Satire (Orazio)/Libro I/Satira VI: differenze tra le versioni

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Nuova pagina: {{opera |NomeCognome=Quinto Orazio Flacco |TitoloOpera=Satire |NomePaginaOpera=Satire (Orazio) |AnnoPubblicazione= |TitoloSezione=Libro I<br><br>Satira VI }} {{capitolo |CapitoloPrece...
 
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{{r|35}}Ma la gloria del par si tragge avvinti
Nobili e vili al fulgido suo carro.
Che mai ti valse il rivestir la toga
D'ostro fregiata, che ti valse, o Tullio,
L'esser fatto tribun? Crebbe l'invidia,
{{r|40}}Che ad uom privato è meno infesta e grave.
Tosto che un qualche pazzo in negra pelle
S'avviluppò le polpe, e sovra il petto
Mandò giù penzolone il laticlavo,
Ode intorno gridar: chi è costui?
{{r|50}}Qual è il suo genitor? Non altrimenti
Che se preso talun dal mal di Barro,
Aspirasse all'onor di parer bello,
Desterebbe talento, ovunque andasse,
Nelle fanciulle d'esplorar minuta -
{{r|55}}Mente qual sia il suo volto, e qual la gamba,
Il crine, il dente, il piè; tal chi promette
D'avere in cura i cittadin, la patria,
E l'impero, e l'Italia, e i sacri templi,
Sforza tutti a cercar cupidamente
{{r|60}}Qual sia suo padre, o s'ei da madre oscura
Contrasse macchia. Ed oserai tu figlio
D'un qualche Siro, o Dionigi, o Dama
Precipitare i cittadin Romani
Giù dal Tarpeo? tu dargli in braccio a Cadmo?
Ma Novio mio collega è pure un grado
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