Canti (Leopardi - Donati)/XXV. Il sabato del villaggio: differenze tra le versioni

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<small><[[|NomeCognome=Giacomo Leopardi]]</small>
|TitoloOpera=Il sabato del villaggio
----
|NomePaginaOpera=Il sabato del villaggio
|AnnoPubblicazione=completato il 29 settembre 1829
|TitoloSezione=
}}
 
La donzelletta vien dalla campagna,<br />
In sul calar del sole,<br />
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano<br />
Un mazzolin di rose e di viole,<br />
Onde, siccome suole,<br />
Ornare ella si appresta<br />
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.<br />
Siede con le vicine<br />
Su la scala a filar la vecchierella,<br />
Incontro là dove si perde il giorno;<br />
E novellando vien del suo buon tempo,<br />
Quando ai dì della festa ella si ornava,<br />
Ed ancor sana e snella<br />
Solea danzar la sera intra di quei<br />
Ch'ebbe compagni dell'età più bella.<br />
Già tutta l'aria imbruna,<br />
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre<br />
Giù da' colli e da' tetti,<br />
Al biancheggiar della recente luna.<br />
Or la squilla dà segno<br />
Della festa che viene;<br />
Ed a quel suon diresti<br />
Che il cor si riconforta.<br />
I fanciulli gridando<br />
Su la piazzuola in frotta,<br />
E qua e là saltando,<br />
Fanno un lieto romore:<br />
E intanto riede alla sua parca mensa,<br />
Fischiando, il zappatore,<br />
E seco pensa al dì del suo riposo.<br />
<br />
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,<br />
E tutto l'altro tace,<br />
Odi il martel picchiare, odi la sega<br />
Del legnaiuol, che veglia<br />
Nella chiusa bottega alla lucerna,<br />
E s'affretta, e s'adopra<br />
Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.<br />
<br />
Questo di sette è il più gradito giorno,<br />
Pien di speme e di gioia:<br />
Diman tristezza e noia<br />
Recheran l'ore, ed al travaglio usato<br />
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.<br />
<br />
Garzoncello scherzoso,<br />
Cotesta età fiorita<br />
È come un giorno d'allegrezza pieno,<br />
Giorno chiaro, sereno,<br />
Che precorre alla festa di tua vita.<br />
Godi, fanciullo mio; stato soave,<br />
Stagion lieta è cotesta.<br />
Altro dirti non vo'; ma la tua festa<br />
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
 
In sul calar del sole,
 
{{Wikipediaopera|Giacomo_Leopardi#Il_sabato_del_villaggio}}
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
 
Un mazzolin di rose e di viole,
 
Onde, siccome suole,
 
Ornare ella si appresta
 
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
 
Siede con le vicine
 
Su la scala a filar la vecchierella,
 
Incontro là dove si perde il giorno;
 
E novellando vien del suo buon tempo,
 
Quando ai dì della festa ella si ornava,
 
Ed ancor sana e snella
 
Solea danzar la sera intra di quei
 
Ch'ebbe compagni dell'età più bella.
 
Già tutta l'aria imbruna,
 
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
 
Giù da' colli e da' tetti,
 
Al biancheggiar della recente luna.
 
Or la squilla dà segno
 
Della festa che viene;
 
Ed a quel suon diresti
 
Che il cor si riconforta.
 
I fanciulli gridando
 
Su la piazzuola in frotta,
 
E qua e là saltando,
 
Fanno un lieto romore:
 
E intanto riede alla sua parca mensa,
 
Fischiando, il zappatore,
 
E seco pensa al dì del suo riposo.
 
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
 
E tutto l'altro tace,
 
Odi il martel picchiare, odi la sega
 
Del legnaiuol, che veglia
 
Nella chiusa bottega alla lucerna,
 
E s'affretta, e s'adopra
 
Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
 
Questo di sette è il più gradito giorno,
 
Pien di speme e di gioia:
 
Diman tristezza e noia
 
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
 
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
 
Garzoncello scherzoso,
 
Cotesta età fiorita
 
È come un giorno d'allegrezza pieno,
 
Giorno chiaro, sereno,
 
Che precorre alla festa di tua vita.
 
Godi, fanciullo mio; stato soave,
 
Stagion lieta è cotesta.
 
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
 
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
 
[[Categoria:Poesie|Sabato del villaggio]]