Canti (Leopardi - Donati)/XXVIII. A se stesso: differenze tra le versioni

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{{opera
<small><[[Autore:Giacomo Leopardi]]</small>
|NomeCognome=Giacomo Leopardi
[[Categoria:Testi|A se stesso]]
|TitoloOpera=A se stesso
----
|NomePaginaOpera=A se stesso
|AnnoPubblicazione=1833
|TitoloSezione=
}}
 
Or poserai per sempre,
 
Or poserai per sempre,<br/>
Stancostanco mio cor. Perì l'inganno estremo,<br/>
Chch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,<br/>
Inin noi di cari inganni,<br/>
Nonnon che la speme, il desiderio è spento.<br/>
Posa per sempre. Assai<br/>
Palpitastipalpitasti. Non val cosa nessuna<br/>
Ii moti tuoi, nè di sospiri è degna<br/>
Lala terra. Amaro e noia<br/>
Lala vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.<br/>
T'acqueta omai. Dispera<br/>
Ll'ultima volta. Al gener nostro il fato<br/>
Nonnon donò che il morire. Omai disprezza<br/>
Tete, la natura, il brutto<br/>
Poterpoter che, ascoso, a comun danno impera<br/>
Ee l'infinita vanità del tutto<br/>
 
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
 
[[Categoria:Testi|A se stessoPoesie]]
In noi di cari inganni,
 
Non che la speme, il desiderio è spento.
 
Posa per sempre. Assai
 
Palpitasti. Non val cosa nessuna
 
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
 
La terra. Amaro e noia
 
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo
 
T'acqueta omai. Dispera
 
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
 
Non donò che il morire. Omai disprezza
 
Te, la natura, il brutto
 
Poter che, ascoso, a comun danno impera
 
E l'infinita vanità del tutto