Le strade ferrate italiane: differenze tra le versioni

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Due difetti principali si incolpano a questo sistema, e sono: prima che riesce più costoso nella costruzione, poi più inerte nell'esercizio. Gli ingegneri governativi, si dice, chiamati a progettare ed a costrurre a spese dello Stato, più badano al grandioso, al monumentale che all’economico: ad ottenere un bel rettilineo, un ardito viadotto, una elegante stazione che solletichino il loro amor proprio, non curano spese. Ed il fatto ha pur troppo provato nella generalità le sussistenze di questa grave accusa. Ma é nelle mani del Governo un modo semplice di spacciarsene. L'esempio ardito datone dal ministero per la costruzione della ferrovia Ligure è là per insegnarlo. Faccia egli eseguire un rilievo sommario ed un progetto riassuntivo della linea dal suo corpo del Genio civile, per averne le basi approssimative di sviluppo e di costo, e ne abbandoni quindi la esecuzione a corpo, per un prezzo determinato, sia chilometrico sia complessivo, all’industria privata da chiamarsi a gara publica, per grandi gruppi, onde eccitare e promuovere nel tempo stesso le grandi associazioni industriali, giovevolissime per mille rispetti allo Stato; e lasci alle stesse l'arbitrio di modificare la traccia primitiva entro certi limiti, onde trovare la linea che unisca possibilmente la massima economia di costruzione senza ledere la facilità del successivo esercizio, ed il Governo sarà tolto felicemente dall’impaccio della prima accusa.
 
Quanto alla seconda, si dice: l’impiegato publico a stipendio fisso, disinteressato negli utili della propria amministrazione, è tratto in generale e per forza dell’umana natura a cercare più volontieri le proprie commodità che non i vantaggi effettivi dello Stato, né si affanna quindi a speculare sia nell’esattezza del servizio, sia nelle combinazioni degli orarj e delle tariffe, sia nella economia delle spese di trazione e di manutenzione del materiale si mobile che fisso, sicuro che tali speculazioni incommodando altri senza un proprio materiale compenso, non gli porterebbero che la certezza di dispiaceri ed una sterile soddisfazione di amor proprio. E questo cancro dell'apatia, che fortunatamente è meno sensibile fra noi per l’insita generosità degli animi, è quello che produsse la rovina delle strade austriache, e che ne forzò la vendita a quelle magre condizioni che tutti sanno. Ma anche a questo inconveniente è facile ed ovvio il rimedio, mediante l’appalto dell’esercizio e della manutenzione a private Società, dividendo le linee in varj gruppi dai 200 ai 500 chilometri, appalto da rinnovarsi da dieci in dieci anni, onde approfittare del naturale incremento dei prodotti delle ferrovie. L'operazione dell'appalto dell'esercizio e della manutenzione qui suggerito non richiedendo l’impiego di troppo potenti capitali, potrà trovare in paese molti concorrenti, ed aprire anzi un nuovo ramo alla speculazione ed all'industria indigena; e gli appaltatori, interessati personalmente a far fruttare il più possibile i loro tronchi, non trascureranno studio per aumentarne i prodotti, sia nel regolare le tariffe e gli orarj, sia nell’approfitare delle occasioni locali di movimenti di persone e nel crearne di nuove, sia nell'organizzare corse di piacere, il che alla fin fine tornerebbe pure a tutto utile del publico servizio. A questo modo anche le strade ferraleferrate verrebbero amministrate come le strade communi, costrutte per appalto a spese dello Stato, e per appalto mantenute in buona condizione.
 
Determinato così il modo più acconcio di costruzione e di esercizio delle ferrovie, resta ora a dire del come procurarsi i mezzi colossali per mandare ad effetto il grandioso piano. Dovrà lo Stato, dovranno le regioni caricare la somma annua bisognevole, aggravando dell’occorrente le imposte ordinarie pei periodo d'anni necessario al completamento della gran rete ed al riscatto delle linee già concesse (giacché la misura dovendo essere generale e radicale, deve comprendere anche le stesse); ovvero dovrà sottoporsi a nuovi prestiti ? e questi dovranno eseguirsi sotto forma di rendita inscrivibile nel gran libro generale del debito publico, senza distinzione dell’altra già inscritta ed emessa per titoli diversi, dovrà avere titoli a parte con separate condizioni di interessi e di ammortizzazione?
 
Io credo bene che l'Italia avrebbe abbastanza vigore interno da poter sopportare la grave spesa annua necessaria a compiere la gran rete in un breve periodo di anni, aumentando proporzionatamente le imposte, senza ricorrere a nuovi prestiti; ma non credo opportuno il disanguarla per questo titolo, benché vitale in questo momento in cui ha duopo di tenersi forte ed organizzarsi militarmente per poter raggiungere al più presto la potente robustezza di una grande nazione. Credo quindi indispensabile il ricorrere alla via dei prestiti, e legare a questa grande opera di rigenerazione i figli e nepoti nostri, destinati ad usufruirne tutti i vantaggi.