Mastro Titta, il boia di Roma/Capitolo XXIV: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Alebot (discussione | contributi)
Correzione pagina via bot
CandalBot (discussione | contributi)
m Bot: creazione area dati
 
Riga 1:
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>Capitolo ventiquattresimo - Un masnadiero di buon cuore<section end="sottotitolo"/>
{{Qualità|avz=75%|data=19 settembre 2008|arg=romanzi}}
<section begin="prec"/>../Capitolo XXIII<section end="prec"/>
<section begin="succ"/>../Capitolo XXV<section end="succ"/>
<section begin="nome template"/>IncludiIntestazione<section end="nome template"/>
<section begin="data"/>19 settembre 2008<section end="data"/>
<section begin="avz"/>75%<section end="avz"/>
<section begin="arg"/>romanzi<section end="arg"/>
</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=19 settembre 2008|arg=romanzi}}
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Capitolo ventiquattresimo - Un masnadiero di buon cuore|prec=../Capitolo XXIII|succ=../Capitolo XXV}}
 
Line 148 ⟶ 155:
Così il generoso masnadiero ricuperò i suoi tremila zecchini e all’indomani mandò a Paolone la ricevuta di saldo.
Ma ad onta delle sue buone opere Giuseppe Pistillo doveva finir male la sua carriera. Incalzato dalla forza pubblica si nascose con tre amici in una fattoria. Assaliti, resistettero e due caddero morti; Pistillo e Giuseppe Agnone furono dopo accanita lotta arrestati, condotti a Terracina, processati, condannati e giustiziati, come avvertii, il 13 agosto. Non vollero saperne di religiosi conforti e morirono come due stoici antichi, destando l’ammirazione della folla immensa che si accalcava sulla piazza per assistere al supplizio, convenutavi da tutti i paesi circonvicini, chiamata dalla grande notorietà del Pistillo.
 
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}