Di una strada ferrata da Lucca a Reggio di Modena: differenze tra le versioni

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Prima di tutto ho circuito Lucca dalla parte di Ponenie, anziché da Levante, e sono andato ad occupare la Strada dei Bagni fino alla Fraga, per veduta economica, e per non danneggiare soverchiamente la fertile circostante campagna, come avverrebbe tenendo in forte arginatura la ferrata dalla Città all’indicato torrente. Questa misura d’altronde nessun danno produce, perchè con poco può rendersi buona la rotabile contigua, la quale fa capo al Mulino bianco, e questa vale senza pregiudizi apprezzabili a rimpiazzar l’altra che s’impedisce all’uso pubblico dalla Linea in progetto. Anzi con reciproco vantaggio e dello Stato e dell’Impresa, potrebbe trarsi partilo dalla Strada istessa dei Bagni ne’tratti successivi a quello in parola, tanto più che oggi è stata decretata l’ultimazione della bella Via sulla riva opposta del Serchio, già da varj anni con magnificenza e maestria principiata. Ciò premesso, vengo alle ragioni che mi hanno spinto a rimanere sulla sinistra del nostro fiume, ed a variare il punto di traforo e di sbocco nel versante settentrionale dell’Appennino.
 
Se vi rammentate, io proponeva di passare il Serchio verso Ceserana per avere in un certo tratto, terreni più stabili, per favorir meglio alcune popolazioni del Ducato, e per ottenere un maggiore sviluppo alla Linea nostra <ref name="note1">Rapporto 1.° pag. 8 e 9</ref>. Ora istituite indagini più positive e rigorose, ho riconosciuto che con un ponte a due archi di ordinaria dimensione si supera con tutta sicurezza l’unica frana temuta, cui alludevo <ref name="note2">Idem</ref> , mentre sulla riva opposta il suolo è per questo lato in assai peggior condizione. Inoltre ho inteso ultimamente esser probabile che le Provincie di Massa e Carrara pervengano al Serchio verso Diecimo, transitando per Camajore e per la valle di Pedogna, e quand’anche prevalesse il progetto di strada per la Turrite, e facesser capo a Caslelnuovo di Garfagnana, questo paese trova più comoda la Stazione della ferrata in progetto sul nuovo andamento elle sul primo, comecchè più depressa dell’altra di una ventina di metri. A tali considerazioni poi e a tali fatti se ne univano altri due, tendenti anch’essi a farmi cambiar di opinione in proposito, ed erano la difficoltà grande di eseguire la nostra Via dal progettato passaggio del Serchio fino a Castelnuovo, e la cattiva esposizione del fianco destro della vallata di questo fiume comparativamente al sinistro, sempre in ottima condizione su questo particolare: ma quello che più influiva alla scelta, per la quale credei bene determinarmi, si fu la Notificazione emanata, pochi giorni dopo l’invio del mio più volte citato Rapporto, dalla Commissione internazionale residente in Modena per la sistemazione di alcune strade ferrate nell’Italia centrale. L’oggetto precipuo infatti per cui passavo dalla sinistra alla destra del Serchio, mirava al conseguimento di uno sviluppo tanto esteso da poter somministrare alla Linea nostra conveniente agevolezza nelle pendenze, ritenendo in massima l’uno in sessanta per limite estremo inferiore. Or quella Notificazione ammettendo anco l’uno in quaranta per una Via ferrata diretta ad attraversar l’Appennino, mi fece argomentar superabile coll’ordinario sistema locomotore una molto maggior pendenza di quella che adottavo, siccome ho in seguito per altro modo ritrovato verissimo; il perchè stimai cosa buona l’appigliarmi all’andamento, che offriva insieme e maggior brevità, e naturalezza maggiore. Per ciò che spetta in fine alla variazione risguardante il traforo principale dell’Appennino, e alla natura dello sviluppo della Linea in Valle di Secchia, sono stato condotto agli offertivi risultamenti dall’esigenze di località e di livelli; delle quali esigenze, molto imponenti e rispettabili per loro indole, mi asterrò dal far qui lunga, e forse poco interessante enumerazione, tanto più che l’amore di brevità me lo consiglia, e il bisogno di concisione me lo permette.