Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/70: differenze tra le versioni
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<span class="SAL">70,3</span>pallido e taciturno di Fossalta, il signor Lucilio Vianello, sono i soli che fin d’allora mi rimangono in memoria di quella ciurma semiplebea. Fra i cavalieri, un Partistagno, parente forse di quello del messer Grande; mi sta ancora dinanzi colla sua grande figura ardita e robusta, e un certo altiero riserbo di modi che assai contrastava colla avvinazzata licenza dei più. E fin d’allora mi ricordo aver notato fra costui e il Vianello certi sguardi di sbieco, che non dinotavano esser fra loro molto buon sangue. E tuttavia erano i due che meglio avrebbero dovuto intendersela fra loro, essendo tutto il resto un’egual feccia di spensierati e di furbacchioni. Quando io cominciai ad aver ragione di me stesso e a far istizzire i polli nel cortile di Fratta, l’unico figliuolo maschio del conte era già da un anno a Venezia presso i padri Somaschi ov’era stato educato suo padre: perciò di lui non mi rimane memoria, riguardante quei tempo, se non per qualche scappellotto ch’egli m’avea dato prima dipartire, per farmi provare la sua padronanza; e si che allora io era un bambino che a stento rosicchiava il pane. Il vecchio Martino pigliò fin d’allora le mie difese; e mi sovviene ancora d’una tirata d’orecchie da lui data di soppiatto al padroncino, per la quale questi tirò giù strillando i travi della casa: e Martino n’ebbe dal conte una buona lavata di capo. Fortuna ch’era sordo! |
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Quanto alla Contessa, ella non compariva mai in cucina se non due volte il giorno, nella sua qualità di suprema direttrice delle faccende casalinghe;, la prima il mattino per distribuire la farina, il butirro, la carne e gli altri ingredienti bisognevoli al vitto della giornata; la seconda dopo ultima portata del pranzo a far la parte della servitù delle vivande rimandate dalla mensa padronale, e a riporre il resto in piatti più piccoli per la cena. Ella era una Navagero di Venezia, nobildonna lunga, arcigna e di breve discorso, |
Quanto alla Contessa, ella non compariva mai in cucina se non due volte il giorno, nella sua qualità di suprema direttrice delle faccende casalinghe;, la prima il mattino per distribuire la farina, il butirro, la carne e gli altri ingredienti bisognevoli al vitto della giornata; la seconda dopo ultima portata del pranzo a far la parte della servitù delle vivande rimandate dalla mensa padronale, e a riporre il resto in piatti più piccoli per la cena. Ella era una Navagero di Venezia, nobildonna lunga, arcigna e di breve discorso, |