lui, sposa;<br />
per connubio legitimo è concesso:
e se dal re le venìa contraditto,<br />
e saria invano il domandar più inanzi;
gli promettea di sempre esser ritrosa<br />
che di bontà so come ogn'altra avanzi. -
da tutti gli altri maritaggi poi,<br />
 
e viver sola in tutti i giorni suoi:<br />
<span style="font-size:80%">36</span> Poi ch'ebbe il vero Ariodante esposto
'''34'''<br />
de la mercé ch'aspetta a sua fatica,
e ch'esso era in speranza pel valore<br />
Polinesso, che già s'avea proposto
ch'avea mostrato in arme a più d'un segno,<br />
di far Ginevra al suo amator nemica,
ed era per mostrare a laude, a onore,<br />
cominciò: - Sei da me molto discosto,
a beneficio del re e del suo regno,<br />
e vo' che di tua bocca anco tu 'l dica;
di crescer tanto in grazia al suo signore,<br />
e del mio ben veduta la radice,
che sarebbe da lui stimato degno<br />
che confessi me solo esser felice.
che la figliuola sua per moglie avesse,<br />
 
poi che piacer a lei così intendesse.<br />
<span style="font-size:80%">37</span> Finge ella teco, né t'ama né prezza;
'''35'''<br />
che ti pasce di speme e di parole:
Poi disse: - A questo termine son io,<br />
oltra questo, il tuo amor sempre a sciochezza,
né credo già ch'alcun mi venga appresso:<br />
quando meco ragiona, imputar suole.
né cerco più di questo, né desio<br />
Io ben d'esserle caro altra certezza
de l'amor d'essa aver segno più espresso;<br />
veduta n'ho, che di promesse e fole;
né più vorrei, se non quanto da Dio<br />
e tel dirò sotto la fé in secreto,
per connubio legitimo è concesso:<br />
ben che farei più il debito a star cheto.
e saria invano il domandar più inanzi;<br />
 
che di bontà so come ogn'altra avanzi. -<br />
<span style="font-size:80%">38</span> Non passa mese, che tre, quattro e sei
'''36'''<br />
e talor diece notti io non mi truovi
Poi ch'ebbe il vero Ariodante esposto<br />
nudo abbracciato in quel piacer con lei,
de la mercé ch'aspetta a sua fatica,<br />
ch'all'amoroso ardor par che sì giovi:
Polinesso, che già s'avea proposto<br />
sì che tu puoi veder s'a' piacer miei
di far Ginevra al suo amator nemica,<br />
son d'aguagliar le ciance che tu pruovi.
cominciò: - Sei da me molto discosto,<br />
Cedimi dunque e d'altro ti provedi,
e vo' che di tua bocca anco tu 'l dica;<br />
poi che sì inferior di me ti vedi. -
e del mio ben veduta la radice,<br />
 
che confessi me solo esser felice.<br />
<span style="font-size:80%">39</span> - Non ti vo' creder questo (gli rispose
'''37'''<br />
Ariodante), e certo so che menti;
Finge ella teco, né t'ama né prezza;<br />
e composto fra te t'hai queste cose,
che ti pasce di speme e di parole:<br />
acciò che da l'impresa io mi spaventi:
oltra questo, il tuo amor sempre a sciochezza,<br />
ma perché a lei son troppo ingiuriose,
quando meco ragiona, imputar suole.<br />
questo c'hai detto sostener convienti;
Io ben d'esserle caro altra certezza<br />
che non bugiardo sol, ma voglio ancora
veduta n'ho, che di promesse e fole;<br />
che tu sei traditor mostrarti or ora. -
e tel dirò sotto la fé in secreto,<br />
 
ben che farei più il debito a star cheto.<br />
<span style="font-size:80%">40</span> Soggiunse il duca: - Non sarebbe onesto
'''38'''<br />
Non passa mese, che tre,noi quattrovolessen ela sei<brbattaglia />torre
di quel che t'offerisco manifesto,
e talor diece notti io non mi truovi<br />
quando ti piaccia, inanzi agli occhi porre. -
nudo abbracciato in quel piacer con lei,<br />
Resta smarrito Ariodante a questo,
ch'all'amoroso ardor par che sì giovi:<br />
e per l'ossa un tremor freddo gli scorre;
sì che tu puoi veder s'a' piacer miei<br />
e se creduto ben gli avesse a pieno,
son d'aguagliar le ciance che tu pruovi.<br />
venìa sua vita allora allora meno.
Cedimi dunque e d'altro ti provedi,<br />
 
poi che sì inferior di me ti vedi. -<br />
<span style="font-size:80%">41</span> Con cor trafitto e con pallida faccia,
'''39'''<br />
e con voce tremante e bocca amara
- Non ti vo' creder questo (gli rispose<br />
rispose: - Quando sia che tu mi faccia
Ariodante), e certo so che menti;<br />
veder quest'aventura tua sì rara,
e composto fra te t'hai queste cose,<br />
prometto di costei lasciar la traccia,
acciò che da l'impresa io mi spaventi:<br />
a te sì liberale, a me sì avara:
ma perché a lei son troppo ingiuriose,<br />
ma ch'io tel voglia creder non far stima,
questo c'hai detto sostener convienti;<br />
s'io non lo veggio con questi occhi prima. -
che non bugiardo sol, ma voglio ancora<br />
 
che tu sei traditor mostrarti or ora. -<br />
<span style="font-size:80%">42</span> - Quando ne sarà il tempo, avisarotti, -
'''40'''<br />
soggiunse Polinesso, e dipartisse.
Soggiunse il duca: - Non sarebbe onesto<br />
Non credo che passar più di due notti,
che noi volessen la battaglia torre<br />
ch'ordine fu che 'l duca a me venisse.
di quel che t'offerisco manifesto,<br />
Per scoccar dunque i lacci che condotti
quando ti piaccia, inanzi agli occhi porre. -<br />
avea sì cheti, andò al rivale, e disse
Resta smarrito Ariodante a questo,<br />
che s'ascondesse la notte seguente
e per l'ossa un tremor freddo gli scorre;<br />
tra quelle case ove non sta mai gente:
e se creduto ben gli avesse a pieno,<br />
 
venìa sua vita allora allora meno.<br />
<span style="font-size:80%">43</span> e dimostrogli un luogo a dirimpetto
'''41'''<br />
di quel verrone ove solea salire.
Con cor trafitto e con pallida faccia,<br />
Ariodante avea preso sospetto
e con voce tremante e bocca amara<br />
che lo cercasse far quivi venire,
rispose: - Quando sia che tu mi faccia<br />
come in un luogo dove avesse eletto
veder quest'aventura tua sì rara,<br />
di por gli aguati, e farvelo morire,
prometto di costei lasciar la traccia,<br />
sotto questa finzion, che vuol mostrargli
a te sì liberale, a me sì avara:<br />
quel di Ginevra, ch'impossibil pargli.
ma ch'io tel voglia creder non far stima,<br />
 
s'io non lo veggio con questi occhi prima. -<br />
<span style="font-size:80%">44</span> Di volervi venir prese partito,
'''42'''<br />
ma in guisa che di lui non sia men forte;
- Quando ne sarà il tempo, avisarotti, -<br />
perché accadendo che fosse assalito,
soggiunse Polinesso, e dipartisse.<br />
si truovi sì, che non tema di morte.
Non credo che passar più di due notti,<br />
Un suo fratello avea saggio ed ardito,
ch'ordine fu che 'l duca a me venisse.<br />
iI più famoso in arme de la corte,
Per scoccar dunque i lacci che condotti<br />
detto Lurcanio; e avea più cor con esso,
avea sì cheti, andò al rivale, e disse<br />
che se dieci altri avesse avuto appresso.
che s'ascondesse la notte seguente<br />
 
tra quelle case ove non sta mai gente:<br />
<span style="font-size:80%">45</span> Seco chiamollo, e volse che prendesse
'''43'''<br />
l'arme; e la notte lo menò con lui:
e dimostrogli un luogo a dirimpetto<br />
non che 'l secreto suo già gli dicesse;
di quel verrone ove solea salire.<br />
né l'avria detto ad esso, né ad altrui.
Ariodante avea preso sospetto<br />
Da sé lontano un trar di pietra il messe:
che lo cercasse far quivi venire,<br />
- Se mi senti chiamar, vien (disse) a nui;
come in un luogo dove avesse eletto<br />
ma se non senti, prima ch'io ti chiami,
di por gli aguati, e farvelo morire,<br />
non ti partir di qui, frate, se m'ami. -
sotto questa finzion, che vuol mostrargli<br />
 
quel di Ginevra, ch'impossibil pargli.<br />
<span style="font-size:80%">46</span> - Va pur, non dubitar, - disse il fratello:
'''44'''<br />
e così venne Ariodanle cheto,
Di volervi venir prese partito,<br />
e si celò nel solitario ostello
ma in guisa che di lui non sia men forte;<br />
ch'era d'incontro al mio verron secreto.
perché accadendo che fosse assalito,<br />
Vien d'altra parte il fraudolente e fello,
si truovi sì, che non tema di morte.<br />
che d'infamar Ginevra era sì lieto;
Un suo fratello avea saggio ed ardito,<br />
e fa il segno, tra noi solito inante,
iI più famoso in arme de la corte,<br />
a me che de l'inganno era ignorante.
detto Lurcanio; e avea più cor con esso,<br />
 
che se dieci altri avesse avuto appresso.<br />
<span style="font-size:80%">47</span> Ed io con veste candida, e fregiata
'''45'''<br />
per mezzo a liste d'oro e d'ogn'intorno,
Seco chiamollo, e volse che prendesse<br />
e con rete pur d'or, tutta adombrata
l'arme; e la notte lo menò con lui:<br />
di bei fiocchi vermigli al capo intorno
non che 'l secreto suo già gli dicesse;<br />
(foggia che sol fu da Ginevra usata,
né l'avria detto ad esso, né ad altrui.<br />
non d'alcun'altra), udito il segno, torno
Da sé lontano un trar di pietra il messe:<br />
sopra il verron, ch'in modo era locato,
- Se mi senti chiamar, vien (disse) a nui;<br />
che mi scopria dinanzi e d'ogni lato.
ma se non senti, prima ch'io ti chiami,<br />
 
non ti partir di qui, frate, se m'ami. -<br />
<span style="font-size:80%">48</span> Lurcanio in questo mezzo dubitando
'''46'''<br />
- Va pur, non dubitar, -che disse il'l fratello:<br />a pericolo non vada,
o come è pur commun disio, cercando
e così venne Ariodanle cheto,<br />
di spiar sempre ciò che ad altri accada;
e si celò nel solitario ostello<br />
l'era pian pian venuto seguitando,
ch'era d'incontro al mio verron secreto.<br />
tenendo l'ombre e la più oscura strada:
Vien d'altra parte il fraudolente e fello,<br />
e a men di dieci passi a lui discosto,
che d'infamar Ginevra era sì lieto;<br />
nel medesimo ostel s'era riposto.
e fa il segno, tra noi solito inante,<br />
 
a me che de l'inganno era ignorante.<br />
<span style="font-size:80%">49</span> Non sappiendo io di questo cosa alcuna,
'''47'''<br />
venni al verron ne l'abito c'ho detto,
Ed io con veste candida, e fregiata<br />
sì come già venuta era più d'una
per mezzo a liste d'oro e d'ogn'intorno,<br />
e più di due fiate a buono effetto.
e con rete pur d'or, tutta adombrata<br />
Le veste si vedean chiare alla luna;
di bei fiocchi vermigli al capo intorno<br />
né dissimile essendo anch'io d'aspetto
(foggia che sol fu da Ginevra usata,<br />
né di persona da Ginevra molto,
non d'alcun'altra), udito il segno, torno<br />
fece parere un per un altro il volto:
sopra il verron, ch'in modo era locato,<br />
 
che mi scopria dinanzi e d'ogni lato.<br />
<span style="font-size:80%">50</span> e tanto più, ch'era gran spazio in mezzo
'''48'''<br />
fra dove io venni a quelle inculte case
Lurcanio in questo mezzo dubitando<br />
ai dui fratelli, che stavano al rezzo,
che 'l fratello a pericolo non vada,<br />
il duca agevolmente persuase
o come è pur commun disio, cercando<br />
quel ch'era falso. Or pensa in che ribrezzo
di spiar sempre ciò che ad altri accada;<br />
Ariodante, in che dolor rimase.
l'era pian pian venuto seguitando,<br />
Vien Polinesso, e alla scala s'appoggia
tenendo l'ombre e la più oscura strada:<br />
che giù manda'gli, e monta in su la loggia.
e a men di dieci passi a lui discosto,<br />
 
nel medesimo ostel s'era riposto.<br />
<span style="font-size:80%">51</span> A prima giunta io gli getto le braccia
'''49'''<br />
al collo, ch'io non penso esser veduta;
Non sappiendo io di questo cosa alcuna,<br />
lo bacio in bocca e per tutta la faccia,
venni al verron ne l'abito c'ho detto,<br />
come giàfar venutasoglio eraad piùogni d'una<brsua />venuta.
Egli più de l'usato si procaccia
e più di due fiate a buono effetto.<br />
d'accarezzarmi, e la sua fraude aiuta.
Le veste si vedean chiare alla luna;<br />
Quell'altro al rio spettacolo condutto,
né dissimile essendo anch'io d'aspetto<br />
misero sta lontano, e vede il tutto.
né di persona da Ginevra molto,<br />
 
fece parere un per un altro il volto:<br />
<span style="font-size:80%">52</span> Cade in tanto dolor, che si dispone
'''50'''<br />
allora allora di voler morire:
e tanto più, ch'era gran spazio in mezzo<br />
e il pome de la spada in terra pone,
fra dove io venni a quelle inculte case<br />
che su la punta si volea ferire.
ai dui fratelli, che stavano al rezzo,<br />
Lurcanio che con grande ammirazione
il duca agevolmente persuase<br />
avea veduto il duca a me salire,
quel ch'era falso. Or pensa in che ribrezzo<br />
ma non già conosciuto chi si fosse,
Ariodante, in che dolor rimase.<br />
scorgendo l'atto del fratel, si mosse;
Vien Polinesso, e alla scala s'appoggia<br />
 
che giù manda'gli, e monta in su la loggia.<br />
<span style="font-size:80%">53</span> e gli vietò che con la propria mano
'''51'''<br />
non si passasse in quel furore il petto.
A prima giunta io gli getto le braccia<br />
S'era più tardo o poco più lontano,
al collo, ch'io non penso esser veduta;<br />
non giugnea a tempo, e non faceva effetto.
lo bacio in bocca e per tutta la faccia,<br />
- Ah misero fratel, fratello insano
come far soglio ad ogni sua venuta.<br />
(gridò), perc'hai perduto l'intelletto,
Egli più de l'usato si procaccia<br />
ch'una femina a morte trar ti debbia?
d'accarezzarmi, e la sua fraude aiuta.<br />
ch'ir possan tutte come al vento nebbia!
Quell'altro al rio spettacolo condutto,<br />
 
misero sta lontano, e vede il tutto.<br />
<span style="font-size:80%">54</span> Cerca far morir lei, che morir merta,
'''52'''<br />
e serva a più tuo onor tu la tua morte.
Cade in tanto dolor, che si dispone<br />
Fu d'amar lei, quando non t'era aperta
allora allora di voler morire:<br />
la fraude sua: or è da odiar ben forte,
e il pome de la spada in terra pone,<br />
poi che con gli occhi tuoi tu vedi certa,
che su la punta si volea ferire.<br />
quanto sia meretrice, e di che sorte.
Lurcanio che con grande ammirazione<br />
Serbi quest'arme che volti in te stesso,
avea veduto il duca a me salire,<br />
a far dinanzi al re tal fallo espresso. -
ma non già conosciuto chi si fosse,<br />
 
scorgendo l'atto del fratel, si mosse;<br />
<span style="font-size:80%">55</span> Quando si vede Ariodante giunto
'''53'''<br />
sopra il fratel, la dura impresa lascia;
e gli vietò che con la propria mano<br />
ma la sua intenzion da quel ch'assunto
non si passasse in quel furore il petto.<br />
avea già di morir, poco s'accascia.
S'era più tardo o poco più lontano,<br />
Quindi si leva, e porta non che punto,
non giugnea a tempo, e non faceva effetto.<br />
ma trapassato il cor d'estrema ambascia;
- Ah misero fratel, fratello insano<br />
pur finge col fratel, che quel furore
(gridò), perc'hai perduto l'intelletto,<br />
non abbia più, che dianzi avea nel core.
ch'una femina a morte trar ti debbia?<br />
 
ch'ir possan tutte come al vento nebbia!<br />
<span style="font-size:80%">56</span> Il seguente matin, senza far motto
'''54'''<br />
al suo fratello o ad altri, in via si messe
Cerca far morir lei, che morir merta,<br />
da la mortal disperazion condotto;
e serva a più tuo onor tu la tua morte.<br />
né di lui per più dì fu chi sapesse.
Fu d'amar lei, quando non t'era aperta<br />
Fuor che 'l duca e il fratello, ogn'altro indotto
la fraude sua: or è da odiar ben forte,<br />
era chi mosso al dipartir l'avesse.
poi che con gli occhi tuoi tu vedi certa,<br />
Ne la casa del re di lui diversi
quanto sia meretrice, e di che sorte.<br />
ragionamenti e in tutta Scozia fersi.
Serbi quest'arme che volti in te stesso,<br />
 
a far dinanzi al re tal fallo espresso. -<br />
<span style="font-size:80%">57</span> In capo d'otto o di più giorni in corte
'''55'''<br />
venne inanzi a Ginevra un viandante,
Quando si vede Ariodante giunto<br />
e novelle arrecò di mala sorte:
sopra il fratel, la dura impresa lascia;<br />
che s'era in mar summerso Ariodante
ma la sua intenzion da quel ch'assunto<br />
di volontaria sua libera morte,
avea già di morir, poco s'accascia.<br />
non per colpa di borea o di levante.
Quindi si leva, e porta non che punto,<br />
D'un sasso che sul mar sporgea molt'alto
ma trapassato il cor d'estrema ambascia;<br />
avea col capo in giù preso un gran salto.
pur finge col fratel, che quel furore<br />
 
non abbia più, che dianzi avea nel core.<br />
<span style="font-size:80%">58</span> Colui dicea: - Pria che venisse a questo,
'''56'''<br />
a me che a caso riscontrò per via,
Il seguente matin, senza far motto<br />
disse: - Vien meco, acciò che manifesto
al suo fratello o ad altri, in via si messe<br />
per te a Ginevra il mio successo sia;
da la mortal disperazion condotto;<br />
e dille poi, che la cagion del resto
né di lui per più dì fu chi sapesse.<br />
che tu vedrai di me, ch'or ora fia,
Fuor che 'l duca e il fratello, ogn'altro indotto<br />
è stato sol perc'ho troppo veduto:
era chi mosso al dipartir l'avesse.<br />
felice, se senza occhi io fussi suto! -
Ne la casa del re di lui diversi<br />
 
ragionamenti e in tutta Scozia fersi.<br />
<span style="font-size:80%">59</span> Eramo a caso sopra Capobasso,
'''57'''<br />
che verso Irlanda alquanto sporge in mare.
In capo d'otto o di più giorni in corte<br />
Così dicendo, di cima d'un sasso
venne inanzi a Ginevra un viandante,<br />
lo vidi a capo in giù sott'acqua andare.
e novelle arrecò di mala sorte:<br />
Io lo lasciai nel mare, ed a gran passo
che s'era in mar summerso Ariodante<br />
ti son venuto la nuova a portare. -
di volontaria sua libera morte,<br />
Ginevra, sbigottita e in viso smorta,
non per colpa di borea o di levante.<br />
rimase a quello annunzio mezza morta.
D'un sasso che sul mar sporgea molt'alto<br />
 
avea col capo in giù preso un gran salto.<br />
<span style="font-size:80%">60</span> Oh Dio, che disse e fece, poi che sola
'''58'''<br />
si ritrovò nel suo fidato letto!
Colui dicea: - Pria che venisse a questo,<br />
percosse il seno, e si stracciò la stola,
a me che a caso riscontrò per via,<br />
e fece all'aureo crin danno e dispetto;
disse: - Vien meco, acciò che manifesto<br />
ripetendo sovente la parola
per te a Ginevra il mio successo sia;<br />
ch'Ariodante avea in estremo detto:
e dille poi, che la cagion del resto<br />
che tula vedraicagion didel me,suo ch'orcaso oraempio fia,<bre />tristo
tutta venìa per aver troppo visto.
è stato sol perc'ho troppo veduto:<br />
 
felice, se senza occhi io fussi suto! -<br />
<span style="font-size:80%">61</span> Il rumor scorse di costui per tutto,
'''59'''<br />
che per dolor s'avea dato la morte.
Eramo a caso sopra Capobasso,<br />
Di questo il re non tenne il viso asciutto,
che verso Irlanda alquanto sporge in mare.<br />
né cavallier né donna de la corte.
Così dicendo, di cima d'un sasso<br />
Di tutti il suo fratel mostrò più lutto;
lo vidi a capo in giù sott'acqua andare.<br />
e si sommerse nel dolor sì forte,
Io lo lasciai nel mare, ed a gran passo<br />
ch'ad esempio di lui, contra se stesso
ti son venuto la nuova a portare. -<br />
voltò quasi la man per irgli appresso.
Ginevra, sbigottita e in viso smorta,<br />
 
rimase a quello annunzio mezza morta.<br />
<span style="font-size:80%">62</span> E molte volte ripetendo seco,
'''60'''<br />
che fu Ginevra che 'l fratel gli estinse,
Oh Dio, che disse e fece, poi che sola<br />
e che non fu se non quell'atto bieco
si ritrovò nel suo fidato letto!<br />
che di lei vide, ch'a morir lo spinse;
percosse il seno, e si stracciò la stola,<br />
di voler vendicarsene sì cieco
e fece all'aureo crin danno e dispetto;<br />
venne, e sì l'ira e sì il dolor lo vinse,
ripetendo sovente la parola<br />
che di perder la grazia vilipese,
ch'Ariodante avea in estremo detto:<br />
ed aver l'odio del re e del paese.
che la cagion del suo caso empio e tristo<br />
 
tutta venìa per aver troppo visto.<br />
<span style="font-size:80%">63</span> E inanzi al re, quando era più di gente
'''61'''<br />
la sala piena, se ne venne, e disse:
Il rumor scorse di costui per tutto,<br />
- Sappi, signor, che di levar la mente
che per dolor s'avea dato la morte.<br />
al mio fratel, sì ch'a morir ne gisse,
Di questo il re non tenne il viso asciutto,<br />
stata è la figlia tua sola nocente;
né cavallier né donna de la corte.<br />
ch'a lui tanto dolor l'alma trafisse
Di tutti il suo fratel mostrò più lutto;<br />
d'aver veduta lei poco pudica,
e si sommerse nel dolor sì forte,<br />
che più che vita ebbe la morte amica.
ch'ad esempio di lui, contra se stesso<br />
 
voltò quasi la man per irgli appresso.<br />
<span style="font-size:80%">64</span> Erane amante, e perché le sue voglie
'''62'''<br />
disoneste non fur, nol vo' coprire:
E molte volte ripetendo seco,<br />
per virtù meritarla aver per moglie
che fu Ginevra che 'l fratel gli estinse,<br />
da te sperava e per fedel servire;
e che non fu se non quell'atto bieco<br />
ma mentre il lasso ad odorar le foglie
che di lei vide, ch'a morir lo spinse;<br />
stava lontano, altrui vide salire,
di voler vendicarsene sì cieco<br />
salir su l'arbor riserbato, e tutto
venne, e sì l'ira e sì il dolor lo vinse,<br />
essergli tolto il disiato frutto. -
che di perder la grazia vilipese,<br />
 
ed aver l'odio del re e del paese.<br />
<span style="font-size:80%">65</span> E seguitò, come egli avea veduto
'''63'''<br />
venir Ginevra sul verrone, e come
E inanzi al re, quando era più di gente<br />
mandò la scala, onde era a lei venuto
la sala piena, se ne venne, e disse:<br />
un drudo suo, di chi egli non sa il nome,
- Sappi, signor, che di levar la mente<br />
che s'avea, per non esser conosciuto,
al mio fratel, sì ch'a morir ne gisse,<br />
cambiati i panni e nascose le chiome.
stata è la figlia tua sola nocente;<br />
Soggiunse che con l'arme egli volea
ch'a lui tanto dolor l'alma trafisse<br />
provar tutto esser ver ciò che dicea.
d'aver veduta lei poco pudica,<br />
 
che più che vita ebbe la morte amica.<br />
<span style="font-size:80%">66</span> Tu puoi pensar se 'l padre addolorato
'''64'''<br />
riman, quando accusar sente la figlia;
Erane amante, e perché le sue voglie<br />
sì perché ode di lei quel che pensato
disoneste non fur, nol vo' coprire:<br />
mai non avrebbe, e n'ha gran maraviglia;
per virtù meritarla aver per moglie<br />
sì perché sa che fia necessitato
da te sperava e per fedel servire;<br />
(se la difesa alcun guerrier non piglia,
ma mentre il lasso ad odorar le foglie<br />
il qual Lurcanio possa far mentire)
stava lontano, altrui vide salire,<br />
di condannarla e di farla morire.
salir su l'arbor riserbato, e tutto<br />
 
essergli tolto il disiato frutto. -<br />
<span style="font-size:80%">67</span> Io non credo, signor, che ti sia nuova
'''65'''<br />
la legge nostra che condanna a morte
E seguitò, come egli avea veduto<br />
ogni donna e donzella, che si pruova
venir Ginevra sul verrone, e come<br />
di sé far copia altrui ch'al suo consorte.
mandò la scala, onde era a lei venuto<br />
Morta ne vien, s'in un mese non truova
un drudo suo, di chi egli non sa il nome,<br />
in sua difesa un cavallier sì forte,
che s'avea, per non esser conosciuto,<br />
che contra il falso accusator sostegna
cambiati i panni e nascose le chiome.<br />
che sia innocente e di morire indegna.
Soggiunse che con l'arme egli volea<br />
 
provar tutto esser ver ciò che dicea.<br />
<span style="font-size:80%">68</span> Ha fatto il re bandir, per liberarla
'''66'''<br />
(che pur gli par ch'a torto sia accusata),
Tu puoi pensar se 'l padre addolorato<br />
che vuol per moglie e con gran dote darla
riman, quando accusar sente la figlia;<br />
a chi torrà l'infamia che l'è data.
sì perché ode di lei quel che pensato<br />
Chi per lei comparisca non si parla
mai non avrebbe, e n'ha gran maraviglia;<br />
guerriero ancora, anzi l'un l'altro guata;
sì perché sa che fia necessitato<br />
che quel Lurcanio in arme è così fiero,
(se la difesa alcun guerrier non piglia,<br />
che par che di lui tema ogni guerriero.
il qual Lurcanio possa far mentire)<br />
 
di condannarla e di farla morire.<br />
<span style="font-size:80%">69</span> Atteso ha l'empia sorte, che Zerbino,
'''67'''<br />
fratel di lei, nel regno non si truove;
Io non credo, signor, che ti sia nuova<br />
che va già molti mesi peregrino,
la legge nostra che condanna a morte<br />
mostrando di sé in arme inclite pruove:
ogni donna e donzella, che si pruova<br />
che quando si trovasse più vicino
di sé far copia altrui ch'al suo consorte.<br />
quel cavallier gagliardo, o in luogo dove
Morta ne vien, s'in un mese non truova<br />
potesse avere a tempo la novella,
in sua difesa un cavallier sì forte,<br />
non mancheria d'aiuto alla sorella.
che contra il falso accusator sostegna<br />
 
che sia innocente e di morire indegna.<br />
<span style="font-size:80%">70</span> Il re, ch'intanto cerca di sapere
'''68'''<br />
per altra pruova, che per arme, ancora,
Ha fatto il re bandir, per liberarla<br />
se sono queste accuse o false o vere,
(che pur gli par ch'a torto sia accusata),<br />
se dritto o torto è che sua figlia mora;
che vuol per moglie e con gran dote darla<br />
ha fatto prender certe cameriere
a chi torrà l'infamia che l'è data.<br />
che lo dovrian saper, se vero fôra:
Chi per lei comparisca non si parla<br />
ond'io previdi, che se presa era io,
guerriero ancora, anzi l'un l'altro guata;<br />
troppo periglio era del duca e mio.
che quel Lurcanio in arme è così fiero,<br />
 
che par che di lui tema ogni guerriero.<br />
<span style="font-size:80%">71</span> E la notte medesima mi trassi
'''69'''<br />
fuor de la corte, e al duca mi condussi;
Atteso ha l'empia sorte, che Zerbino,<br />
e gli feci veder quanto importassi
fratel di lei, nel regno non si truove;<br />
al capo d'amendua, se presa io fussi.
che va già molti mesi peregrino,<br />
Lodommi, e disse ch'io non dubitassi:
mostrando di sé in arme inclite pruove:<br />
a' suoi conforti poi venir m'indussi
che quando si trovasse più vicino<br />
ad una sua fortezza ch'è qui presso,
quel cavallier gagliardo, o in luogo dove<br />
in compagnia di dui che mi diede esso.
potesse avere a tempo la novella,<br />
 
non mancheria d'aiuto alla sorella.<br />
<span style="font-size:80%">72</span> Hai sentito, signor, con quanti effetti
'''70'''<br />
de l'amor mio fei Polinesso certo;
Il re, ch'intanto cerca di sapere<br />
e s'era debitor per tai rispetti
per altra pruova, che per arme, ancora,<br />
d'avermi cara o no, tu 'l vedi aperto.
se sono queste accuse o false o vere,<br />
Or senti il guidardon che io ricevetti,
se dritto o torto è che sua figlia mora;<br />
vedi la gran mercé del mio gran merto;
ha fatto prender certe cameriere<br />
vedi se deve, per amare assai,
che lo dovrian saper, se vero fôra:<br />
donna sperar d'essere amata mai:
ond'io previdi, che se presa era io,<br />
 
troppo periglio era del duca e mio.<br />
<span style="font-size:80%">73</span> che questo ingrato, perfido e crudele,
'''71'''<br />
de la mia fede ha preso dubbio al fine:
E la notte medesima mi trassi<br />
venuto è in sospizion ch'io non rivele
fuor de la corte, e al duca mi condussi;<br />
a lungo andar le fraudi sue volpine.
e gli feci veder quanto importassi<br />
Ha finto, acciò che m'allontane e cele
al capo d'amendua, se presa io fussi.<br />
fin che l'ira e il furor del re decline,
Lodommi, e disse ch'io non dubitassi:<br />
voler mandarmi ad un suo luogo forte;
a' suoi conforti poi venir m'indussi<br />
e mi volea mandar dritto alla morte:
ad una sua fortezza ch'è qui presso,<br />
 
in compagnia di dui che mi diede esso.<br />
<span style="font-size:80%">74</span> che di secreto ha commesso alla guida,
'''72'''<br />
che come m'abbia in queste selve tratta,
Hai sentito, signor, con quanti effetti<br />
per degno premio di mia fé m'uccida.
de l'amor mio fei Polinesso certo;<br />
Così l'intenzion gli venìa fatta,
e s'era debitor per tai rispetti<br />
se tu non eri appresso alle mia grida.
d'avermi cara o no, tu 'l vedi aperto.<br />
Ve' come Amor ben chi lui segue, tratta! -
Or senti il guidardon che io ricevetti,<br />
Così narrò Dalinda al paladino
vedi la gran mercé del mio gran merto;<br />
seguendo tuttavolta il lor camino.
vedi se deve, per amare assai,<br />
 
donna sperar d'essere amata mai:<br />
<span style="font-size:80%">75</span> A cui fu sopra ogn'aventura, grata
'''73'''<br />
questa, d'aver trovata la donzella
che questo ingrato, perfido e crudele,<br />
che gli avea tutta l'istoria narrata
de la mia fede ha preso dubbio al fine:<br />
de l'innocenza di Ginevra bella.
venuto è in sospizion ch'io non rivele<br />
E se sperato avea, quando accusata
a lungo andar le fraudi sue volpine.<br />
ancor fosse a ragion, d'aiutar quella,
Ha finto, acciò che m'allontane e cele<br />
via con maggior baldanza or viene in prova,
fin che l'ira e il furor del re decline,<br />
poi che evidente la calunnia truova.
voler mandarmi ad un suo luogo forte;<br />
 
e mi volea mandar dritto alla morte:<br />
<span style="font-size:80%">76</span> E verso la città di Santo Andrea,
'''74'''<br />
dove era il re con tutta la famiglia,
che di secreto ha commesso alla guida,<br />
e la battaglia singular dovea
che come m'abbia in queste selve tratta,<br />
esser de la querela de la figlia,
per degno premio di mia fé m'uccida.<br />
andò Rinaldo quanto andar potea,
Così l'intenzion gli venìa fatta,<br />
fin che vicino giunse a poche miglia;
se tu non eri appresso alle mia grida.<br />
alla città vicino giunse, dove
Ve' come Amor ben chi lui segue, tratta! -<br />
trovò un scudier ch'avea più fresche nuove:
Così narrò Dalinda al paladino<br />
 
seguendo tuttavolta il lor camino.<br />
<span style="font-size:80%">77</span> ch'un cavallier istrano era venuto,
'''75'''<br />
ch'a difender Ginevra s'avea tolto,
A cui fu sopra ogn'aventura, grata<br />
con non usate insegne, e sconosciuto,
questa, d'aver trovata la donzella<br />
però che sempre ascoso andava molto;
che gli avea tutta l'istoria narrata<br />
e che dopo che v'era, ancor veduto
de l'innocenza di Ginevra bella.<br />
non gli avea alcuno al discoperto il volto;
E se sperato avea, quando accusata<br />
e che 'l proprio scudier che gli servia,
ancor fosse a ragion, d'aiutar quella,<br />
dicea giurando: - Io non so dir chi sia. -
via con maggior baldanza or viene in prova,<br />
 
poi che evidente la calunnia truova.<br />
<span style="font-size:80%">78</span> Non cavalcaro molto, ch'alle mura
'''76'''<br />
si trovar de la terra e in su la porta.
E verso la città di Santo Andrea,<br />
Dalinda andar più inanzi avea paura;
dove era il re con tutta la famiglia,<br />
pur va, poi che Rinaldo la conforta.
e la battaglia singular dovea<br />
La porta è chiusa, ed a chi n'avea cura
esser de la querela de la figlia,<br />
andò Rinaldo quantodomandò: andar- potea,<brQuesto />ch'importa?
E fugli detto: perché 'l popol tutto
fin che vicino giunse a poche miglia;<br />
a veder la battaglia era ridutto,
alla città vicino giunse, dove<br />
 
trovò un scudier ch'avea più fresche nuove:<br />
<span style="font-size:80%">79</span> che tra Lurcanio e un cavallier istrano
'''77'''<br />
si fa ne l'altro capo de la terra,
ch'un cavallier istrano era venuto,<br />
ove era un prato spazioso e piano;
ch'a difender Ginevra s'avea tolto,<br />
e che già cominciata hanno la guerra.
con non usate insegne, e sconosciuto,<br />
Aperto fu al signor di Montealbano,
però che sempre ascoso andava molto;<br />
e tosto il portinar dietro gli serra.
e che dopo che v'era, ancor veduto<br />
Per la vota città Rinaldo passa;
non gli avea alcuno al discoperto il volto;<br />
ma la donzella al primo albergo lassa:
e che 'l proprio scudier che gli servia,<br />
 
dicea giurando: - Io non so dir chi sia. -<br />
<span style="font-size:80%">80</span> e dice che sicura ivi si stia
'''78'''<br />
fin che ritorni a lei, che sarà tosto;
Non cavalcaro molto, ch'alle mura<br />
e verso il campo poi ratto s'invia,
si trovar de la terra e in su la porta.<br />
dove li dui guerrier dato e risposto
Dalinda andar più inanzi avea paura;<br />
molto s'aveano, e davan tuttavia.
pur va, poi che Rinaldo la conforta.<br />
Stava Lurcanio di mal cor disposto
La porta è chiusa, ed a chi n'avea cura<br />
contra Ginevra; e l'altro in sua difesa
Rinaldo domandò: - Questo ch'importa?<br />
ben sostenea la favorita impresa.
E fugli detto: perché 'l popol tutto<br />
 
a veder la battaglia era ridutto,<br />
<span style="font-size:80%">81</span> Sei cavallier con lor ne lo steccato
'''79'''<br />
erano a piedi, armati di corazza,
che tra Lurcanio e un cavallier istrano<br />
col duca d'Albania, ch'era montato
si fa ne l'altro capo de la terra,<br />
s'un possente corsier di buona razza.
ove era un prato spazioso e piano;<br />
Come a gran contestabile, a lui dato
e che già cominciata hanno la guerra.<br />
la guardia fu del campo e de la piazza:
Aperto fu al signor di Montealbano,<br />
e di veder Ginevra in gran periglio
e tosto il portinar dietro gli serra.<br />
avea il cor lieto, ed orgoglioso il ciglio.
Per la vota città Rinaldo passa;<br />
 
ma la donzella al primo albergo lassa:<br />
<span style="font-size:80%">82</span> Rinaldo se ne va tra gente e gente;
'''80'''<br />
fassi far largo il buon destrier Baiardo:
e dice che sicura ivi si stia<br />
chi la tempesta del suo venir sente,
fin che ritorni a lei, che sarà tosto;<br />
a dargli via non par zoppo né tardo.
e verso il campo poi ratto s'invia,<br />
Rinaldo vi compar sopra eminente,
dove li dui guerrier dato e risposto<br />
e ben rassembra il fior d'ogni gagliardo;
molto s'aveano, e davan tuttavia.<br />
poi si ferma all'incontro ove il re siede:
Stava Lurcanio di mal cor disposto<br />
ognun s'accosta per udir che chiede.
contra Ginevra; e l'altro in sua difesa<br />
 
ben sostenea la favorita impresa.<br />
<span style="font-size:80%">83</span> Rinaldo disse al re: - Magno signore,
'''81'''<br />
non lasciar la battaglia più seguire;
Sei cavallier con lor ne lo steccato<br />
perché di questi dua qualunche more,
erano a piedi, armati di corazza,<br />
sappi ch'a torto tu 'l lasci morire.
col duca d'Albania, ch'era montato<br />
L'un crede aver ragione, ed è in errore,
s'un possente corsier di buona razza.<br />
e dice il falso, e non sa di mentire;
Come a gran contestabile, a lui dato<br />
ma quel medesmo error che 'l suo germano
la guardia fu del campo e de la piazza:<br />
a morir trasse, a lui pon l'arme in mano.
e di veder Ginevra in gran periglio<br />
 
avea il cor lieto, ed orgoglioso il ciglio.<br />
<span style="font-size:80%">84</span> L'altro non sa se s'abbia dritto o torto;
'''82'''<br />
ma sol per gentilezza e per bontade
Rinaldo se ne va tra gente e gente;<br />
in pericol si è posto d'esser morto,
fassi far largo il buon destrier Baiardo:<br />
per non lasciar morir tanta beltade.
chi la tempesta del suo venir sente,<br />
Io la salute all'innocenza porto;
a dargli via non par zoppo né tardo.<br />
porto il contrario a chi usa falsitade.
Rinaldo vi compar sopra eminente,<br />
Ma, per Dio, questa pugna prima parti,
e ben rassembra il fior d'ogni gagliardo;<br />
poi mi dà audienza a quel ch'io vo' narrarti. -
poi si ferma all'incontro ove il re siede:<br />
 
ognun s'accosta per udir che chiede.<br />
<span style="font-size:80%">85</span> Fu da l'autorità d'un uom sì degno,
'''83'''<br />
come Rinaldo gli parea al sembiante,
Rinaldo disse al re: - Magno signore,<br />
sì mosso il re, che disse e fece segno
non lasciar la battaglia più seguire;<br />
che non andasse più la pugna inante;
perché di questi dua qualunche more,<br />
al quale insieme ed ai baron del regno
sappi ch'a torto tu 'l lasci morire.<br />
e ai cavallieri e all'altre turbe tante
L'un crede aver ragione, ed è in errore,<br />
Rinaldo fe' l'inganno tutto espresso,
e dice il falso, e non sa di mentire;<br />
ch'avea ordito a Ginevra Polinesso.
ma quel medesmo error che 'l suo germano<br />
 
a morir trasse, a lui pon l'arme in mano.<br />
<span style="font-size:80%">86</span> Indi s'offerse di voler provare
'''84'''<br />
coll'arme, ch'era ver quel ch'avea detto.
L'altro non sa se s'abbia dritto o torto;<br />
Chiamasi Polinesso; ed ei compare,
ma sol per gentilezza e per bontade<br />
ma tutto conturbato ne l'aspetto:
in pericol si è posto d'esser morto,<br />
pur con audacia cominciò a negare.
per non lasciar morir tanta beltade.<br />
Disse Rinaldo: - Or noi vedrem l'effetto. -
Io la salute all'innocenza porto;<br />
L'uno e l'altro era armato, il campo fatto,
porto il contrario a chi usa falsitade.<br />
sì che senza indugiar vengono al fatto.
Ma, per Dio, questa pugna prima parti,<br />
 
poi mi dà audienza a quel ch'io vo' narrarti. -<br />
<span style="font-size:80%">87</span> Oh quanto ha il re, quanto ha il suo popul caro
'''85'''<br />
che Ginevra a provar s'abbi innocente!
Fu da l'autorità d'un uom sì degno,<br />
tutti han speranza che Dio mostri chiaro
come Rinaldo gli parea al sembiante,<br />
ch'impudica era detta ingiustamente.
sì mosso il re, che disse e fece segno<br />
Crudel superbo e riputato avaro
che non andasse più la pugna inante;<br />
fu Polinesso, iniquo e fraudolente;
al quale insieme ed ai baron del regno<br />
sì che ad alcun miracolo non fia
e ai cavallieri e all'altre turbe tante<br />
Rinaldo fe' che l'inganno tuttoda lui espresso,<brtramato />sia.
 
ch'avea ordito a Ginevra Polinesso.<br />
<span style="font-size:80%">88</span> Sta Polinesso con la faccia mesta,
'''86'''<br />
col cor tremante e con pallida guancia;
Indi s'offerse di voler provare<br />
e al terzo suon mette la lancia in resta.
coll'arme, ch'era ver quel ch'avea detto.<br />
Così Rinaldo inverso lui si lancia,
Chiamasi Polinesso; ed ei compare,<br />
che disioso di finir la festa,
ma tutto conturbato ne l'aspetto:<br />
mira a passargli il petto con la lancia:
pur con audacia cominciò a negare.<br />
Disse Rinaldo: - Or noi vedremné discorde al disir seguì l'effetto. -<br />;
ché mezza l'asta gli cacciò nel petto.
L'uno e l'altro era armato, il campo fatto,<br />
 
sì che senza indugiar vengono al fatto.<br />
<span style="font-size:80%">89</span> Fisso nel tronco lo trasporta in terra,
'''87'''<br />
lontan dal suo destrier più di sei braccia.
Oh quanto ha il re, quanto ha il suo popul caro<br />
Rinaldo smonta subito, e gli afferra
che Ginevra a provar s'abbi innocente!<br />
l'elmo, pria che si levi, e gli lo slaccia:
tutti han speranza che Dio mostri chiaro<br />
ma quel, che non può far più troppa guerra,
ch'impudica era detta ingiustamente.<br />
gli domanda mercé con umil faccia,
Crudel superbo e riputato avaro<br />
e gli confessa, udendo il re e la corte,
fu Polinesso, iniquo e fraudolente;<br />
la fraude sua che l'ha condutto a morte.
sì che ad alcun miracolo non fia<br />
 
che l'inganno da lui tramato sia.<br />
<span style="font-size:80%">90</span> Non finì il tutto, e in mezzo la parola
'''88'''<br />
e la voce e la vita l'abandona.
Sta Polinesso con la faccia mesta,<br />
Il re, che liberata la figliuola
col cor tremante e con pallida guancia;<br />
vede da morte e da fama non buona,
e al terzo suon mette la lancia in resta.<br />
più s'allegra, gioisce e raconsola,
Così Rinaldo inverso lui si lancia,<br />
che, s'avendo perduta la corona,
che disioso di finir la festa,<br />
ripor se la vedesse allora allora;
mira a passargli il petto con la lancia:<br />
sì che Rinaldo unicamente onora.
né discorde al disir seguì l'effetto;<br />
 
ché mezza l'asta gli cacciò nel petto.<br />
<span style="font-size:80%">91</span> E poi ch'al trar dell'elmo conosciuto
'''89'''<br />
l'ebbe, perch'altre volte l'avea visto,
Fisso nel tronco lo trasporta in terra,<br />
levò le mani a Dio, che d'un aiuto
lontan dal suo destrier più di sei braccia.<br />
come era quel, gli avea sì ben provisto.
Rinaldo smonta subito, e gli afferra<br />
Quell'altro cavallier che, sconosciuto,
l'elmo, pria che si levi, e gli lo slaccia:<br />
soccorso avea Ginevra al caso tristo,
ma quel, che non può far più troppa guerra,<br />
ed armato per lei s'era condutto,
gli domanda mercé con umil faccia,<br />
stato da parte era a vedere il tutto.
e gli confessa, udendo il re e la corte,<br />
 
la fraude sua che l'ha condutto a morte.<br />
<span style="font-size:80%">92</span> Dal re pregato fu di dire il nome,
'''90'''<br />
o di lasciarsi almen veder scoperto,
Non finì il tutto, e in mezzo la parola<br />
acciò da lui fosse premiato, come
e la voce e la vita l'abandona.<br />
di sua buona intenzion chiedeva il merto.
Il re, che liberata la figliuola<br />
Quel, dopo lunghi preghi, da le chiome
vede da morte e da fama non buona,<br />
si levò l'elmo, e fe' palese e certo
più s'allegra, gioisce e raconsola,<br />
quel che ne l'altro canto ho da seguire,
che, s'avendo perduta la corona,<br />
se grata vi sarà l'istoria udire.
ripor se la vedesse allora allora;<br />
</poem>{{capitolo
sì che Rinaldo unicamente onora.<br />
|CapitoloPrecedente=Canto 4
'''91'''<br />
|NomePaginaCapitoloPrecedente=Orlando Furioso/Canto 4
E poi ch'al trar dell'elmo conosciuto<br />
|CapitoloSuccessivo=Canto 6
l'ebbe, perch'altre volte l'avea visto,<br />
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=Orlando Furioso/Canto 6
levò le mani a Dio, che d'un aiuto<br />
}}
come era quel, gli avea sì ben provisto.<br />
Quell'altro cavallier che, sconosciuto,<br />
soccorso avea Ginevra al caso tristo,<br />
ed armato per lei s'era condutto,<br />
stato da parte era a vedere il tutto.<br />
'''92'''<br />
Dal re pregato fu di dire il nome,<br />
o di lasciarsi almen veder scoperto,<br />
acciò da lui fosse premiato, come<br />
di sua buona intenzion chiedeva il merto.<br />
Quel, dopo lunghi preghi, da le chiome<br />
si levò l'elmo, e fe' palese e certo<br />
quel che ne l'altro canto ho da seguire,<br />
se grata vi sarà l'istoria udire.<br />