Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/252: differenze tra le versioni

 
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da esso loro occupala: essiin fine, morto Nicomede, guastarono tutta la Bilinia, come che quegli avesse senza dubbio avuto un figliuolo da Nusa, a cui essi avean dato il nome di regina. Ed a che arrecherò me stesso in esempio? Il quale da per tulio per regni e per tetrarchie dal loro imperio disgiunto, poichè di ricco avea voce e d’animo da non divenir loro schiavo, per opera di Nicomede mi trassero a far guerra, non essendo io punto ignaro della loro scelleratezza, ed avendo predello avanti quello che poi avvenne, essere a quel tempo liberi solo i Cretensi ed il re Tolommeo. Ed io, le ingiurie vendicando, cacciai Nicomede della Bitinia, ricuperai l’Asia già preda del re Antioco, e la Grecia sottrassi a grave servitù. Ma Archelao, l’ultimo degli schiavi, tradito l’esercito, impedì le mie imprese: e quelli i quali o per viltà o per malvagia astuzia, per esser con le mie fatiche sicuri, dalle armi si ritennero, durissime pene or ne pagano. Tolommeo per prezzo dilunga il giorno della battaglia; i Cretensi, solo una volta assaliti, non vedranno se non col loro eccidio la fine della guerra. Io, veramente, scorgendo che,per le intestine loro discordie,indugio alla battaglia, meglio che pace, erami dato, contro il parer di Tigrane, che i miei delti lardi ora approva, ed èssendo tu molto lontano, e lutti gli altri a loro suggelli, presi nondimeno nuovamente le armi, e Marco Colla capitan de’Romani per terra sconfissi appresso Calcedoni», e in mare gli distrussi ed il privai di una bellissima flotta. Standomi con grande esercito a campo appresso Cizico, mi venne meno il frumento, nè alcuno de’ vicini sovvengami, e
<section begin=s1 /><span class="SAL">252,1,</span>da esso loro occupala: essiin fine, morto Nicomede, guastarono tutta la Bilinia, come che quegli avesse senza dubbio avuto un figliuolo da Nusa, a cui essi avean dato il nome di regina. Ed a che arrecherò me stesso in esempio? Il quale da per tulio per regni e per tetrarchie dal loro imperio disgiunto, poichè di ricco avea voce e d’animo da non divenir loro schiavo, per opera di Nicomede mi trassero a far guerra, non essendo io punto ignaro della loro scelleratezza, ed avendo predello avanti quello che poi avvenne, essere a quel tempo liberi solo i Cretensi ed il re Tolommeo. Ed io, le ingiurie vendicando, cacciai Nicomede della Bitinia, ricuperai l’Asia già preda del re Antioco, e la Grecia sottrassi a grave servitù. Ma Archelao, l’ultimo degli schiavi, tradito l’esercito, impedì le mie imprese: e quelli i quali o per viltà o per malvagia astuzia, per esser con le mie fatiche sicuri, dalle armi si ritennero, durissime pene or ne pagano. Tolommeo per prezzo dilunga il giorno della battaglia; i Cretensi, solo una volta assaliti, non vedranno se non col loro eccidio la fine della guerra. Io, veramente, scorgendo che,per le intestine loro discordie,indugio alla battaglia, meglio che pace, erami dato, contro il parer di Tigrane, che i miei delti lardi ora approva, ed èssendo tu molto lontano, e lutti gli altri a loro suggelli, presi nondimeno nuovamente le armi, e Marco Colla capitan de’Romani per terra sconfissi appresso Calcedoni», e in mare gli distrussi ed il privai di una bellissima flotta. Standomi con grande esercito a campo appresso Cizico, mi venne meno il frumento, nè alcuno de’ vicini sovvengami, e<section end=s1 />



phum duxere. Asia ab ipsis obsessa est: postremo lotam Bithyniam,Nicomede mortao, diripuere; quum filius Nusa, quam reginam appellaverant, genitus haud dubie esset. Nam quid ego me appellem? Quem disjunctum undique regnis et tetrarchiis ah imperio eorum, quia fama erat divitem neque serviturum esse, per Nicomedem bello lacessiverunt, sceleris eorum haud ignarum, et ea, quae accidere, testatum antea, Cretenses solos omnium liberos ea tempestate, et regem Ptolemaeum. Atque ego, ultus injurias, Nicomedem Bithynia expuli, Asiamque spoliumregis Antiochi recepì, et Graeciae dempsi grave servitium. Incepta niea postremus servorum Archelao, exercitu prodito, impedivit; illique, quos ignavia aut prava calliditas, uti meis laboribus tuti essent, armis abstinuit, acerbissumas poenas solvunt: Ptolemaeus pretio in dies bellum prolatans; Cretenses impugnati semel jam, neque fìnem, nisi excidio, habituri. Gquidem quum mihi, ob ipsorum interna mala, dilata proelia magis, quam pacem datam intelligerem, abnuente Tigrane, qui rnea dieta sero probat, te remoto procul, omnibus aliis obnoxiis, rursus tamen bellum cepi; Marcumque Cottam romanum ducem apud Chalcedona terra fudi; mari exui classe pulcherruma. Apud Cyzicum magno cum exercitu in obsidione inoranti frumentum Bàrt. da S. C, Sallustio.t26
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