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In questi tempi, cioè intorno al 1300, dalle officine greche si emettevano se in oro ''perperi'' e ''mezzi'', se in argento ''milliaresi'' e ''caratti'' ed in rame ''stanmini'' o ''folleri''.
In questi tempi, cioè intorno al 1300, dalle officine greche si emettevano se in oro ''perperi'' e ''mezzi'', se in argento ''milliaresi'' e ''caratti'' ed in rame ''stanmini'' o ''folleri''.


I ''perperi'', nelle terre di Ponente, perchè coniati in Bisanzio chiamati ''bisanti'', rappresentavano il soldo d’oro romano, e quantunque sovente di bontà inferiore agli antichi, tuttavia sempre settantadue ne abbisognavano per una libbra, pesando essi un ''saggio'', dei quali per essa 72 ne volevasi, e dividevansi nominalmente in 24 ''caratti''<ref>Della decima Fiorentina. Tomo III. Della mercalnra di Baldacci Pegolotti, trattato scritto sul 1330, pag. 23.</ref>. Essi comunemente trovansi al titolo di caratti 23, ma se ne hanno del sultano d’Iconium eccellenti, che si distinguevano col nome di ''bisanti saracinati''<ref>«Questi pezzi in carta di Genova del 1268 (''Fogliazzo I, fogl.'' 171 e 173) sono valutati lire una genovese, cioè più del fiorino d’oro, che nel 1268 (''idem foglio'' 176) correva per soldi 14. 9 e 14. 4, corso però ben presto aumentato, ché nel 1339 (''idem foglio'' 3) era salito a soldi 25, al qual valore rimase sinché si cessò dal batterne quando si emisero i ducati larghi migliorati, ed il fiorino di soldi 25 conservossi nominalmente sino al secolo XVI.»</ref>. Questa moneta continuavasi dai Greci a battere ancora a tal bontà nel secolo XIV, come consta dall’atto sopracitato del 1311, nel quale leggesi ''perperos'' 5,544 1/2 ''auri bonos ad sagium Sij. quorum''
I ''perperi'', nelle terre di Ponente, perchè coniati in Bisanzio chiamati ''bisanti'', rappresentavano il soldo d’oro romano, e quantunque sovente di bontà inferiore agli antichi, tuttavia sempre settantadue ne abbisognavano per una libbra, pesando essi un ''saggio'', dei quali per essa 72 ne volevasi, e dividevansi nominalmente in 24 ''caratti''<ref>Della decima Fiorentina. Tomo III. Della mercalnra di Baldacci Pegolotti, trattato scritto sul 1330, pag. 23.</ref>. Essi comunemente trovansi al titolo di caratti 23, ma se ne hanno del sultano d’Iconium eccellenti, che si distinguevano col nome di ''bisanti saracinati''<ref>«Questi pezzi in carta di Genova del 1268 (''Fogliazzo I, fogl.'' 171 e 173) sono valutati lire una genovese, cioè più del fiorino d’oro, che nel 1268 (''idem foglio'' 176) correva per soldi 14. 9 e 14. 4, corso però ben presto aumentato, ché nel 1339 (''idem foglio'' 3) era salito a soldi 25, al qual valore rimase sinché si cessò dal batterne quando si emisero i ducati larghi migliorati, ed il fiorino di soldi 25 conservossi nominalmente sino al secolo XVI.»</ref>. Questa moneta continuavasi dai Greci a battere ancora a tal bontà nel secolo XIV, come consta dall’atto sopracitato del 1311, nel quale leggesi ''perperos'' 5,544 1/2 ''auri bonos ad sagium Sij, quorum''